giovedì 30 aprile 2015

89 I governi.Platonis resp.,lVIII,c.I,543c-544d

"Non è difficile" rispose. 

"Dopo avere parlato dello Stato, più o meno come ora, dicevi che è buono quello simile al tuo, così come l'individuo ad esso conforme, sebbene facessi intendere di essere in grado, a quanto pare, di suggerire uno Stato e un individuo anche  migliori. Comunque aggiungevi che, se questa forma di governo è giusta, le altre sono errate. Hai detto, se ben ricordo, che esistono quattro forme di governo di cui vale la pena di parlare per metterne in luce i difetti, e che ci sono 4 tipi di individui ad esse corrispondenti. Considerando tutti questi individui e confrontandoli, avremmo riconosciuto il migliore e il peggiore e avremmo visto se il migliore fosse il più felice e il peggiore il più infelice,oppure no. E non appena io ti chiesi quali fossero secondo te queste quattro forme di governo, presero la parola Polemarco e Adimanto; e tu sei arrivato a questo punto per rispondere a loro."


"Te ne ricordi con grande esattezza!"dissi.


"Come fanno i lottatori, dammi dunque la stessa presa e sforzati di rispondere a quella mia domanda come stavi per fare allora."


"Se ci riuscirò"esclamai.


"Ad ogni modo," disse " desidero anch'io capire cosa tu intendessi con queste quattro forme di governo."


"Non è difficile. Le 4 forme di cui parlo hanno anche dei nomi: la prima, la più lodata, è quella di Creta e di Sparta; la seconda, tale anche nella approvazione, è detta oligarchica, ed è una forma di governo piena di gravi difetti. Diversa da questa ,ma successiva ,la democrazia ;infine giunge la nobile tirannia, superiore a tutte queste, quarta e suprema malattia di una città. Oppure tu intravedi qualche altra forma di governo che si collochi in una classe ben precisa? Le monarchie ereditarie e i principati che si comprano e altre simili forme rientrano nelle nostre categorie, e si possono trovare fra i barbari non meno che fra i greci."


"Sì, effettivamente sono molte e strane le forme di governo di cui si parla"disse.




mercoledì 29 aprile 2015

88 Riassunto Platonis Resp.l.VIII,c.I,543a-c

" Benissimo. Dunque Glaucone siamo d'accordo che in uno stato governato a regola d'arte devono essere in comune le donne, in comune i figli e l'educazione nel suo complesso, e così pure comuni le occupazioni in pace e in guerra, i migliori nella filosofia e nella guerra devono essere sovrani."


"Sì, siamo d'accordo"rispose.


"E abbiamo anche  riconosciuto che, una volta insediati al potere, i governanti devono guidare i soldati e alloggiarli nelle abitazioni che abbiamo descritto, comuni a tutti, dove nessuno avrà nulla di proprio. E oltre a simili abitazioni abbiamo concordato, se te ne ricordi, le norme secondo le quali essi possono tenere qualcosa per sé."


"Sì certo me ne ricordo:"rispose " pensavamo che nessuno dovesse avere nulla di ciò che ora gli altri hanno,e che, in qualità di atleti della guerra e di custodi, dovessero difendere se stessi e i concittadini ricevendo in compenso il mantenimento annuo da parte degli altri cittadini."


"Esatto!"risposi ."Ma ora che siamo giunti alla fine di questo problema, ricordiamoci da quale punto siamo partiti per tale digressione, e ritorniamo sulla strada di prima."



Nota esplicativa.

       La descrizione dello Stato filosofico e del filosofo rappresenta la digressione rispetto allo scopo supremo dell'indagine: la verifica se la vita dell'uomo giusto sia effettivamente la migliore possibile. Di qui in poi si prenderà in esame,per confronto, l'ingiustizia nelle sue forme individuali e sociali. Questa analisi occuperà il libro ottavo e il libro IX fino a 576 b.




martedì 28 aprile 2015

87 Dialettica III,Platonis Resp.,l.VII,c.XVII,538e-541b

" Ebbene"ripresi " quando si va a chiedere a un uomo così:"Che cosa è il bello" e quando la ragione smentisce la risposta che egli ha dato per averla imparata dal legislatore; quando ,con una confutazione serrata e costante, lo si porta a credere che non è più bello che brutto, e si procede allo stesso modo riguardo al giusto, al bene e a ciò che egli più rispetta, che cosa pensi che farà poi del rispetto e della obbedienza?"


"E' inevitabile"rispose" che il suo rispetto e la sua obbedienza non siano più quelli di prima."


" Quando dunque" ripresi " avrà perso il rispetto per quei valori antichi ma non avrà ancora trovato quelli veri, l'unica guida della sua vita non sarà forse la ricerca di ciò che lo lusinga?"


"Sì, solo questa"rispose.


"E apparirà trasformato in un ribelle, da rispettoso che era della legge,io penso"


"Inevitabilmente."


"Dunque"dissi " la condizione di quelli che della dialettica fanno questo uso non è del tutto prevedibile e, come dicevo prima, assai poco scusabile?"


"E anche compassionevole!"rispose.


"Allora, devi educare con grande cautela alla dialettica i tuoi trentenni, per non esporli a una simile compassione."


"Certo"rispose.


"Ma non è una grande cautela preservarli dalla dialettica finché siano ancora giovani? Credo infatti che tu non abbia dimenticato che i ragazzi, non appena abbiano assaggiato la dialettica, la usano come un gioco per ribattere sempre, imitano i contraddittori ,ed essi stessi contraddicono altri, godendo di colpire e di mordere, come  fanno i cuccioli, chi si avvicina loro."


"E provano un piacere straordinario a fare così!"esclamò.


"Quando dunque confutano molti e da molti vengono confutati, ben presto cadono in una sfiducia acutissima per tutto ciò in cui prima credevano e di conseguenza insieme con essi cade in discredito presso gli altri tutta la filosofia."(che dovrebbe esser basata sulla dialettica)


"Verissimo!"esclamò.


"Ma un uomo più maturo non vorrebbe avere parte in simile follia: egli  vorrà imitare chi voglia discutere e cercare la verità, anzichè giocare e contraddire per divertimento, e sarà egli stesso più equilibrato e renderà la sua professione (se sarà filosofo)più stimata anziché più disprezzabile."


"Giusto!"disse.


"E anche tutto quanto ho detto prima, è stato dettato dalla precauzione di non ammettere alla dialettica il primo venuto privo di doti, bensì solo le nature disciplinate e costanti."


"Così va bene"concluse.


"E' necessaria perciò un'applicazione assidua ed energica, senza fare altro, (per i prescelti a governare)e questo corso sarà il corrispettivo della ginnastica e durerà il doppio?"


"Sei o quattro anni,secondo te?"


"Via, facciamo 5! Poi obbligherai i tuoi discepoli a scendere di nuovo in quella caverna e a trattare le cose di guerra, ad affrontare tutti i compiti dei giovani, affinché la loro esperienza non sia minore di quella altrui. Ma anche in queste occupazioni occorre metterli alla prova per vedere se rimarranno fermi contro ogni tentazione, oppure se traligneranno un poco."


"E a questo scopo quanto tempo assegni?"domandò.


Risposi:"Quindici anni. Arrivati a 50 anni, debbono essere portati alla perfezione quei pochi che si siano segnalati in tutte le attività pratiche e in tutte le scienze. Occorre costringere costoro ad aprire l'occhio dell'anima e a guardare verso l'essere che dà luce a tutto, e dopo aver visto l'essenza del bene e usandola come modello,costringerli  ad essere guida ,a turno ,dello Stato e dei privati cittadini e di se stessi ,per il resto della loro esistenza.

 Essi si dedicheranno per lo più alla filosofia; ma quando giungerà il loro turno, si impegneranno a fondo nelle tempeste della politica e nel governo dello Stato, convinti di compiere non qualcosa di bello ,ma qualcosa di necessario, e così educheranno altri, lasceranno la città ad altri guardiani e infine andranno ad abitare nelle isole dei beati.

 Allora la città consacrera'  loro monumenti e sacrifici pubblici, come a demoni, se la Pizia vorrà, altrimenti come a uomini beati e divini."


"Tu ,Socrate, hai reso questi governanti bellissimi, come fa uno scultore con le sue statue!"


"E anche le governanti,Glaucone!Non credere infatti che le mie parole si riferiscano più agli uomini che alle donne, almeno a quante di loro possiedono le doti indispensabili."
"E' giusto,"disse " se debbono partecipare come abbiamo spiegato a tutte le occupazioni degli uomini."


Ripresi:"Dunque non ammettete che riguardo al governo dello Stato non abbiamo espresso semplici desideri, bensì proposte difficili ma realizzabili? Solo però nel modo in cui si è detto, ossia quando i veri filosofi-molti o uno solo- prenderanno il potere nello Stato e disprezzeranno gli onori attuali ritenendoli meschini e vani e stimeranno invece moltissimo la correttezza e gli onori che ne derivano, e considereranno la giustizia come il valore supremo e indispensabile, e si metteranno al suo servizio per renderla più potente, e organizzeranno il loro stato nel modo conseguente."


"Ossia?"domandò.


"Manderanno in campagna tutti i cittadini al di sopra dei 10 anni, terranno i loro figli lontani dalle attuali abitudini dei genitori, li educheranno alle loro usanze e alle loro leggi, che saranno  quali noi abbiamo proposto sopra. Così il nostro stato diverrà prospero nel modo più rapido e facile, e il popolo che l'avrà visto nascere ne trarrà il massimo guadagno."


"Certo;"disse " e mi sembra che tu Socrate sia stato preciso nella spiegazione di come si possa realizzare, se mai ciò accadesse."


"Ora basta,dunque, con i discorsi su questo tipo di Stato e sull' individuo ad esso conforme. Le nostre parole ormai hanno reso chiaro come deve essere costui."


"Sì è chiaro"disse"e,come tu dici, la questione mi sembra esaurita."



86 I giovani.Platonis resp.l.VII,c.XVI,537d-538a

"Perciò" ripresi" l'aritmetica, la geometria e tutti i presupposti culturali della dialettica vanno studiati fin dall'infanzia, senza però conferire all'insegnamento una forma costrittiva."


"E perche?"


"Perché" risposi " l'uomo libero non deve imparare nulla per costrizione. Infatti le fatiche fisiche non danneggiano affatto il corpo anche se affrontate per forza, ma ciò che si fa entrare a forza nell'anima non vi rimane a lungo."


"E' vero"disse.


"Dunque" ripresi " carissimo, non educare a forza i fanciulli negli studi, ma educali attraverso il gioco: così saprai discernere ancora meglio le inclinazioni di ognuno."


"Le tue parole mi sembrano sensate"approvò.


"Non ricordi"soggiunsi " che secondo noi anche in guerra occorreva condurre i fanciulli come osservatori a cavallo, e in caso di sicurezza farli avvicinare a gustare il sangue come cagnolini?"


"Me ne ricordo"rispose.


"In tutte queste fatiche e discipline e rischi"dissi " chi appaia il più pronto deve essere messo in un gruppo speciale."


"A quale eta'?"chiese.


" Subito dopo avere concluso i corsi obbligatori di ginnastica. Infatti durante questo periodo di due o tre anni è impossibile fare altro: la stanchezza e il sonno non si conciliano con lo studio. E questi corsi sono di per se stessi una prova non trascurabile delle capacità di ognuno nella ginnastica."


"Senz'altro"disse.


Ripresi:"Poi si farà una scelta fra i ventenni, e questi otterranno distinzioni speciali. E occorre riproporre loro ciò che avranno già imparato confusamente da fanciulli secondo una visione complessiva, che mostri l'affinità reciproca delle discipline e la natura dell'essere."


Disse:"Certo questa è l'unica istruzione sicura per quelli che l'avranno acquisita."


"Ed è anche la prova migliore per riconoscere chi ha predisposizioni dialettiche e chi no: è infatti un dialettico solo colui che raggiunge una visione complessiva."


"Sono d'accordo"disse.


"Occorrerà dunque che tu faccia questo esame, individuando i migliori e più costanti nello studio, nella guerra e nelle altre attività prescritte dalla legge. Poi, quando avranno raggiunto i 30 anni, tu li sceglierai per onori ancora più importanti, saggiando ,grazie alla dialettica ,chi sia capace di giungere alla verità e all'essere senza l'aiuto della vista e degli altri sensi. Ma a questo punto occorre stare molto attenti amico mio."


"Perché mai?"domandò.


"Non capisci" dissi " quanto sia difettoso il metodo dialettico attuale?"


"In che senso?"chiese.


"E' pieno di confusione"risposi.


"Questo è vero"assenti'.


" Dunque non ti pare che chi se ne occupa si trovi in una condizione imbarazzante e sia degno di compassione?"


"Perche' mai?"chiese.


"E' come se un bambino illegittimo fosse allevato fra grandi ricchezze, in una famiglia illustre e potente, circondato da adulatori. Una volta divenuto adulto, si rende conto che i suoi genitori non sono quelli che credeva, ma quelli veri non li trova. Sei in grado di indovinare come si comporterà con gli adulatori e con i suoi pretesi genitori prima e dopo aver saputo di essere stato adottato? Vuoi conoscere il mio pensiero?"


"Certo che lo voglio!"esclamò.




85 A chi.Platonis Resp.exc. l.VII,c.XV,535e-536c

" Ti resta dunque da precisare" dissi " a chi e in che modo assegneremo queste discipline."(geometria,aritmetica,stereometria,astronomia,dialettica).


"E' chiaro"rispose.


"Ti ricordi quali governanti abbiamo scelto per primi?"domandai.


"Come no!"rispose.


"Ebbene: convinciti che anche sotto tutti gli altri aspetti occorre scegliere persone come quelle: le più salde, le più coraggiose e, se possibile, le più belle. Inoltre occorre cercare non solo le persone nobili e virili, ma anche quelle adatte a un'educazione di questo tipo."


"Che cosa intendi dire?"


"Occorre che esse abbiano una mente agile e mai stanca di imparare, perché negli studi difficili ci si stanca molto più che negli esercizi ginnici, e la fatica è tanto più logorante quanto meno viene condivisa dal corpo."


"Questo è vero!"


"E occorre cercare una persona ricca di memoria, costante e molto amante della fatica: in caso contrario, chi pensi che vorrebbe sottoporsi a uno sforzo fisico per condurre a termine uno studio tanto laborioso?"


"Nessuno,"rispose " a meno che non sia davvero eccezionalmente dotato."


Ripresi:"Dunque l'errore attuale, che ha attirato l'infamia sulla filosofia, come dicevo prima, è dovuto al fatto che non se ne occupano persone degne: gente nobile, non bastardi, dovrebbero occuparsene!"


"In che senso?"chiese.


Risposi"In primo luogo chi voglia occuparsene non deve essere zoppo alla fatica, a metà laborioso e a metà pigro. E così accade quando si amano gli esercizi ginnici e la caccia e tutte le attività fisiche, ma non si desidera studiare, ascoltare e fare delle ricerche, e in tutto ciò si aborre dalla fatica. Ma è zoppo anche chi ha orientato la sua laboriosità nella direzione opposta."


"Ciò che dici è verissimo!"esclamò.


"Dunque anche in relazione alla verità, non considereremo storpia allo stesso modo l'anima che odia la menzogna volontaria e non la tollera in se stessa e si indigna delle menzogne altrui, ma poi ammette facilmente quella involontaria e non si irrita se viene colta in fallo di ignoranza, anzi si contamina nell'ignoranza come un maiale si voltola nel fango?"


"E' proprio vero!"disse.


"E riguardo alla temperanza,"soggiunsi " al coraggio, alla magnanimità (VIRTÙ CARDINALI NECESSARIAMENTE RICHIESTE A FILOSOFI E GUARDIANI)e a tutte le altre virtù occorre distinguere non meno attentamente il bastardo dal nobile. L'individuo e la città che non sanno indagare e comprendere simili cose, inconsapevolmente si servono in qualsiasi cosa di zoppi e bastardi: degli uni come amici e degli altri come governanti".


"E' proprio così"disse.


"Noi invece dobbiamo prestare attenzione a tutto ciò. Se per una tale educazione e un tale esercizio prenderemo uomini ben fatti nel corpo e nello spirito, la giustizia(VIRTÙ CHE ARMONIZZA LE ALTRE TRE) stessa non ci biasimera', e noi salveremo la città e il governo. Faremo però il contrario se sottoporremo a queste discipline gente estranea, e getteremo sulla filosofia un discredito ancora maggiore di quello attuale."


"E sarebbe una vergogna!"esclamò.


Risposi:"Proprio così. Ma ora mi trovo in una situazione imbarazzante."


"E quale?"domandò.


Risposi:"Mi sono dimenticato che stavamo scherzando, e mi sono messo a parlare con eccessiva serietà. Mentre parlavo, guardai verso la filosofia e credo di essermi adirato vedendola ingiustamente offesa e, quasi incollerito con i colpevoli, ho detto ciò che ho detto con eccessiva serietà."


"No,per Zeus,almeno per un ascoltatore come me!"


"E così penso anch'io che ho parlato"dissi ."Comunque non dimentichiamo che dapprima abbiamo scelto persone anziane, ma ora ciò non sarà più possibile. Infatti non si deve credere a Solone che invecchiando si possa imparare molto, anzi sarebbe peggio che imparare a correre: tutte le fatiche intense e molteplici spettano ai giovani."


"E' inevitabile che sia così!"disse.




lunedì 27 aprile 2015

84 Dialettica parte seconda.Platonis Resp.exc.l.VII,c.XIV,533d-535a

"Dunque"soggiunsi" solo il metodo dialettico procede in questa direzione, accantonando le ipotesi, verso il principio stesso, per trovare la propria giustificazione; e davvero estrae a poco a poco l'occhio dell'anima dal fango barbarico in cui era sepolto e lo dirige verso l'alto, servendosi delle arti che abbiamo citato,come aiutanti e accompagnatrici. Spesso per abitudine le abbiamo chiamate scienze, ma si addice loro un altro nome, piu'chiaro certamente di "opinione",ma più oscuro di "scienza". Sopra, da qualche parte, abbiamo parlato di "pensiero discorsivo". Ma credo che non valga la pena di contendere sui nomi, a proposito di argomenti tanto importanti quanto i nostri."


"No certo"rispose.


"Ci basterà dunque quel nome che indichi con chiarezza il nostro pensiero."


"Si'"rispose.


Dissi:" Dunque continueremo come prima a chiamare scienza la prima parte, pensiero discorsivo la seconda, assenso la terza e congettura la quarta. Queste ultime due insieme le chiameremo opinione, le prime due pensiero. L'opinione riguarda il divenire, il pensiero concerne l'essenza. E l'essenza sta al divenire come il pensiero sta all'opinione; ciò che è il pensiero rispetto all'opinione, lo è pure la scienza rispetto all' assenso e il pensiero rispetto alla congettura. E per non moltiplicare la nostra discussione ancor più di prima, lasciamo perdere,Glaucone, il fondamento della corrispondenza e della divisione in due parti di ciascun ambito, di quello dell' opinione e di quello intellegibile."


"Io sono d'accordo, per quel poco che posso capire."


"Dunque tu consideri dialettico quel discorso che colga l'essenza di ogni cosa? Mentre quello che ne sia incapace, tanto meno apparterrà alla sfera del pensiero quanto meno  potrà darne conto a se stesso e agli altri?"


"E come potrei considerarlo altrimenti?"chiese.



A questo punto(siamo  a 534b)la traduzione dal greco è difficile e quella del Lozza non soddisfa. Ho proposto la mia,poi quella del Lozza,poi quella per i tipi della UTET, e, a piè pagina (cosa più importante)il testo greco.

534 b e seguenti(fino a 535a).



"E non è così anche riguardo al bene? Non potrai affermare che conosca l'essenza del bene e tutto ciò che è buono chi sia incapace di definire razionalmente l'idea del bene distinguendola da ogni altra; chi conosce l'idea del bene, passando attraverso la guerra di tutte le obiezioni, deve invece esser capace  di confutarle non secondo l'opinione ,ma secondo la verità dell'essere. 

Chi è incapace di definire l'idea del bene, se raggiunge un 'apparenza del bene, ci  arriva con l'opinione anziché con la scienza, e la sua vita attuale è un sonno pieno di sogni da cui non si desta in questo mondo, perché prima va nell'Ade a dormire completamente."


"Sì per Zeus, sono pronto a confermare tutto ciò!"rispose.


"Ma se tu dovessi un giorno allevare davvero quei figli che ora allevi ed educhi teoricamente, non credo che li lasceresti ,privi della ragione come le linee irrazionali(1), comandare in città come arbitri delle cariche supreme."


"Certamente no"ammise.


"Dunque imporrai loro per legge di acquisire quell' educazione che li renda capaci di sostenere le discussioni dialettiche?"


"Sì lo farò, ma con il tuo aiuto"rispose.


" Ti sembra dunque che la dialettica sia per noi il coronamento delle altre scienze e che non si possa collocarne correttamente alcun'altra più in alto, anzi essa sia al loro vertice?"


"Io credo di sì"rispose.


(1) Linee irrazionali erano quelle che rappresentavano l'incommensurabilità della diagonale e del lato del quadrato.E i matematici greci rappresentavano le grandezze irrazionali attraverso un sistema di linee irrazionali.



                                                                       *************                ***************

Ecco la traduzione del Lozza per la Mondadori,di 534b e segg..

"E non cosi' anche riguardo al Bene? Non potrai affermare che conosca l'essenza del Bene e tutto ciò che è buono chi sia incapace di definire razionalmente l'idea del Bene distinguendola da ogni altra e passando attraverso la guerra di tutte le obiezioni,pronto a confutarle non secondo l'opinione ,ma secondo la verità dell'essere. Un uomo simile,se raggiunge un'apparenza del bene,ci arriva con l'opinione anziché con la scienza,e la sua vita attuale è un sonno pieno di sogni da cui non si desta in questo mondo,perché prima va nell'Ade a dormire completamente."


Ecco la traduzione per i tipi della utet.di 534b e segg .



E chiamerai dialettico colui che afferma la ragion d'essere di ciascuna cosa? E chi non vi riesce,in quanto sia incapace di renderne ragione a se' e agli altri,per questo non dirai che non ha intelligenza? 

 E perché non lo dovrei,disse. 

Lo stesso si ripeta per il Bene: chi non sappia mentalmente discorrendo definire l'idea del Bene,distinguendola da tutte le altre,e come in battaglia,passando attraverso tutte le prove,desideroso di fondare la sua prova non sulla opinione,ma su ciò che veramente è, non riesca a superare tutte queste difficoltà con ferrea logica,tu puoi dire che uno che si trova in simile condizione,non solo non conosce quello che sia il bene in sé, ma nulla che possa essere buono,e se anche affetti una qualche ombra di bene,l'apprende con l'opinione,non con la scienza,e questa sua vita egli passa sognando,prima che riesca a svegliarsi su questa terra,perché scendendo più presto nell'Ade,finirà col dormire per sempre.



Devo dire che entrambe (quelle del Lozza e della UTET)non soddisfano come quella  da me tentata ed esposta più sopra,di cui mi assumo la paternità'.





 

83 Dialettica,parte prima.Platonis Resp.exc. l.VII c.XIII531d-533c

Dissi:"Io credo che lo studio di tutte queste discipline da noi passate in rassegna possa dare un contributo al nostro scopo e non sia un lavoro inutile se si giunge a comprendere l'affinità strettissima che regna fra esse; altrimenti no."


"Così penso anch'io!"esclamò." ma il compito di cui parli,Socrate, è assai impegnativo."


"Intendi quello preliminare, o quale altro?"chiesi. "Non sappiamo forse che questo è solo il preludio della melodia stessa che occorre imparare? Perché certo tu non credi che quelli che conoscono tali discipline siano esperti di dialettica."


"No ,per Zeus,"rispose " tranne pochissimi di quelli che ho incontrato."


"Ma allora"soggiunsi" chi non è in grado di sostenere un dibattito saprà mai qualcosa di ciò che secondo noi occorre sapere?"


"No,neppure costui"rispose.


"Dunque,Glaucone, non è questa l'essenza della melodia eseguita dalla dialettica? Sebbene essa sia puramente intellegibile, viene imitata dalla Facoltà della vista,quando,come dicevamo, si sforza di contemplare gli esseri e gli astri e perfino il sole nella loro essenza. Così anche la dialettica, quando tenta di giungere senza l'aiuto dei sensi ma con il puro ragionamento all'essenza di ogni cosa, e non ci rinuncia prima di avere compreso con il pensiero puro l'essenza del bene, giunge ai confini del mondo intellegibile come la vista giunge ai limiti del mondo visibile."


"E' così"disse.


"E a questo procedimento non dai il nome di dialettica?"


"Certo."


Ripresi"La liberazione dai ceppi ,la conversione dalle ombre alle immagini e alla luce che le proietta; l'ascesa dalla caverna sotterranea verso il sole, e là l'incapacità persistente di guardare gli animali, le piante e la luce del sole, le loro immagini divine riflesse nei corsi d'acqua, le ombre degli esseri reali, non delle immagini proiettate da un'altra luce che è essa stessa l'immagine del sole: ecco gli effetti dello studio delle altre arti da noi passate in rassegna. Esso infatti eleva la parte migliore dell'anima verso la contemplazione della parte migliore dell'essere, appunto come poco fa abbiamo visto il più acuto dei sensi corporei elevarsi verso l'oggetto più luminoso del mondo materiale e visibile."


"Io"disse" posso accettare questa affermazione. Eppure mi sembra veramente difficile ammetterla. D'altro canto mi pare anche difficile rifiutarla. Comunque non dovremo parlarne solo ora, ma ritornarci sopra più volte anche in seguito: perciò supponiamo per il momento che le cose stiano come diciamo. Ritorniamo però alla melodia stessa, e spieghiamola come abbiamo fatto per il preludio. Dimmi dunque quale sia il metodo della dialettica, in quali forme si suddivida e quali percorsi segue: infatti soltanto per quella strada si giunge al termine del viaggio, là dove poi ci si può riposare."


"Quanto a me, l'entusiasmo non mi abbandona; ma tu,caro Glaucone, saresti ancora in grado di seguirmi? A mio parere allora non vedresti neppure più l'immagine di ciò che diciamo, bensì la verità stessa, almeno quale a me pare che sia. Se poi sia proprio questa oppure no, è un altro discorso; ma si può dimostrare che si giunge a vedere qualcosa di simile. Tu non credi?"


"Certo."


"E si può anche dimostrare che la dialettica sola è capace di svelarlo a un esperto delle discipline che abbiamo passato in rassegna, mentre ciò risulta impossibile per alcun'altra VIA?"


"Sì, vale la pena di affermare anche questo."


"Allora nessuno ci contraddira' se affermeremo che non c'è altra via per comprendere l'essenza di ogni cosa. Invece tutte le altre arti riguardano le opinioni e i desideri umani, oppure la produzione e la fabbricazione o la conservazione dei prodotti naturali e artificiali. Le altre discipline di cui abbiamo parlato- la geometria e quelle ad essa affini- comprendono qualcosa dell'essere, ma sembra quasi che sonnecchino, sono incapaci di vederlo in stato di veglia, finché mantengono immutabili le ipotesi di cui si servono senza potere spiegarle. Chi infatti si fonda su principi che non conosce, e nei passaggi intermedi e nelle conclusioni mette insieme ciò che ignora, come può trasformare in scienza un simile agglomerato?"


"E' davvero impossibile!"rispose.


82 Altro.Platonis Resp.,l.VII c.XII 530d-531c

"Ora"soggiunsi "sei in grado di ricordare un'altra scienza utile per noi?"


"No" rispose "almeno al momento."


"Eppure il movimento, io credo, è di parecchi tipi, non di uno solo. Forse un sapiente potrà  enumerarli tutti; ma quelli evidenti anche per noi sono due."


"E quali?"


"Quello che ho già detto e il suo corrispondente."


"Ossia?"


Ripresi:"Forse come gli occhi sono destinati all'astronomia, così le orecchie sono destinate al moto armonico, e l'astronomia e la musica sono sorelle, come dicono i pitagorici, con i quali anche noi,Glaucone, siamo d'accordo. Oppure no?"


"Sì"rispose.


Dissi"Dunque data l'importanza della questione, chiederemo loro un parere su cio' e su altre cose ancora. Tuttavia noi conserveremo la nostra opinione."


"E quale?"


"Che i nostri allievi non debbano accingersi a studiare qualcosa di imperfetto e tale da non arrivare là dove sempre debbono giungere tutte le nostre speranze, come abbiamo appena detto a proposito dell'astronomia. O non sai forse che anche dell'armonia si fa un uso analogo? Che sforzo inutile quello di misurare le consonanze udibili e i rapporti fra i suoni!"


"Sì, per gli dei,e anche ridicolo: questa gente parla di toni interi e tende le orecchie come per ascoltare un vicino di casa. Alcuni sostengono di sentire fra due suoni un suono intermedio, e questo sarebbe l'intervallo più piccolo con cui occorre misurare tutti gli altri. I loro avversari ribattono invece che questo suono è simile agli altri due. Comunque entrambi antepongono l'orecchio al pensiero."


Dissi:"Tu parli di quelle brave persone che tormentano e saggiano le corde degli strumenti torcendole con i bischeri . E non voglio dilungarmi a ricordare i colpi di plettro, le ingiurie quando le corde non danno suono o risultano crescenti: mi fermo qui e dico che non intendo parlare di loro, bensì di quelli che poco fa mi proponevo di interrogare sull'armonia. Essi infatti si comportano come gli astronomi: cercano i rapporti numerici nelle consonanze udibili, ma non si spingono fino ai problemi, ossia fino all' analisi di quali accordi siano consonanti e quali no, e da che cosa derivi tale differenza."


"E' straordinario il compito di cui tu parli!"esclamò.


Utile però"risposi" alla ricerca del bello e del bene,  e vano se si studia in altro modo."


"Forse è vero"disse.




sabato 25 aprile 2015

81 ter Platonis Resp.,note al post 81.

Le difficoltà riguardo alla traduzione del testo del post 81,possono ancora sorgere da Dedalo in poi. Proviamo allora a tradurre alla lettera il testo greco.


529e-530b:


Socrate.   Riterra' infatti chi è esperto di geometria, vedendo tali cose, che abbiano un aspetto bellissimo a causa della loro realizzazione(apergasia), ma riterrebbe risibile saggiarle con cura per cogliere in esse la verità delle cose uguali o doppie ,o la verità di qualche altra simmetria.


Glaucone.E come non si accingerebbe a essere ridicolo?


Socrate. E non credi che chi è veramente un astronomo  avrà lo stesso convincimento( peisestai in greco è infinito futuro di peizo=credo,e di Pasco=ho una sensazione) guardando le rivoluzioni degli astri? Non credi  dunque che riterrà che colui che è stato capace di concepire queste bellissime opere, allo stesso modo avrà realizzato con il Demiurgo del cielo, il  cielo stesso e le cose che in esso sono. La simmetria della notte col giorno, e di essi con i mesi, e dei mesi con gli anni e la simmetria degli altri astri riguardo a queste cose tra di loro, non pensi le riterrà fuor di luogo colui che capisce che queste cose sono sempre così e per niente mutano in nulla, pur essendo materiali e visibili, e  non pensi che riterra' fuori luogo cercare in ogni modo di cogliere la verità solo in esse( e non al di sopra di esse con l'occhio dell'intelligenza)?


Delle tre ,penso sia migliore la traduzione di 81 bis....... Però sto brano 81 è veramente.......Ma magari qualcuno ci fornirà la versione migliore.L'importante è capire che lo studio vero ci mette di fronte ai nostri limiti.




81bis Arduo Platonis Resp.,lVII v.prec.81

Ancora una volta,ripropongo un'altra traduzione per il passo già tradotto in 81,perché si abbia contezza della probabilità che il traduttore tradisca l'autore tradotto.

Nel post 81ter si offrirà un'altra versione aderentissima al testo greco.

L'ideale sarebbe (ed è sempre) saper leggere l'originale,senza mediazioni,così nessuno "ce la può raccontare."



Traduzione di M.Bonotto a confronto con la precedente del Lozza per i tipi della Mondadori,a cui peraltro si rifanno tutti i brani proposti per Repubblica su Lemarancio.


Glaucone. Hai ragione a riprendermi: non ho se non quello che merito. Ma dimmi quel che biasimi nella maniera in cui si studia l'astronomia, e qual cambiamento converrebbe apportarvi per renderla utile al nostro scopo di fondatori dello Stato.

Socrate. Te lo dico. Che si ammiri pure la beltà e l'Ordine degli astri di cui il cielo è ornato; ma poiché essi in definitiva sono oggetti sensibili, voglio che si mettano assai di sotto agli astri veri e alle relazioni che mantengono tra loro la velocità e la lentezza vere, dando il moto a questi astri e al mondo tutto, secondo il vero numero e le vere figure.



Aperta parentesi: questi astri veri e questi astri intellegibili sono,secondo Platone, le idee che hanno guidato il Demiurgo a fare quel che  che noi vediamo in cielo con gli occhi. Perciò la vista degli astri collocati in cielo ci deve innalzare alla contemplazione delle idee che ne sono i modelli. Poi è agevole passare alla cognizione del Supremo bene, autore di tutto ciò che esiste nei due mondi, il visibile e l' intellegibile. Chiusa parentesi.


Ora tutte queste cose sfuggono alla vista e non si possono raggiungere che con l'intelletto e col pensiero. Lo credi o no?

Glaucone.Credo.  

Socrate. Voglio che lo spettacolo che ci offre il cielo fisico, ci serva in qualità di esemplare per meglio conoscere gli astri intellegibili, e che vedendoli con la mente, si faccia quel che farebbe un valente geometra (o critico d'arte,ndr)guardando alcune figure piane o in rilievo, lavorate da Dedalo o dipinte per mano di un grande pittore. 

Considerandole, non potrebbe trattenersi dal ritenerle rare produzioni artistiche; ma crederebbe allo stesso tempo che sarebbe ridicolo studiarle con attenzione, con la speranza di scoprire, come  verità, perché o hanno misure uguali, o corrispondono a una meta', o a qualsiasi altro criterio numerico.  

Glaucone. Sarebbe una cosa veramente riduttiva.

  Socrate. Il vero astronomo non la pensera' allo stesso modo ,nel guardare le rivoluzioni dei corpi celesti?

Al contrario crederà ,senza dubbio, che il Creatore del cielo abbia dato alla sua opera tutta la bellezza di cui era capace; ma non sei persuaso che egli astronomo prenderà per una stravaganza immaginare che la relazione giorno notte, giorno mese, mese anno, le rivoluzioni degli astri paragonate tra loro e a quella del sole, siano sempre le stesse, e che mai cambiano benché questi altri siano materiali e visibili, e di cercare in ogni maniera di scoprire in tutto ciò quel che è veramente vero?

Glaucone.Sì è così. 

Socrate.Ci serviremo dunque degli astri nello studio dell' astronomia, come ci si serve in geometria delle figure ideali,delineate su carta, senza fermarci a quel che succede nel cielo, se vogliamo diventare veri astronomi e avere un vero utile dalla parte intelligente della nostra anima, che senza di questo ci sarà inutile. 

 Glaucone. Così l'astronomia è veramente difficile!

Socrate. Faremo uso dello stesso metodo anche per le altre scienze: altrimenti di quale vantaggio sarebbero per le nostre leggi?





venerdì 24 aprile 2015

81Arduo Platonis Respublica ,l.VII,cXI,529c-530a

"Ho quello che mi merito, e tu hai ragione di rimproverarmi. Ma perché hai affermato che occorre studiare l'astronomia in modo diverso da ora, se questo studio deve risultare utile al nostro scopo?"


Dissi:"Mi spiego. Questi ornamenti del cielo si possono senz'altro ritenere i più belli e i più esatti  ,come ornamenti belli ed artistici trapunti in una stoffa visibile, eppure sono molto inferiori a quelli veri, secondo i quali la vera velocità e la vera lentezza si muovono in relazione reciproca e muovono gli oggetti che contengono rispettando il vero numero e tutte le vere figure; ma questi ultimi si possono cogliere solo con la ragione e il pensiero, non credo con gli occhi. Tu non credi?"


"Sì"rispose.


"Dunque"soggiunsi" occorre servirsi del ricamo celeste come di uno stimolo per apprendere i fenomeni invisibili. Supponiamo che vengano scoperti pregevolissimi disegni fatti da Dedalo o da un altro grande artista; un esperto di geometria, se li vedesse, giudicherebbe squisita la loro fattura, ma gli sembrerebbe assurdo studiarli seriamente con l'intenzione di cogliere in essi l'uguale, il doppio o qualche altro rapporto numerico."


"Sì certo, sarebbe assurdo"rispose.


"E non credi che un vero astronomo penserebbe la stessa cosa guardando i moti degli astri? Egli li dovrà' ritenere opera del creatore del cielo e degli astri, che ha infuso loro tutta la bellezza possibile. Ma non pensi che allora, secondo lui, sarà assurdo considerare il rapporto della notte con il giorno, e fra questo e il mese, e fra il mese e l'anno, e quello degli astri con questi e fra loro ,come entità immutabili, sebbene corporee e  visibili? Non sarà altrettanto assurdo ,secondo lui, cercare ad ogni costo di comprendere  la  verità non trascendendo questi oggetti celesti visibili?"


"Ad ascoltare queste tue parole sembra così anche a me!"rispose.


"Studiamo dunque la geometria e l'astronomia per arrivare alla comprensione dell'essenza, e lasciamo perdere i fenomeni celesti, se davvero vogliamo occuparci di astronomia così da far uso della parte naturalmente intelligente dell'anima, che prima era inutilizzata."


"Certo tu imponi all'astronomia una funzione molto più ardua di quella attuale!"esclamò.


"E credo che, se vorremo essere buoni legislatori, faremo così anche per le altre scienze."




80 La ricerca.Platonis Resp.,lVII,c.X,528b-529c

"La stereometria non è stata ancora fondata come scienza:nessuno Stato la apprezza, le ricerche languono perché sono difficili, e gli studiosi hanno bisogno di una guida, altrimenti non possono scoprire nulla; e questa guida si trova difficilmente, e se anche ci fosse, ora gli studiosi di questa disciplina sarebbero troppo presuntuosi per seguirla. Se invece lo Stato intero collaborasse con questa guida premiando le sue ricerche, tali persone si mostrerebbero docili, e si vedrebbero i risultati di ricerche condotte in maniera costante ed energica. Infatti perfino ora, sebbene siano ricerche perlopiù disprezzate e osteggiate e condotte da chi non si rende nemmeno conto della loro utilità, tuttavia malgrado tutto, il loro fascino le fa fiorire, e il loro costante sviluppo non è affatto sorprendente."


"Certo"disse" le ricerche di stereometria esercitano una straordinaria attrattiva. Ma chiarisci meglio il tuo pensiero. Hai definito geometria lo studio delle figure piane."


"Sì"risposi.


"Poi subito dopo hai collocato l'astronomia; infine sei ritornato indietro."


"Avevo troppa fretta di spiegare tutto quanto,"dissi " e ora invece sono in ritardo! Infatti subito dopo la geometria viene la scienza che studia la dimensione della profondità(stereometria). Ma poiché essa è ancora in una fase irrilevante di ricerca, l'ho saltata, e dopo la geometria ho chiamato in causa l'astronomia, che si occupa dei solidi in movimento."


"Hai ragione"disse.


"Consideriamo perciò l'astronomia al quarto posto fra le scienze(dopo aritmetica,geometria,stereometria), tenendo conto di quella che ora saltiamo(la stereometria): forse un giorno vorrà occuparsene lo Stato."


Disse:"Così va bene. Ma prima,Socrate, mi hai rimproverato di lodare l'astronomia in maniera ovvia(perché parlavo di stagioni e di bellezza del cielo stellato): ora dunque la lodero' nel modo che vuoi tu. Mi sembra infatti chiaro per tutti che essa obbliga l'anima a guardare verso l'alto e la distoglie dalle cose di quaggiù."


"Forse è chiaro per tutti ma non per me: io infatti la penso diversamente."


"E come,allora?"domandò.


"Se è come la intendono quelli che la considerano una filosofia, mi sembra che l'astronomia faccia guardare veramente in basso!"


"Ma che dici?"


"Io credo"soggiunsi" che il tuo modo di intendere lo studio delle cose che stanno in alto non sia affatto volgare! Forse infatti, se un uomo sollevasse il capo per guardare un poco le decorazioni di un soffitto, tu penseresti che egli le guardi con il pensiero non con gli occhi. Può darsi che tu abbia ragione e io sia uno sciocco. Ma  io credo che l'anima sia spinta a guardare in alto solo dalla scienza dell'essere che e'  invisibile. Chi invece si mette a studiare un oggetto sensibile, sia che alzi la testa sia che la abbassi, secondo me non conosce nulla, perché di simili cose non esiste scienza; e la sua anima non guarda in alto o in basso, anche se studiasse  stando sulla schiena, disteso sulla terra o nuotando in mare!"





giovedì 23 aprile 2015

79 Astronomia Platonis Resp., l.VII,c.X 527d-528b

"E dopo l'aritmetica e la geometria renderemo obbligatorio lo studio dell'astronomia? Oppure non sei d'accordo?"


Rispose:"Sono d'accordo. Essere più attenti alle stagioni, ai mesi e agli anni è utile non solo all'agricoltura e alla navigazione, ma anche e non meno alla strategia."


Dissi:"Mi fai ridere, perché mi sembra che tu tema di dare l'impressione ,alla gente, di prescrivere discipline inutili! Invece è molto importante, ma difficile, credere che grazie a queste discipline si purifica e si ravviva in ciascuno di noi un organo dell'anima già rovinato e accecato dalle altre occupazioni, che pure meriterebbe di venire salvato più di un infinito numero di occhi: perché solo con questo organo si contempla la verità. Perciò chi la pensa come te ti approverà senza esitare, mentre gli ignoranti probabilmente penseranno in ogni caso che tu dica sciocchezze: perché non scorgono nessuna altra utilità se non quella pratica. Pensaci bene allora: a chi dei due tu parli? Forse a nessuno dei due e solo per te stesso? Comunque non invidiare a nessuno l'utilità che ne potrà ricavare."


"Sì,"disse" preferisco parlare con domande e risposte solo per me stesso."


"Dunque ritorniamo indietro d'un un passo, perché poco fa non abbiamo compreso correttamente la scienza successiva alla geometria."


"In che senso?"domandò.


"Dopo le figure piane (studio della geometria)"dissi" abbiamo preso in considerazione i solidi in movimento(astronomia) prima di comprenderne la natura. Ma sarebbe  stato invece corretto studiare  prima la terza dimensione(stereometria) subito dopo la seconda(geometria): essa è quella che concerne i cubi e gli oggetti che possiedono una profondità."


"Sì è vero ,Socrate,"rispose" ma sembra che una simile scienza non sia ancora stata inventata."

Continua....





78 La geometria Platonis Resp. l.VII,c.IX 526d-527c

"Questa(l'aritmetica) sia dunque la prima disciplina da noi imposta. Ora vediamo se faccia al nostro caso un'altra scienza, che dipende dalla prima."


"E quale?. Intendi forse parlare della geometria?"


"Appunto"risposi.


"Per la guerra"disse" è senz'altro utile: infatti passa molta differenza fra l'essere esperto di geometria oppure no, allo scopo di stabilire la posizione di un accampamento, prendere una postazione, serrare e allargare i ranghi ed eseguire tutte le altre manovre in battaglia e in marcia."


"Ma a questo scopo"obiettai" basta una piccola parte della geometria e dell'aritmetica. Invece occorre esaminare se la loro parte maggiore e più alta dia qualche contributo a rendere più facile la contemplazione dell'idea del bene. E diciamo che ad essa tendono tutte le discipline da cui lo spirito è costretto a volgersi verso la sede del più beato fra gli esseri, che occorre assolutamente contemplare."


"Hai ragione"disse.


"Dunque se la geometria costringe a contemplare l'essere in sé, è utile, altrimenti no."


"D'accordo!"


"Chi sia anche solo un poco esperto di geometria non potrà negare che questa scienza è tutto il contrario di come la intendono quelli che se ne servono."


"In che senso?"chiese.


"Costoro ne parlano in un modo assai ridicolo e meschino: senza mai perdere di vista gli usi pratici, parlano di tracciare quadrati, di partire da una linea data, di aggiungere altri elementi,e così via. Invece questa disciplina si deve coltivare interamente solo per la conoscenza."


"Proprio così"disse.


"E non converrà ammettere anche un'altra cosa?"


"Quale?"


"Che si deve studiare la geometria per conoscere l'essere in sé, non ciò che nasce e muore."


"Certo:"rispose" la geometria è davvero conoscenza dell'essere immutabile."


"Dunque, mio nobile amico, essa può attirare lo spirito verso la verità e produrre un pensiero filosofico che rivolga verso l'alto quella facoltà che ora noi senza scopo volgiamo verso il basso."


"Sì, è senz'altro possibile"rispose.


"Perciò faremo ogni sforzo"soggiunsi" affinché i cittadini del nostro bello stato non trascurino assolutamente la geometria, perché anche i suoi vantaggi secondari non sono di poco conto."


"E quali sono?"chiese.


"Quelli che hai ricordato tu,"risposi" in riferimento alla guerra e a tutte le discipline: la geometria consente di impararle meglio, e c'è una totale differenza fra chi la conosce e chi no."


"Totale davvero,per Zeus!"esclamò.


"Dobbiamo dunque imporre ai giovani anche questa seconda disciplina?"


"Imponiamola !"rispose.


mercoledì 22 aprile 2015

77 I numeri Platonis Resp.,lVII,c.VIII,524d-525c

"Ecco ciò che tentavo di esprimere affermando che alcune cose stimolano alla riflessione e altre no: definisco stimolanti quelle che suscitano nei sensi 2 impressioni contraddittorie, mentre le altre secondo me non provocano la riflessione."


"Ora comprendo,"disse" e sembra così anche a me."


"Ma in quale delle due categorie ti sembra che rientrino il numero e l'unità?"


"Non so immaginarlo"rispose.


"Però puoi dedurlo dalle premesse. Se infatti l'essenza dell'unità si comprende adeguatamente con la vista o con qualche altro organo di senso, essa non può attirare verso l'essere, come dicevamo a proposito delle dita della mano. Ma se essa suscita impressioni contraddittorie, così da non apparire unità più del suo contrario, occorre un giudice per risolvere il problema, e il tuo animo sarebbe costretto a dubitare e a valutare mediante la riflessione, e a chiedersi quale sia mai l'essenza dell'unità. E così la conoscenza dell'unità potrebbe far parte di ciò che attira e volge lo spirito alla contemplazione dell'essere."


"E questo è vero soprattutto per la visione dell'unità; perché noi vediamo la stessa cosa come una e molteplice fino all'infinito nello stesso tempo."


"E ciò che vale per l'Unità"chiesi" non vale anche per tutti gli altri numeri?"


"Senza dubbio."


"Ma tutta la scienza del calcolo e l'aritmetica riguardano i numeri."


"Certo."


"E sembra che queste discipline attirino verso la verità."


"In misura eccezionale!"


"Dunque una delle discipline che cerchiamo è questa. Infatti un guerriero deve apprenderla per la tattica, un filosofo per raggiungere l'essere ed emergere dal divenire; altrimenti non sarà mai un esperto di aritmetica."


"E' così"ammise.


"Ma il nostro guardiano si trova ad essere guerriero e filosofo insieme."


"Sì."


"Sarebbe dunque conveniente,Glaucone, rendere obbligatoria questa scienza e convincere quelli destinati ad esercitare le massime magistrature ad affrontare lo studio non superficiale dell'aritmetica fino a giungere con l'intelligenza pura alla comprensione della natura dei numeri, non per la compravendita come fanno commercianti e bottegai, ma per la guerra e per facilitare allo spirito il passaggio dal divenire alla verità dell'essere."
"Sante parole"esclamò.





 

lunedì 20 aprile 2015

76 La vera scienza Platonis Resp.,l.VII,c.V,521a-d

"E' così, amico"ripresi.

"Se troverai, per chi deve governare ,una condizione migliore  che comandare e basta,è probabile che il tuo stato verrà governato bene: perché solo in quello avranno il potere i veri ricchi, non di oro ma di ciò di cui debbono essere ricchi gli uomini felici, ossia di un modo di vivere onesto e saggio.

 Ma se andranno in politica pezzenti affamati di proprietà privata, con la speranza di trarne lauti guadagni, ciò non sarà possibile. Infatti il potere diverrà ambito, e una simile guerra domestica e civile  perderà loro stessi e gli altri."


"E' proprio vero!"


"Ma tu sapresti indicare"dissi " un altro modo di vivere che disprezzi le cariche politiche e non sia quello del filosofo?"


"Io no per Zeus!"


"Certo non bisogna andare al potere solo per il potere altrimenti si creeranno rivalità e lotte."


"Come no!"


"Ma quali altri obbligherai a proteggere lo Stato, se non quelli che,  comprendendo il modo migliore di governare, son contenti per altri onori e vivono un'esistenza più preziosa di quella dell'uomo politico?"


"Nessun altro"rispose.


" Vuoi dunque che esaminiamo come educare tali uomini e come condurli verso la luce, al modo in cui si dice che dall'Ade alcuni ascendono fra gli dèi?"


"Certo che voglio!"esclamò.


"Questo però, non è come girare  un coccio, ma comporta un mutamento spirituale da un giorno tenebroso a quello vero, una effettiva ascesa verso l'essere; appunto questo noi consideriamo vera filosofia."


"Proprio così."


"Occorre dunque scoprire quale scienza possieda tale capacità?"


"Certo."




75 Noi/voi Platonis Resp.lVII,c.V,520a-e


" Considera dunque,Glaucone, che noi non faremo ingiustizia ai filosofi educati fra noi, ma porremo loro giuste richieste obbligandoli ad occuparsi degli altri concittadini e a proteggerli. 

Diremo infatti: Negli altri stati quelli che diventano filosofi hanno ragione di non partecipare al peso della politica, appunto perché si educano da soli contro il volere di tutti quei governi; ed è giusto che ciò che si sviluppa da sé, non essendo debitore a nessuno della sua crescita, a nessuno ne paghi il prezzo. 

Noi invece abbiamo generato voi per voi stessi ma anche per il resto della città ,come capi e re di un alveare, vi abbiamo educato meglio e più compiutamente di loro e più capaci di svolgere entrambe le attività.

 Dunque dovete scendere, ognuno al suo turno, nella dimora degli altri e abituarvi a vedere fra le tenebre. Poi quando vi sarete abituati, vedrete mille volte meglio di quelli laggiù, e comprenderete quale sia e che cosa rappresenti ognuna delle ombre, perché avrete già visto la verità a proposito del bello, del giusto e del bene. 

Così da uomini ben desti, noi e voi governeremo lo Stato; invece ora gli Stati sono governati quasi tutti da persone addormentate che combattono per le ombre e lottano fra loro per il potere come se fosse un bene prezioso. Ma la verità è questa: sarà governato nel modo migliore e più ragionevole quello stato in cui chi deve governare non ne abbia affatto il desiderio, mentre il contrario accadrà se i governanti saranno smaniosi di potere."


"Proprio così"disse.


"Ma i nostri discepoli,tu pensi, non crederanno alle nostre parole e si rifiuteranno di collaborare, ognuno al suo turno e passeranno la maggior parte del loro tempo nel mondo delle idee?"


"Impossibile!"rispose." perché imporremo ordini giusti a persone giuste. Ma soprattutto ognuno di loro si accingera' a governare come a un dovere inevitabile, al contrario dei governanti che dominano ora gli altri stati."





Nel testo greco c'è uno dei tantissimi esempi di sfoggio di tecnica linguistica,che Platone si compiace di fare in tutta la sua opera.Ogni parte antologica si può dire sia stata scelta anche perché, leggendola in greco,erano troppo evidenti i giochi di prestigio linguistici.
In questo brano compare la seguente sequenza:   umas d' emeis,umin te autois te te alle polei....anche leggendola in caratteri italiani le assonanze risaltano,assieme alla quasi completa coniugazione in sequenza del pronome personale plurale di prima e seconda persona.



74 Gnoseologia 2 Platonis Resp.,lVI,c.XXI,511b-e

"Ora ti dirò che cosa io consideri come secondo segmento del mondo intellegibile. Esso è compreso solo dalla ragione mediante la dialettica, che interpreta le ipotesi non come principi, ma appunto come ipotesi, come premesse e punti di partenza per giungere al principio assoluto di ogni cosa. 

Raggiunto quest'ultimo, la ragione scende di nuovo alla fine, attraverso la successione delle conseguenze, senza alcun riferimento sensibile, ma passando da un'idea all'altra e rimanendo nel loro ambito fino alla fine."


"Mi pare di comprenderti, anche se non perfettamente: questo problema mi sembra davvero difficile. Insomma tu vuoi affermare che la conoscenza dell'essere intellegibile ottenuta con la dialettica è più certa di quella offerta dalle cosiddette scienze, i cui principi sono ipotetici: ipotesi che occorre studiare con il pensiero, non con i sensi. Ma poiché gli scienziati non risalgono al principio, ma partono dalle ipotesi, a te sembra che essi non colgano pienamente queste realtà, sebbene intelligibili con un principio. E credo che tu consideri il pensiero discorsivo, non l'intelligenza, la condizione della geometria e delle altre discipline affini, ossia un pensiero intermedio tra l'opinione e l'intelligenza."


" Hai capito benissimo!"risposi."E ora ai quattro segmenti fa' corrispondere le 4 condizioni spirituali: al segmento superiore l'intelligenza,( NOESIS) al secondo il pensiero discorsivo(DIANOIA), al terzo attribuisci l'assenso(PISTIS) e all'ultimo la congettura(EIKASIA). Poi mettili in ordine secondo il principio che tanto maggiore è la loro evidenza quanto maggiore la loro partecipazione alla verità."


"Comprendo,"rispose"e approvo e li metto nell'ordine che tu dici."



A QUESTO PUNTO della REPUBBLICA di Platone finisce il libro VI e inizia il VII con il famoso MITO della CAVERNA,per il testo  del quale facciamo riferimento al post www lemarancio la conoscenza in Platone.



73 Gnoseologia I,Platonis Resp.l.VI,cap.XX,509 d-511b

"Pensa dunque"dissi" che esistono due soli, per così dire: l'uno domina il regno delle cose intellegibili, l'altro quello delle cose visibili. Non voglio parlare del cielo per non darti l'impressione di sofisticare su questa parola. Riesci però a distinguere queste due specie, l'una visibile e l'altra intellegibile?"


"Ci riesco."


" Considera per esempio una linea divisa in due segmenti disuguali, poi continua a dividerla allo stesso modo distinguendo il segmento del genere visibile da quello del genere intellegibile. In base alla relativa chiarezza e oscurità degli oggetti farai un primo taglio, corrispondente alle immagini: considero tali in primo luogo le ombre, poi i riflessi nell'acqua e nei corpi opachi lisci e brillanti, e tutti i fenomeni simili a questi. Ma tu mi capisci?"


"Sì, ti capisco."


"Considera poi l'altro segmento, di cui il primo è l'immagine: esso corrisponde agli esseri viventi, alle piante e a tutto ciò che esiste."


"Bene!"approvò.


"Sei disposto ad ammettere che il mondo visibile si può dividere in vero e falso, e che l'immagine sta al modello come l'opinione alla verita'?"


"Sì, senz'altro"rispose.


"Vedi ora come occorra dividere il segmento che corrisponde al genere intellegibile."


"Ossia?"


"Nella prima sezione di tale segmento, l'anima, usando come immagini le cose che nell'altro segmento erano i modelli, è costretta a procedere per ipotesi, lungo una via che la conduce non verso il principio ma verso la fine. Poi, nella seconda sezione, essa procede verso il principio assoluto senza ricorrere alle ipotesi e alle immagini, conducendo la sua ricerca solo grazie alle idee."


"Questo non l'ho capito bene"disse.


"Te lo spiegherò di nuovo"ripresi."Forse dopo quanto dirò ora lo capirai meglio. Tu sai, io credo, che gli esperti di geometria, di aritmetica e di simili calcoli presuppongono il pari e il dispari, le figure geometriche, le tre specie di angoli e altri postulati analoghi a seconda della ricerca che stanno conducendo. Tutti questi elementi li danno per scontati, come premesse ipotetiche, tanto evidenti da non richiedere giustificazione di sorta. Poi, partendo da essi, spiegano il resto e alla fine giungono alla dimostrazione che cercavano."


"Lo so benissimo"rispose.


"Dunque sai pure che utilizzano figure visibili e ci ragionano sopra, se bene non pensino a quelle bensì ai loro modelli rispettivi: essi fanno i calcoli sul quadrato e sul diametro in sé, non su quelli disegnati, e così via. Delle figure che costruiscono e disegnano quasi fossero ombre e immagini riflesse nell'acqua, si servono come se fossero immagini anch'esse, cercando di contemplare l'essenza di quelle entità che si comprendono solo col pensiero."


"Hai ragione"disse.


"Questo è il genere intellegibile di cui parlavo prima, che l'anima è costretta a studiare in via ipotetica, senza arrivare al principio, appunto perché non può elevarsi sopra le ipotesi; essa si serve come di immagini delle cose che nel segmento inferiore vengono imitate, e passa dalle une alle altre, perché le può ritenere più evidenti."


Disse:" comprendo che tu intendi parlare del modo in cui si procede in geometria e nelle discipline affini ."


CONTINUA.....



Rimandiamo per la spiegazione di questo post e del seguente,ai post  : www lemarancio  la conoscenza in Platone e il mito della caverna( ai numeri 11 e 11 bis di lemarancioblog argomenti e supporti).



domenica 19 aprile 2015

72 La vista Platonis Resp.,lVI cap.XIX 508a-509b

"Ma qual è il dio del cielo, la cui luce ci consente di vedere nel modo migliore gli oggetti visibili e a questi di essere visti?"


"Quello a cui state pensando tu e gli altri:"rispose" perché evidentemente vuoi alludere al sole."


"Non è forse tale la relazione che intercorre fra la vista e questa divinità?"


"Quale relazione?"


"La vista non è identica al sole, né in se stessa né nell'occhio in cui si realizza."


"Certamente no."


"Tuttavia,a me sembra,è il più solare dei sensi."


"Sicuro!"


"E la sua facoltà non è dispensata dal sole come un fluido?"


"E' così."


"Dunque il sole non è identico alla vista, ma ne è la causa, e come tale è un oggetto della vista stessa?"


"Sì"rispose.


"Sappi allora"ripresi " che io intendevo parlare del sole come figlio del bene, creato a sua somiglianza, che nel mondo visibile è analogo, in rapporto alla vista e alle cose visibili, all'intelligenza e alle cose intellegibili nel mondo intellegibile."


"Non capisco.Continua a spiegare"disse.


"Tu sai che gli occhi, quando si volgono verso oggetti i cui colori non siano più illuminati dalla luce del giorno, bensì soltanto dai bagliori della notte, sono deboli e sembrano quasi ciechi, come se non vedessero bene."


"Sì, lo so"rispose.

"Ma quando, a me pare, si volgono ad oggetti illuminati dal sole, vedono con chiarezza e la loro vista è di nuovo  pura."


"E con ciò?"


"Credi pure che lo stesso accade all'anima. Quando essa si volge a ciò che è illuminato dalla verità e dall'essere, ne comprende pienamente l'essenza e da' l'impressione di essere intelligente. Quando invece si volge a ciò che è avvolto nell'oscurità, a ciò che nasce e perisce, essa nutre solo opinioni e si indebolisce stravolgendole sopra e sotto, ed è come stupida."


"Sì, è così."


"Dì pure, dunque, che solo l'idea del bene conferisce la loro verità agli oggetti della conoscenza e a colui che li conosce: essa è dunque causa della scienza e della verità in quanto oggetti di conoscenza. Ma quantunque la scienza e la verità siano belle entrambe, farai bene a pensare che esiste qualcosa di ancora più bello. È giusto ritenere solari la luce e la vista, ma non bisogna identificarle con il sole. Così anche la scienza e la verità si possono correttamente considerare affini al bene, ma non identiche ad esso né l'una né l'altra: alla natura del bene spetta una più alta considerazione."


"Tu le attribuisci una bellezza straordinaria,"disse" se essa è in grado di procurare scienza e verità, eppure nella sua essenza è ancora più bella; perché non intendi certo parlare del piacere!"


"Non dire sciocchezze!"esclamai."Ma considera la sua immagine anche in un altro modo."


"E quale?"


"Tu affermerai,penso, che il sole dà alle cose visibili non soltanto la capacità di essere viste, ma anche la vita, la crescita e il nutrimento, pur non identificandosi  con la vita stessa."


"Certo!"


"Dunque anche a proposito delle cose intellegibili si può affermare che dal bene esse ricevono non solo il dono di essere conosciute, ma anche l'esistenza e l'essenza, quantunque il bene non si identifichi con l'essenza, ma per dignità e potenza sia superiore anche a questa."