domenica 5 aprile 2015

51 A parole.Platonis Resp.l.V,cap.XVII 472c-473b

"Noi studiavamo"ripresi" cosa fosse la giustizia in sé,per avere un modello e se esistesse l'uomo perfettamente giusto e quale fosse, e così per l'ingiustizia e per l'uomo perfettamente ingiusto, affinchè assumendoli come riferimento ,comprendessimo cosa fossero in relazione alla felicità e all'infelicità: allora saremmo stati costretti ad ammettere ,anche riguardo a noi stessi ,che avrebbe avuto la sorte più simile chi fosse stato loro più affine. Ma non avevamo l'intenzione di dimostrare che questo fosse possibile o presente nella realtà."


"In ciò hai ragione"disse.


"Credi che sia meno valido quel pittore ,che dopo aver dipinto il modello dell'uomo più bello e averlo realizzato alla perfezione, sia incapace di dimostrare la possibilità che un tale uomo esista?"


"Io no,per Zeus!"esclamò.


"E allora? Anche noi ,per così dire,non abbiamo elaborato con le nostre parole un modello di stato buono?"


"Certo."


" Credi allora che le nostre parole valgono meno se non saremo capaci di dimostrare che è possibile realizzare quello stato che dicevamo?"


"No certo"rispose.


"Questa è dunque la verità"ripresi."Se tuttavia per farti piacere debbo dimostrare come soprattutto e fino a che punto ciò sia possibile o limitatamente fattibile nella realtà,occorre che tu mi faccia di nuovo le medesime concessioni."


"E quali?"


"E' possibile realizzare qualcosa come la si dice oppure è logico che la realtà si avvicini alla verità meno della parola,malgrado le apparenze?Mi concedi questo oppure no?"


"Te lo concedo"rispose.


"Dunque non pretendere che io debba dimostrare la possibilità di realizzare nei fatti proprio tutto ciò  di cui abbiamo parlato. Ma se potremo scoprire come governare uno Stato nel modo più prossimo alle nostre parole, ti invito ad ammettere che noi avremmo scoperto la possibilità di realizzare tutto ciò come tu pretendevi. Non ti accontenterai di raggiungere questo risultato?Per conto mio ne sarei più che soddisfatto!"


"Anche io!"disse.




5 commenti:

  1. Condizione cui bisogna sottostare per scrivere un'opera come la Repubblica:sapere che la realtà si avvicina alla verità, MENO che la parola. E si deve esser soddisfatti se si riesce a definire a parole la giustizia e lo Stato giusto.

    La tesi di Glaucone,sulla giustizia,è che alcuni sostengono che la virtù è faticosa e il vizio piacevole,e comunque conta più l'apparenza della sostanza: non vale la pena di essere giusti,se non si viene creduti tali.
    Quanto al giudizio degli dei,o essi non esistono,o non si occupano delle cose umane,oppure si possono placare con sacrifici e riti adeguati.

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    1. Di questo avviso sono anche i poeti:Esiodo,Simonide,Museo,Orfeo,perfino Omero mostrano che gli eroi e gli dei stessi praticano la giustizia o l'ingiustizia,a seconda della convenienza.
      Queste parole di Adimanto preparano la grande polemica di Socrate contro i poeti quali fondatori e rappresentanti di una falsa teologia.
      Come dunque sottrarsi a questa confusione corrutrice,se non confrontando la giustizia con l'ingiustizia,dopo aver considerato entrambe nella loro essenza? A domani,two.

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  2. Il primo capoverso del post dice che per Platone,nella realtà non esiste la perfetta giustizia e il perfetto giusto.E che quindi non esiste il felice completo.
    D'altronde non esiste la perfetta ingiustizia e luomo totalmente ingiusto.

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    1. La giustizia nella polis si realizza quando ciascuna delle tre parti in cui è divisa la società (produttori, guerrieri governanti) compie bene il proprio compito.
      Parallelamente, anche all'interno dell'anima ripartita la giustizia si ha quando ogni parte compie bene il proprio compito, realizzando la virtù corrispondente:la temperanza per la parte concupiscente, il coraggio per quella irascibile(timoeides)e la saggezza per la parte razionale .Nella sintesi di queste tre virtù avviene la realizzazione della Giustizia.

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  3. Fronte coronavirus di oggi 27 luglio 2020,tutto calmo,dobbiamo solo fare la spesa.
    A buon proseguire.

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