domenica 22 marzo 2015

31 L'ingiustizia Platonis Resp.l.IV,cap.X,433e-434c

"Considera il problema anche da un altro punto di vista,per sapere se manterrai la medesima opinione:l'incarico di far rispettare le sentenze e le leggi nella città lo assegnerai ai governanti?"


"Certo!"


"E a quale altro principio essi si atterranno se non che ognuno non tenga le cose altrui e non venga privato delle  proprie?"


"Sì a questo soltanto."


"Perché è giusto?"


"Sì."


"Anche per questo aspetto dunque il possesso delle proprie cose e il compimento del proprio dovere si potrebbero definire giustizia."


"E' così."


"Vedi un po' se la penserai come me. Se un falegname si mette a fare il lavoro del calzolaio, e il calzolaio quello del falegname, se si scambiano gli attrezzi o i salari ,oppure anche se la medesima persona tenta di fare entrambi i mestieri,insomma se tutti i ruoli sociali si scambiano,credi che la città ne soffrirebbe molto danno?"


"No,non molto"rispose.


"Ma quando,io penso, un artigiano o un qualsiasi individuo per natura dotato per gli affari,inorgoglito dalla ricchezza o dal numero dei suoi sostenitori o dalla forza o da qualche altra cosa del genere,tenta di entrare nel gruppo dei guerrieri,o qualcuno dei guerrieri nel consiglio che sorveglia la città, pur essendone indegno,e questi(artigiani,governanti e guerrieri) si scambiano i loro ruoli e le loro ricompense,oppure quando una stessa persona tenta di fare tutto ciò, allora credo che anche a tuo parere questo scambio di funzioni e questa confusione siano rovinosi per la città."


"Senz'altro."


"Dunque la confusione fra le tre classi e il loro scambio reciproco arrecano gravissimo danno alla città, e si potrebbero considerare a pieno diritto un crimine."


"Certamente."


"E la colpa più grave nei confronti della propria città non la definirai ingiustizia?"


"Ma certo!"

3 commenti:

  1. E' dura commentare questo passo. Mi viene solo in mente che,nella rigidità platonica,lo stato può tollerare lo scambio di attività lavorative,per cui ognuno produce ricchezza per sé col mestiere che vuole. Platone non tollera che qualsiasi ricco o con seguito popolare faccia il governante,o che qualsiasi soldato faccia il governante.
    Riguardo al periodo cronologico in cui Platone immagina collocato il dialogo,possiamo dire che egli si immagina si sia svolto in una calda giornata estiva di un anno che è impossibile determinare.
    Platone non si cura di flagranti anacronismi,se introduce nel dialogo Cefalo,il padre di Lisia,ricco meteco proveniente da Siracusa e stabilitosi al Pireo,che morì probabilmente intorno al 443: basterebbe questo elemento per indurre alla prudenza su qualsiasi ulteriore combinazione cronologica.

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    1. Infatti Cefalo e Socrate sono presentati all'inizio del primo libro,come avanti negli anni,ma Socrate è storicamente di certo più giovane del suo ospite,sapendo che egli nacque nel 469 a.C. Egli stesso dichiara di esser ancor lontano dalla soglia della vecchiaia,classe di età che ad Atene cominciava ufficialmente a sessanta anni. E questa è una delle incongruenze cronologiche di ambientazione del dialogo.A domani per altre.Ciao two.

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  2. Fronte coronavirus di oggi 3 luglio 2020:si prevede di innaffiare il giardino e routinare per tutto il giorno.
    Può andar bene così.

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