TUCIDIDE.To anthropinon 32.

Commento ai brani tucididei legati dal filo dell'anthropinon( parte 8).

Nelle vicende umane,ricorda Tucidide,compaiono spesso,nella gestione degli stati,la Fortuna ( tyke) e il principio naturale secondo cui il più forte comanda sul più debole.

Riguardo alla fortuna Tucidide,tra gli altri passi,ne parla in V,7,3, dove è un fattore importante nella certezza- che si rivelerà ingannevole-  di Cleone di fronte a Brasida,ad Amfipoli; ne parla in tutto l'episodio di Pilo e di Sfacteria( la cui felice e fortunata conclusione contribuì a creare infondate speranze in Cleone), dove la parola tyke,che significa " caso", compare spesso.

Un esempio di come speranza e fortuna compaiano insieme come preludio a un disastro ,si trova nel brano III,97,2: Demostene,fidando nella tyke si addentra nell'Etolia dove subisce una terribile disfatta. La fortuna è invece favorevole nella vittoria delle navi ateniesi a Naupatto,in II,90-92: solo la presenza fortuita di una nave mercantile al largo consente a Formione di vincere le navi peloponnesiache in numero superiore.

Ma il più della volte la sorte si manifesta in modo negativo,in conformità con la visione piuttosto scura della natura umana e dei fattori che ad essa sono collegati,che emerge dalle pagine di Tucidide.

In I,144,4 Pericle aveva detto che il successo degli Ateniesi contro i Persiani era stato dovuto più alla saggezza che alla fortuna. Lo stesso Pericle era consapevole della possibilità che l'imprevisto ( to paralogon) sconvolgesse i piani degli Ateniesi o dei loro avversari,e in II,61,1  egli rimprovera ai concittadini di essere troppo abbattuti in seguito alla peste,la più grande manifestazione di sfortuna che capitasse alla città.

Nicia,la cui prudenza lo accomunava a Pericle e lo contrapponeva ad Alcibiade,uomo dai desideri e dalle ambizioni smisurate,è visto da Tucidide in V,16,1  come uno che,sia pur molto fortunato,voleva affidarsi il meno possibile alla sorte; e in VI,23,3  Nicia stesso dice,sì, che per avere successo nella spedizione in Sicilia gli Ateniesi devono avere molta fortuna,ma subito dopo asserisce che,nei preparativi, egli vuole fare il minimo affidamento alla fortuna,e quindi assicurarsi una grande quantità di navi,uomini e materiali. Solo quando la situazione sarà molto grave,in VII,61,3, prima della disastrosa e ultima battaglia navale,egli esprimerà la speranza che la sorte sia favorevole.

Nel dialogo dei Meli,gli oratori che affrontano gli Ateniesi si appigliano,tra l'altro,alla fortuna, e per questo sono aspramente criticati da questi ultimi,nelle battute finali del dibattito( V,113).

Ciao ambragiarox.  

 C O N T I N U A.