venerdì 17 aprile 2015

67 La politica Platonis Resp.,l.VI,c.X,496b-497a

"Dunque,Adimanto, il numero dei degni pretendenti alla filosofia è ristrettissimo: forse una natura ben educata, la cui nobiltà sia stata conservata dall'esilio, rimasta fedele a se stessa per mancanza di corruttori; o una grande anima nata in un piccolo Stato, che spregi gli affari della sua città; e forse anche un piccolo numero di persone che giustamente disprezzano il loro mestiere e si volgono ben dotati alla filosofia.

E poi ci può essere il freno che trattiene il nostro amico Teage: tutto ha congiurato a distoglierlo dalla filosofia, ma la sua precaria salute ve lo trattiene, impedendogli di partecipare alla politica.

 Il nostro freno, il segno demonico, non vale la pena di essere citato, perché forse quasi nessun altro uomo l'ha avuto in passato.

Chi faccia parte di questi pochi e abbia gustato la dolcezza e la beatitudine di tale possesso, comprende a fondo la follia del volgo e il fatto che nessun uomo politico,a dire il vero, fa nulla di sensato, e che non esiste alleato con cui salvarsi se si vuole soccorrere la filosofia; ma come un uomo caduto in mezzo alle belve non vuole contribuire ai loro misfatti e, incapace di opporsi a tanti selvaggi, prima di poter giovare alla sua città e agli amici, muore inutile a se stesso e agli altri.

 Tenendo conto di tutto ciò, standosene tranquillo e badando a se stesso, come un uomo che si ripara sotto un muro dalla polvere e dalla pioggia sollevata da un vento di tempesta, vedendo gli altri pieni di illegalità, si accontenta di vivere puro dall' ingiustizia e dall'empietà questa esistenza, e di attendere sereno e benevolo e pieno di speranza la liberazione."


"E andarsene così dalla vita non sarebbe un successo da poco?"esclamò.


"Ma neppure il più grande, se non ha ottenuto il governo che meritava: se infatti lo otterrà, egli diventerà ancora più grande e insieme ai propri interessi salverà la causa comune."



3 commenti:

  1. Tra tutti i motivi eccezionali che potrebbero "fare" un vero filosofo,c'è anche il daimon socratico,l'angelo che accompagna ognuno di noi. Detto che in questa società nessun vero filosofo può contrapporsi alla corruzione politica,ma può cercar solo di vivere onestamente al riparo di belve e tempeste,alla fine del brano Platone non può fare a meno di dire che tale vero filosofo potrebbe esser ancor più meritavole se diventasse un filosofo-re.

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    1. Non ha senso perciò il dibattito che ha percorso il novecento,sul presunto totalitarismo sostenuto nella Repubblica.
      La prospettiva di Platone non è né quella del fascismo,né quella del nazismo,né quella del comunismo;la sua prospettiva,come quella di Aristotele,è delimitata ai confini delle città-stato.
      Poi occorre ricordare che a tutta la costruzione platonica è sotteso come presupposto irrinunciabile,un itinerario pedagogico ed etico di assoluto spessore,senza cui lo stato ideale perderebbe qualsiasi valore.
      A domani,two.

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  2. Finalmente una traduzione che aderisce facilmente e chiaramente al testo greco...

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