martedì 31 marzo 2015

45bis Oscurità Platonis Resp., l.V,capp VII,VIII,IX..

Rapsodia di gruppi di righe del libro V di Repubblica da rr.458a e segg.      Orrori sociali nella città ideale.



... "Vivranno insieme e stando insieme nei ginnasi e in tutte le attività educative, inevitabilmente saranno spinti dall'impulso naturale ad accoppiarsi....


"Ecco: forse i magistrati dovranno ricorrere più volte all'inganno e alla menzogna per il bene dei sudditi. E noi abbiamo affermato che tutte le menzogne utili sono come le medicine."


"In base alle nostre premesse occorre che i maschi migliori si uniscano alle femmine migliori il più spesso possibile, ma il contrario vale per le persone da poco...."


"Ma che tutto questo avvenga debbano saperlo solo i governanti stessi ,se occorre che il gregge dei guardiani si mantenga il più possibile esente dalla discordia."


"Essi porteranno i figli degli uomini valorosi all'ovile dalle nutrici che abiteranno un quartiere speciale della città; invece i figli dei vili e quelli degli altri che siano nati con qualche minorazione saranno tenuti nascosti, come si conviene, in un luogo segreto e invisibile."


"Certo, se è vero che la razza dei guardiani deve mantenersi pura."


"Se dunque un uomo più vecchio o più giovane vorrà procreare per lo Stato ,diremo che la sua è una colpa illecita e ingiusta, perché generera' un figlio allo Stato così di nascosto, senza che il bambino venga accompagnato dalle cerimonie religiose né dalle preghiere che le sacerdotesse  e i sacerdoti e tutta la città rivolgono, affinchè dai buoni cittadini ne nascano altri migliori e più utili; anzi quel bambino nascerà dalle tenebre con terribile sfrenatezza."


"Giusto!"approvo'.


"La medesima legge vale per chi sia  ancora in età da generare e si unisca a una donna feconda senza l'autorizzazione del magistrato; e quel figlio lo proclameranno bastardo illegittimo impuro."


"Ma imporremo loro di non mettere al mondo nessun figlio anche se l'avranno concepito; e se esso viene alla luce,di aspettarsi che nessuno lo allevi."





lunedì 30 marzo 2015

45 Comunione,Platonis Resp.,l.V,capVIII 457c-e

"Possiamo dunque dire di avere superato la prima ondata con la nostra legge sulle donne, e non siamo rimasti sommersi stabilendo che i nostri guardiani e le nostre guardiane debbano dedicarsi ad ogni cosa in comune; anzi il dibattito ha giustificato la possibilità e l'utilità di tale disposizione."


" Davvero spaventosa era l'onda a cui sei sfuggito!"


"Eppure non la giudicherai gran cosa,"ripresi" quando vedrai l'onda successiva."


"Parla pure: così la vedrò anch'io"disse.


"A tutte le leggi precedenti ne segue un'altra io credo."


"E quale?"


" Che le donne dei guardiani siano tutte in comune e nessuna conviva in privato con nessuno; e anche i figli siano comuni e il padre non conosca il figlio e il figlio non conosca il padre."


"Questa legge"disse" è molto più difficile dell'altra da credersi possibile e utile."


"Purché sia realizzabile,"risposi" non credo si possa dubitare dell'utilità e del grandissimo vantaggio che le donne e i figli siano comuni.Ma penso che sia vivamente contestata la possibilità di realizzare simile legge."


"Però anche la sua utilità è molto discutibile."


"Tu metti insieme le obiezioni. Io invece credevo di evitarne una se questa legge ti fosse sembrata utile e che mi rimanesse da discutere solo la sua possibilità di realizzazione."
"Ho capito che tentavi di farla franca!"rispose"Ma devi giustificare entrambe le cose!"




44 Nude.Platonis Resp.l.V ,capVI ,457a-b.

" Perciò le donne dei guardiani (guardiane anch'esse)debbono spogliarsi ,se è vero che al posto delle vesti indosseranno la virtù ;e debbono partecipare alla guerra e agli altri compiti di difesa dello Stato ,senza preoccuparsi d'altro .

Tuttavia ,a motivo della debolezza del loro sesso,occorre affidare alle donne anzichè agli uomini i compiti più lievi .

Ma chi ride alla vista delle donne nude che si esercitano per uno scopo nobilissimo, coglie prematuramente il frutto del riso: ignora assolutamente, a quanto pare, perché rida e ignora ciò che fa,dato che si dice( e si dirà ottimamente) che l'utile è bello,e brutto ciò che nuoce ."




domenica 29 marzo 2015

43Guardiani(e).Platonis Resp. libro V,cap.VI,r.436

" Allora l'uomo e la donna scelti come guardiani hanno la medesima inclinazione naturale a difendere la città, solo che l'una è più debole e l'altro è più forte."


" Sembra di sì."


" Donne tali occorre dunque sceglierele perchè vivano insieme agli uomini e  custodiscano lo Stato, poiché ne sono capaci e per natura sono simili agli uomini?"


"Proprio così".


"E alle medesime nature non occorre assegnare le medesime funzioni?"


"Sì".


"Ed ecco che il nostro giro ci ha condotti al punto di partenza, e dobbiamo riconoscere che non è innaturale esercitare le donne, che dovranno esser guardiane, nella musica e nella ginnastica."


"Assolutamente no!"


"Dunque le leggi da noi stabilite non erano impossibili e neppure utopiche, dato che esse sono invece conformi alla natura;semmai, sono innaturali a quanto pare le disposizioni vigenti contrarie alle nostre!"






Questo per me  è il primo tentativo di dettatura ; il brano è stato tratto dal libro V capitolo VI della Repubblica di Platone dalla riga 456 A fino a 456c.

42 Uomini e donne.Platonis Resp.l.V,cap.III,453c-454a

"`Come dunque non cadere in contraddizione affermando che uomini e donne debbono fare le medesime cose,pur essendo per natura quasi completamente diversi?Da questa obiezione saprai difenderti,mio caro?"


"Così sui due piedi"rispose"non è affatto facile.Ma ti pregherò,anzi te ne prego fin d'ora,di trovare tu stesso una risposta per noi,qualunque essa sia."


"Glaucone,"risposi"prevedevo da un pezzo queste difficoltà e altre del genere:ecco perché ero timoroso ed esitante ad affrontare la legge sul possesso e sull'educazione delle donne e dei figli."


"No,per Zeus,non è una cosa semplice!"esclamò.


"No di sicuro"ripresi"."E tuttavia,sia che si cada in una piscina sia che si precipiti in alto mare,ci si mette a nuotare comunque."


"E' vero!"


"Dunque anche noi dobbiamo nuotare e tentare di uscire salvi da questo dibattito,sperando che un delfino ci porti sulla schiena o augurandoci qualche altra miracolosa salvezza!"
"Forse è così!"disse.


"Vediamo di trovare in qualche modo l'uscita.Certo noi riconosciamo che ogni natura debba avere la propria funzione,diversa nel caso dell'uomo e della donna;invece ora affermiamo che a nature diverse occorre assegnare le medesime funzioni:è questa la vostra accusa?"


"Sì"


"Com'è potente,Glaucone,"esclamai"l'arte con cui si contraddice!"


"Perché?"


"Perché"risposi"a me sembra che molti vi si gettino anche senza volerlo,convinti non di litigare ma di discutere,perché sono incapaci di comprendere l'oggetto della disputa dividendo in specie,[la dialettica]e fanno obiezioni appigliandosi soltanto al suo nome.Ma la loro è una lite,non una discussione."


"Sì"disse"questo accade a molti;ma che importa ora a noi?"


"Se risulterà dalla discussione che l'unica differenza uomo-donna consiste nel fatto che la femmina partorisce e il maschio feconda,non ammetteremo come verità dimostrata che la donna sia diversa dall'uomo in ciò che ci interessa ora,anzi continueremo a credere che i nostri guardiani e le loro donne debbano rivestire le loro stesse funzioni.".



             

La differenza, nelle discussioni,fra eristica e dialettica comparirà spesso nel testo di Resp.

41 Le donne-soldato Platonis Resp.l.V,451d-452e

"Ecco:pensiamo che le femmine dei cani da guardia debbano sorvegliare e partecipare alla caccia e fare tutto il resto come i maschi,oppure che debbano vivere in casa capaci solo di partorire e allevare i cuccioli,mentre i maschi adulti faticano e si prendono tutte le responsabilità del gregge?"


"Occorre che facciano tutto in comune;"rispose"però le consideriamo più deboli dei maschi."


"E' possibile"chiesi"utilizzare un animale nel medesimo modo di un altro pur nutrendolo e addestrandolo diversamente?"


"Impossibile!"


"Se dunque useremo le donne per le medesime funzioni degli uomini,occorre istruirle nel medesimo modo."


"Sì".


"Agli uomini furono assegnate la musica e la ginnastica."


"Sì."


"Dunque anche alle donne occorre insegnare queste due arti,insieme all'arte della guerra,e trattarle allo stesso modo."


"E' una logica conseguenza della tua teoria"disse.


"Ma forse"ripresi"la realizzazione di quanto andiamo dicendo sembrerebbe in gran parte ridicola,perché insolita."


"Non c'è dubbio"ammise.


"Però che cosa ci vedi di tanto ridicolo?"chiesi."Evidentemente il fatto che le donne si esercitino nude nelle palestre insieme agli uomini,non solo le giovani ,ma anche quelle ormai anziane,come i vecchi nei ginnasi,che sono rugosi e brutti a vedersi eppure fanno gli esercizi con piacere."





sabato 28 marzo 2015

40 Adrastea Platonis Resp.l.V,cap.II,451a-c

"Invoco dunque Adrastea,oGlaucone, per ciò che dirò. Infatti ritengo che chi uccide involontariamente sia meno colpevole di chi inganna a proposito delle cose buone e belle e delle giuste leggi.Comunque è meglio correre questo pericolo fra nemici che amici.Ecco perché fai male ad incoraggiarmi!"


FUORI TESTO:Platone fa questa premessa che sarà molto chiara, nel suo senso,a partire soprattutto dal nostro post 45bisplatonis respublica,che ,non per niente, sarà titolato "OSCURITÀ".


Continua il testo platonico:

E Glaucone rispose ridendo:"Ma,Socrate,ti perdoniamo fin d'ora se rimarremo un po' ingannati dalle tue parole,e ti assolviamo dal reato di omicidio e inganno nei nostri confronti!Parla dunque con coraggio."


"Invero"dissi"in quel caso l'uomo assolto è puro d'innanzi alla legge:è dunque logico che anche per me sia così."


"Perciò puoi parlare"soggiunse.


"Debbo dunque riprendere un argomento sulla società del nostro stato perfetto,che forse avrei dovuto esporre prima per ordine.Ma forse è giusto che io non lo tralasci  ,ma parli del ruolo delle donne dopo aver definito quello degli uomini,in precedenza,tanto più che ora m'impegni a farlo."




venerdì 27 marzo 2015

39 bis

La traduzione di una parte di 39 sembra oscura(è tratta dall'edizione curata da Giuseppe Lozza,con testo greco a fronte);propongo la seguente tratta da un'edizione più antica curata da Michelangelo Bonotto.Glaucone direbbe:


"Ma,Socrate,mi sembra ridicolo fermarsi ora ad un simile esame. Allorché la natura del corpo è interamente rovinata,la vita diviene insopportabile,anche se si vivesse in mezzo ai divertimenti,a ogni ricchezza e a ogni potere,a maggior ragione essa vita deve sembrarci gravosa,allorché l'anima che ne è principio,è alterata o guasta,quand'anche si avesse un potere illimitato,però senza la possibilità di ritirare l'anima dall'ingiustizia e dai suoi vizi,e senza la possibilità di acquisire giustizia e virtù. Questo mi sembra evidente soprattutto dopo il giudizio che poco fa abbiamo dato della giustizia e dell'ingiustizia."


Questa traduzione è molto più fedele,a mio giudizio,al testo greco.


39 Anima e stato,Platonis,Resp. l.IV,cap.XIX,445a-e

"Ora ci rimane da analizzare,mi sembra,se agire bene,avere buone abitudini ed essere giusti sia conveniente,indipendentemente dall'opinione altrui,o se invece convenga agire male ed essere ingiusti purché si evitino la punizione e la necessità di emendarsi grazie al castigo."


"Ma ,Socrate"interruppe"ora mi sembra ridicolo prendere in esame questo.Quando il corpo deperisce,la vita sembra insopportabile,malgrado tutti i cibi e le bevande e tutta la ricchezza e tutto il potere,perché allora viene sconvolta e compromessa la natura del principio stesso che ci fa vivere.E allora perché vivere,se si potesse fare tutto ciò che si vuole ma non ci si potesse liberare dal vizio e dall'ingiustizia e acquistare la giustizia e la virtù,se veramente l'una e l'altra sono quali le abbiamo descritte?"


"Sì è ridicolo"risposi."Tuttavia,dato che siamo giunti a questo punto,non dobbiamo desistere dall'analizzare questi concetti nel modo più chiaro possibile."


"Questo è vero,per Zeus!"approvò."Non dobbiamo affatto desistere!"


"Vieni qui ora,"dissi"a vedere quante sono le forme del vizio,secondo me,almeno quelle degne di considerazione."


"Ti seguo"rispose."Ma tu parla!"


"Dalla vette dove siamo saliti nella nostra discussione io vedo una sola specie di virtù, ma infinite forme di vizio,quattro delle quali meritano speciale attenzione da parte nostra."


"Che cosa vuoi dire?"mi chiese.


"Forse il numero delle forme dell'anima"risposi"corrisponde a quello delle forme di governo."


"E quante sono dunque?"


"Esistono cinque forme di governo e cinque forme dell'anima."


"Dimmi quali sono"disse.


"Intendo dire"risposi"che la forma di governo da noi esposta è unica,ma potrebbe ricevere due nomi:se infatti un solo uomo assume particolare autorità fra gli altri governanti,tale governo si può chiamare monarchia,mentre se il potere appartiene a parecchie persone,esso si chiama aristocrazia."


"E' vero"disse.


"Ma secondo me questa è una forma unica:infatti ne' molte persone né una sola vorrebbero mutare le leggi fondamentali dello Stato,purché abbiano ricevuto l'educazione e la cultura di cui abbiamo parlato."


"Pare di no"rispose.




giovedì 26 marzo 2015

38L'ingiustizia l.IV cap.XVIII 444b-e

"D'accordo"dissi."Ma ora credo che occorra studiare l'ingiustizia."


"E'chiaro."


"Non è inevitabile che essa sia un disaccordo fra queste tre parti,un disturbo,un'ingerenza,una ribellione di una parte contro l'insieme dell'animo per comandare senza averne il diritto,e tale invece per natura da dover essere sottoposta alla parte nota per comandare? Una cosa simile,io penso, è l'effetto del loro turbamento e disordine,e la potremo definire ingiustizia,intemperanza,viltà, ignoranza e malvagità d'ogni genere."


"Sì, sono tutte uguali queste cose!"concluse.


"Perciò"ripresi"l'agire male e l'ingiustizia sono già abbastanza definiti,così come l'agire bene e la giustizia,se conosciamo l'ingiustizia e la giustizia?"


"Che cosa vuoi dire?"


"Che esse non sono affatto diverse dalla salute e dalla malattia,sebbene queste riguardino il corpo e quelle l'animo."


"In che senso?"chiese.


"Le cose sane procurano la salute,e quelle malsane provocano la malattia."


"Sì".


"Dunque anche agire giustamente procura la giustizia e agire ingiustamente procura l'ingiustizia?"


"Sì."


"E procurare la salute significa dare un ordine agli elementi del corpo secondo la loro gerarchia naturale,mentre provocare la malattia significa istituire una simile gerarchia in modo innaturale."


"Certo"rispose.


"Dunque"dissi"creare la giustizia nell'anima significa stabilire un ordine gerarchico naturale, mentre creare l'ingiustizia significa stabilire un ordine gerarchico innaturale?"


"Proprio così!"rispose.


"Perciò a quanto pare,la virtù è come la salute,la bellezza e il benessere spirituale,mentre il vizio è malattia,deformità e debolezza."


"E' così."


"E le buone abitudini non guidano al possesso della virtù e quelle cattive al possesso del vizio?"


"E'inevitabile".





mercoledì 25 marzo 2015

37 Le tre parti,Platonis Resp.l.IV,cap.XVI,441c-442b

"Abbiamo compiuto questa faticosa traversata,e ora siamo pressoché d'accordo che nell'animo di ogni uomo ci sono le stesse parti che nello Stato,e disposte secondo la medesima gerarchia."


"E' così."


"Allora non è ormai inevitabile che anche l'individuo sia sapiente come lo era lo Stato e per la medesima ragione?"


"Certo."


"E che, se l'individuo è coraggioso,anche lo Stato sia tale per il medesimo motivo e al medesimo modo,e che in ogni virtù l'individuo e lo Stato procedano di concerto?"
"Sì è inevitabile ammetterlo."


"E a mio parere diremo,Glaucone,che un uomo è giusto nel medesimo modo in cui è giusto lo Stato."


"Anche questa è una deduzione necessaria."


"Tuttavia non ci siamo dimenticati che esso è giusto perché ognuna delle tre classi che lo compongono fa il proprio dovere."


"No,"disse"non mi pare che ce ne siamo dimenticati."


"Occorre dunque ricordare che anche ognuno di noi sarà giusto e farà il proprio dovere quando ognuna delle sue tre parti dell'animo svolgerà la propria funzione."


"E occorre che ce ne ricordiamo davvero!"aggiunse.


"Alla parte razionale si addice dunque il comando,perché è sapiente e veglia su tutta l'anima,mentre la parte emozionale deve essere sua fedele alleata?"


"Certo!"


"E non è, come dicevamo prima, la collaborazione della musica e della ginnastica a metterle d'accordo,l'una tendendo e nutrendo l'anima di bei discorsi e insegnamenti,l'altra rilassandola con i suoi consigli e placandola con l'armonia e con il ritmo?"


"Senz'altro!"rispose.


"E queste due parti dell'anima,se grazie a un tale nutrimento saranno davvero abituate ed educate a svolgere il proprio dovere,domineranno la parte concupiscibile,che nell'animo di ogni uomo occupa l'estensione maggiore ed è per natura insaziabile di denaro.Ed esse veglieranno che questa non sfugga al suo dovere,una volta divenuta grande e forte e riempiendosi dei cosiddetti piaceri del corpo,e non tenti di asservire al suo dominio ciò che per natura non le spetta,e non sconvolga l'intera esistenza di ogni persona."


"Proprio così"rispose.



martedì 24 marzo 2015

36 La sete Platonis Resp.l.IV,cap.XIV,439b-e

"Dunque l'animo di chi ha sete,in quanto ha sete,non desidera altro che di bere,e a questo aspira e a questo si rivolge."


"E' chiaro!"


"Se dunque qualcosa lo trattiene mentre ha sete,c'è in esso un principio diverso da quello che per l'appunto sente la sete e lo spinge a bere come un animale, PERCHÉ (NOI LO RIPETIAMO CON FORZA),la medesima cosa nel medesimo tempo e in relazione al medesimo oggetto non può produrre effetti contrari."


"No certo."


"Per esempio,nel caso dell'arciere si sostiene a torto,io credo,che le sue mani respingono e attirano l'arco nello stesso tempo,perché l'una respinge e l'altra tira."


"Proprio così"disse.


"E non ci sono persone che talora hanno sete ma non vogliono bere?"


"Anzi molte,e spesso!"


"Che dire di loro,"chiesi"se non che nel loro animo c'è il principio che esorta a bere e quello che lo vieta,diverso e più forte del primo?"


"Credo di sì"rispose.


"E il principio che sorge a impedire una tal cosa non proviene dalla ragione,mentre quello che spinge e attira non proviene dalle passioni e dalle malattie?"


"Pare di sì."


"Non a torto dunque,"ripresi"riterremo quei due principi duplici e diversi tra loro:razionale quello che induce a ragionare,irrazionale e concupiscibile,compagno delle soddisfazioni e dei piaceri,quello che fa provare l'amore,la fame,la sete e le altre passioni."


"Sì, credo che avremo ragione a pensarla così"disse.


"Dunque in questo modo abbiamo chiarito la presenza nel nostro animo di questi due principi.Ma quello emotivo,che ci spinge all'emozione, è un terzo principio presente nel nostro animo,o è affine a uno degli altri due?"


"Forse al secondo,"rispose"a quello concupiscibile."




lunedì 23 marzo 2015

35 Principio di non contraddizione Platonis Resp.lIV capXII 436

"Ma il problema sta nell'individuare se facciamo ogni cosa con la medesima facolta' ,oppure una cosa con l'una e una cosa con l'altra delle tre facolta'(dell'anima).

Grazie all'una infatti svolgiamo le attivita' intellettuali,grazie alla seconda proviamo delle emozioni e grazie alla terza sentiamo il desiderio del cibo,della procreazione e dei piaceri ad essa affini.

Oppure quando intraprendiamo qualcosa impegniamo tutto l'animo?Questo sara' il vero problema,difficile da definirsi."


"Sembra anche a me"disse.


"Allora tentiamo di comprendere nel modo seguente se quelle facolta' siano identiche o diverse tra loro."


"E come?"


"E' chiaro che una persona non potra'fare o subire cose contraddittorie nel medesimo tempo e in relazione al medesimo oggetto.Percio' se scopriremo che questo accade nel caso di tali facolta' spirituali,sapremo che esse non sono identiche ma diverse."


"Perfetto!"


Nota al testo: in questo passo di Resp.,Platone enuncia,per primo,il cosiddetto principio di non contraddizione.



34 bis,Platonis Resp.ibidem

Stesso passo(IV,XI,435c-436a),ma diversa traduzione di quella proposta in Lemarancio 34 PLATONIS respublica.

Io credo che il testo greco sia stato reso meglio dalla seguente,eseguita da Michelangelo Bonotto(che tra l'altro propone un senso opposto).

Ecco la nuova traduzione:


Socrate. Non è forse una necessità per noi di convenire che le inclinazioni e i costumi di una società si trovino in ciascuno degli individui che la compongono,poiché non può essere se non che di là che essi siano passati nella società? 

Infatti sarebbe cosa ridicola il credere che quel carattere ardente e feroce attaccato a certe nazioni,come Traci e Sciti,e generalmente ai popoli che sono al Nord della Grecia,o quello spirito curioso e avido di sapere che può attribuirsi con ragione alla nostra nazione,o quello spirito di accumulo di ricchezze che caratterizza Fenici ed Egizi,prendano la loro origine da altra parte che dai particolari individui i quali compongono ciascuna di quelle nazioni.


Glaucone.Senza dubbio.


Socrate.Questo è certo,ma la difficoltà è un'altra....


P.S. Una traduzione sostiene che lo stato influisce sui singoli,l'altra che i singoli determinino la caratteristica dello stato o degli stati.Il bello della lettura diretta in greco.




34 Il clima,Platonis Resp.,l.IV,cap.XI,435c-436a

"Non siamo quasi costretti ad ammettere"ripresi"che nell'individuo ci sono i medesimi caratteri e comportamenti dello Stato in cui si trova?La loro origine infatti è la medesima.Sarebbe assurdo pensare che gli Stati emotivi non trasmettano la loro emotività agli individui,come accade in Tracia,in Scizia e in quasi tutti i popoli del nord;o la loro passione per la cultura,che si attribuisce soprattutto alla nostra terra,o l'avidità che si direbbe caratteristica dei Fenici e degli Egizi."
"Certo!"disse.
"Non è difficile constatare che le cose stanno così"affermai.
"No davvero."

Nota al testo:proporremo una versione driversa da questa,per il medesimo passo.Dunque via al bis...continua.

domenica 22 marzo 2015

33 L'animo,Platonis Resp.l.IV,cap.XI 435b-d

"Quando"ripresi"di due oggetti,l'uno  più grande e l'altro più piccolo,si afferma che sono la stessa cosa,per questa caratteristica sono simili o dissimili?"


"Simili"rispose.


"E secondo l'essenza della giustizia un uomo giusto non sarà diverso da uno stato giusto,bensì simile."


"Simile"rispose.


"Ma a noi è parso che uno Stato sia giusto quando ognuna delle tre classi che lo compongono svolge la propria funzione;e poi temperante,coraggioso e sapiente grazie alle disposizioni e al comportamento di queste medesime classi."


"E' vero"disse.


"E potremo pretendere correttamente,caro amico,che venga qualificato allo stesso modo dello Stato quell'individuo che nel suo animo presenti le medesime caratteristiche?"


"E' una conseguenza necessaria"intervenne.


"Eccoci dunque,mio ammirevole amico,al piccolo problema se nell'anima esistano questi tre aspetti oppure no."


"A me non sembra affatto un piccolo problema!E forse,Socrate,è vero il proverbio che le cose belle sono ardue(kalepa' ta' cala')"


"Evidentemente!"dissi."E sta' sicuro,Glaucone, che a mio parere con un metodo come quello di cui ci stiamo servendo,non riusciremo mai ad arrivare a una conclusione esatta.A quella conduce una via più lunga e difficile:però forse il nostro metodo era adeguato fino a questo punto delle nostre discussioni e delle nostre ricerche!"


"E non basta dunque?"disse."Io per me ne sarei soddisfatto!"


"In questo caso basterà anche a me"replicai.


"Allora non stancarti di proseguire nella ricerca"concluse.





32 Lo specchio Platonis Resp. l.IV,cap.XI,434d

"Ecco dunque cos'è l'ingiustizia.E al contrario puo'essere giustizia,e contribuisce a rendere giusta la città, la divisione delle funzioni fra gli uomini d'affari,gli ausiliari,i guardiani,allorché ognuna di queste tre categorie compie il proprio dovere?"


"Non può essere diversamente,a me pare"rispose.


"Per il momento non affermiamolo con tanta sicurezza"ripresi."Lo ammatteremo solo quando questo genere di virtù si potrà identificare con la giustizia anche in relazione all'individuo:perché in quel caso che cosa avremo da obiettare?Se no,proseguiremo la nostra indagine.Ma ora portiamo a termine l'esame che abbiamo incominciato nella convinzione che sia più facile scorgere la giustizia nell'individuo dopo aver tentato di scoprirla in una dimensione più grande.E ci parve che questa fosse data dallo Stato,e così lo fondammo nel modo migliore possibile,ben sapendo che in uno stato buono si sarebbe trovata giustizia.Mettiamo dunque in relazione con l'individuo ciò' che abbiamo scoperto nello stato;e se ci sarà concordanza di risultati,tutto sarà a posto.Ma se per l'individuo ci sarà qualche differenza,ritorneremo allo Stato per approfondire la ricerca e forse,confrontando e sfregando l'uno con l'altro,faremo scaturire la giustizia  come una fiamma tra due acciarini,e la sua rivelazione la renderà più salda in noi stessi."


"Questo significa veramente procedere con metodo,"disse"e occorre fare così."



31 L'ingiustizia Platonis Resp.l.IV,cap.X,433e-434c

"Considera il problema anche da un altro punto di vista,per sapere se manterrai la medesima opinione:l'incarico di far rispettare le sentenze e le leggi nella città lo assegnerai ai governanti?"


"Certo!"


"E a quale altro principio essi si atterranno se non che ognuno non tenga le cose altrui e non venga privato delle  proprie?"


"Sì a questo soltanto."


"Perché è giusto?"


"Sì."


"Anche per questo aspetto dunque il possesso delle proprie cose e il compimento del proprio dovere si potrebbero definire giustizia."


"E' così."


"Vedi un po' se la penserai come me. Se un falegname si mette a fare il lavoro del calzolaio, e il calzolaio quello del falegname, se si scambiano gli attrezzi o i salari ,oppure anche se la medesima persona tenta di fare entrambi i mestieri,insomma se tutti i ruoli sociali si scambiano,credi che la città ne soffrirebbe molto danno?"


"No,non molto"rispose.


"Ma quando,io penso, un artigiano o un qualsiasi individuo per natura dotato per gli affari,inorgoglito dalla ricchezza o dal numero dei suoi sostenitori o dalla forza o da qualche altra cosa del genere,tenta di entrare nel gruppo dei guerrieri,o qualcuno dei guerrieri nel consiglio che sorveglia la città, pur essendone indegno,e questi(artigiani,governanti e guerrieri) si scambiano i loro ruoli e le loro ricompense,oppure quando una stessa persona tenta di fare tutto ciò, allora credo che anche a tuo parere questo scambio di funzioni e questa confusione siano rovinosi per la città."


"Senz'altro."


"Dunque la confusione fra le tre classi e il loro scambio reciproco arrecano gravissimo danno alla città, e si potrebbero considerare a pieno diritto un crimine."


"Certamente."


"E la colpa più grave nei confronti della propria città non la definirai ingiustizia?"


"Ma certo!"

sabato 21 marzo 2015

30 La giustizia Platonis Resp. l.IV,cap.X,432e-433e

"Ma senti un po'"ripresi"se le mie parole hanno un senso.Secondo me,la giustizia è ciò che abbiamo stabilito come dovere assoluto quando abbiamo incominciato a fondare la città, o comunque una  idea di questo dovere.Abbiamo infatti ripetutamente raccomandato,se te ne ricordi,che nello stato ognuno debba occuparsi di una sola funzione,ossia di quella conforme alla sua natura."


"Si',come abbiamo detto."


"E abbiamo aggiunto che la giustizia consiste nel fare il proprio dovere e nel disinteressarsi di quello altrui:questo lo abbiamo sentito da molti altri e l'abbiamo affermato spesso anche noi."


"E' vero."


"Dunque,amico,"dissi"la giustizia potrebbe,in qualche misura,consistere appunto nell'occuparsi delle proprie cose.(To' prattein ta' autou').Sai da che cosa lo deduco?"


"No,"disse"dimmelo tu!"


"Credo"continuai"che nella città, oltre alle virtù che abbiamo già passato in rassegna(la temperanza,il coraggio,la sapienza),resti quella che garantisce a tutte le altre la possibilità di nascere e di conservarsi ,finché rimane in loro. E abbiamo detto appunto che,una volta scoperte le altre virtù, quella rimasta,la quarta,sarebbe stata la giustizia."


"Necessariamente"ammise.


"Però"ripresi"se si dovesse decidere quale sia l'elemento più importante per rendere buona la nostra città, sarebbe difficile scegliere fra la comunanza di intenti dei governanti e dei sudditi,o la conservazione nei soldati della giusta opinione su ciò che è pericoloso e su ciò che non lo è, oppure l'accortezza e la vigilanza nei governanti,oppure il fatto che ognuno-i bambini,le donne,i servi,gli uomini liberi,gli artigiani,i governanti e i sudditi-assolva al proprio compito senza occuparsi di quello altrui."


"Una decisione difficile,certo"disse.


"Dunque a quanto pare,la capacità di fare il proprio dovere rivaleggia in ciascun cittadino con la saggezza,la temperanza e il coraggio, per dare virtù allo Stato."


"Sicuramente"rispose.


"E questa forza che concorre ,insieme con le altre ,alla virtù dello Stato ,non si potrebbe definire giustizia?"


"Senz'altro!"

29 Padrone di sé, Platonis Resp. l.IV cap.VIII 431 a-c

"Ma mi sembra"soggiunsi"che tale espressione voglia significare che nella medesima persona ci sono due anime: l'una migliore e l'altra peggiore.E quando la natura migliore domina quella peggiore,si dice che si è padroni di se stessi;e questo è un elogio. Ma quando,per effetto di una cattiva educazione o di una brutta compagnia,la parte migliore dell'animo si trova in minoranza ed è vinta dalla violenza della parte peggiore,la persona che si trova in queste condizioni si dice schiava di se stessa e intemperante; e questo è un biasimo vergognoso."


"Sì, forse è così"ammise.


"Considera allora"ripresi"la nostra giovane città, e vi troverai che può essere a buon diritto chiamata padrona di se stessa,se è vero che la prevalenza del meglio sul peggio deve essere definita temperanza e padronanza di sé."




venerdì 20 marzo 2015

28 La tintura.PlatonisResp.l.IV,cap.VII430a-c

"Dunque"ripresi"immagina che anche noi facciamo del nostro meglio per un lavoro simile,quando scegliamo i soldati e li educhiamo con la musica e con la ginnastica. Credi pure che la nostra unica mira è quella  di indurli ad assorbire in sé, come una tintura,le leggi,affinché grazie alla loro natura e all'educazione ricevuta mantengano indelebile la loro opinione sulle cose pericolose e sulle altre,senza permettere che la loro tintura venga cancellata da quei saponi così efficaci a cancellare:dal piacere,che in questo è più efficace di qualsiasi soda(kalestraiou) e polvere;dal dolore,dal timore e dal desiderio,che sono più forti di qualsiasi sapone.Tale capacità di conservare in ogni caso l'opinione corretta e legittima su ciò che è pericoloso e ciò che non lo è, io la chiamo e la definisco coraggio,se tu non hai nulla in contrario."


"Niente affatto!"rispose lui."Credo invece che la retta opinione su questo stesso punto,se priva del fondamento della cultura,come è nel caso degli animali e degli schiavi,tu non la ritenga molto solida e non la definisca neppure coraggio."


"E' verissimo ciò che dici"conclusi.


"Ammettiamo dunque che il coraggio è questo."


"E non farai male ad ammettere anche che è una virtù politica:se vorrai,ne parleremo meglio in seguito. Ora infatti ci stiamo occupando non di questo ma della giustizia.Per lo studio del coraggio questo basta,credo."


"Hai ragione"approvò.

giovedì 19 marzo 2015

27 Le 4virtu'.Platonis Resp.l.IV,capVI,427d-428a

"Ormai dunque,"dissi"figlio di Aristione,la tua città è fondata.Ora guardaci dentro tu stesso,e per questo procurati da qualche parte un lume adeguato e chiama in aiuto tuo fratello,Polemarco e gli altri:forse allora riusciremo a vedere dove mai sia la giustizia e dove l'ingiustizia, quale differenza passi tra l'una e l'altra,quale delle due si debba possedere per essere felici,indipendentemente dal fatto di poter sfuggire oppure no alla vista di tutti gli dei e degli uomini."


"Stai dicendo una sciocchezza!"rispose Glaucone.


"Ti eri impegnato a condurre tu stesso questa indagine,dichiarando che sarebbe stata empietà per te non correre in aiuto alla giustizia con ogni mezzo e con tutte le tue forze."


"Ciò che tu mi ricordi è vero"dissi" e debbo agire così. Ma anche voi dovete collaborare!"


"E collaboreremo sicuramente!"rispose.


"Spero dunque"ripresi" che raggiungeremo il nostro scopo nel modo seguente. Credo che la nostra città, se è vero che è stata fondata bene,sia perfettamente buona."


"Non potrebbe essere diversamente"disse.


"E' dunque evidente che essa è sapiente,coraggiosa,temperante(sofron) e giusta".


"Evidentemente."


"Perciò qualsiasi virtù fra queste ritroveremo nella città, il resto sarà cio' che non avremo ritrovato?"


"Appunto."

26 L'ombelico del mondo.Platonis Resp..lIV cap.V,427a-c

Gli stati con l'eterna speranza di porre un limite alle disonestà tra privati e nel settore pubblico,ignorano che in realtà tagliano soltanto le teste dell'Idra!"


"Sì, certo,non fanno altro!"


"Io dunque"dissi" non avrei mai creduto che in uno Stato,male o ben governato,il vero legislatore dovesse occuparsi di simili leggi o decreti:nell'uno perché sono inutili e nient'altro,nell'altro perché chiunque può' trovarne di efficienti,anche se non è legislatore,per il resto la correttezza e l'onestà sono conseguenza delle buone abitudini dei cittadini."


"Ma allora"chiese"che cosa ci resta da legiferare?"


E io risposi:"A noi,come fondatori del nuovo Stato,nulla,perché le leggi più grandi e più belle e decisive spettano ad  Apollo di Delfi".


"E quali sono?"chiese lui.


"Quelle che riguardano la fondazione di templi,i sacrifici,il culto degli dei,dei demoni e degli eroi;e le tombe dei morti e gli onori che occorre tributare loro per propiziarli.Perché tali cose noi le ignoriamo,fondando una città non ci fideremo di nessun altro,se saremo accorti,e non ricorreremo a un esegeta straniero:infatti questa divinità è per tutti gli uomini l'interprete tradizionale in tali questioni,e svolge la sua funzione stando seduta al centro del mondo,sull'ombelico della Terra."



PS.Sotto,l'ombelico del mio mondo.

mercoledì 18 marzo 2015

25 I mali dello Stato,Platonis Resp.,l.IV,cap.II,422a-d

"A questo punto abbiamo scoperto un ulteriore incarico per i guardiani:evitare ad ogni costo che questi due mali si insinuino nascostamente nella città."
"E quali?"
"La ricchezza e la povertà,"risposi"perché l'una è causa di mollezza, di pigrizia e di amore per le novità, mentre l'altra genera questo stesso amore per le novità, e in più produce viltà e inclinazione a mal fare."


"Benissimo!"concluse."Ma pensa,Socrate:come potrà la nostra città, se non avrà denaro,sostenere una guerra contro uno stato ricco e potente?"
"E' chiaro che stentera' a fronteggiare uno stato solo,ma più facilmente combatterà contro due, così!"risposi.


"Ma che dici?"obiettò.
"In primo luogo,"ripresi"se dovra' combattere contro uomini ricchi,non ci penseranno i guardiani,che sono atleti della guerra?"
"Questo lo ammetto"rispose.
"E allora,Adimanto?Non credi che un solo pugile ben allenato possa combattere facilmente contro due individui che non sono pugili ma soltanto ricchi e grassi?"
"Forse no,se quei due si mettono insieme."
"Neppure se egli potesse sottrarsi al primo con la fuga e voltarsi indietro e battere di volta in volta il più vicino,e far così parecchie volte sotto un caldo soffocante?Un atleta simile non sarebbe capace di vincere anche molti avversari come quelli?"


"Certo"rispose"non sarebbe una cosa molto sorprendente!"
"E non pensi che i ricchi siano più esperti del pugilato che della guerra?"
"Io sì"rispose.
"Dunque i nostri atleti,a quanto sembra,potranno affrontare avversari due e tre volte più numerosi di loro."


"Te lo concedo,"disse"perché mi pare che tu abbia ragione."


"Poi potrebbero inviare un'ambasceria in uno dei due Stati nemici a loro,e dire,come è vero,"Noi non usiamo né oro né argento, perché non possiamo farlo,voi invece sì: schieratevi dunque dalla nostra parte e tenetevi i beni degli avversari". Credi che a udire queste parole preferiranno far la guerra contro cani duri e magri anziché mettersi con i cani ad assalire pecore grasse e tenere?"



24 Un mito.Platonis Resp.,l III,cap.XXI,414d-415d

"Parla pure senza timore"esortò.
"D'accordo! Però non so come trovare il coraggio di parlare e gli argomenti per tentare di convincere i governanti e i soldati,e poi tutto il resto della città. In breve:il nostro modo di educarli ed istruirli,tutte le loro esperienze erano come sogni,perché in realtà essi furono formati ed educati,con le loro armi e il loro equipaggiamento,nel seno della terra.E quando furono interamente plasmati,la terra loro madre li mise al mondo. Per questo ora debbono provvedere alla terra in cui vivono,e difenderla come madre e nutrice,in caso di attacco,e considerare gli altri concittadini come fratelli nati anch'essi dalla terra."
"Non avevi torto"esclamò"ad esitare a lungo prima di pronunciare questa menzogna!"
"Altro che se avevo ragione!Comunque ascolta anche il resto del mito. Voi cittadini siete tutti fratelli,diremo loro,ma la divinità che vi ha creato ha mescolato,al momento della nascita,un po' d'oro per chi fra voi è in grado di governare:questi perciò sono i più ragguardevoli. Ai guardiani ha mescolato un po' d'argento;ferro e bronzo sono toccati ai contadini e agli altri artigiani. Essendo tutti consanguinei,potete generare figli quasi completamente simili a voi stessi,ma in certi casi dall'oro proviene un discendente d'argento,al contrario dall'argento una prole aurea,e così via da un metallo all'altro. Dunque ai governanti la divinità impone,in primissimo luogo,di sorvegliare e studiare con particolare attenzione i fanciulli,per scoprire quale metallo sia stato mescolato ai loro animi. E se la loro prole ha un po' di ferro o di bronzo,senza provare nessuna pietà debbono attribuirle il grado conforme alla sua natura e respingerla fra gli artigiani o i contadini. Se al contrario da questi nascerà un individuo d'oro o d'argento, lo ricompenseranno promuovendolo fra i guardiani o fra i guerrieri,perché secondo un oracolo la città dovrà perire quando i suoi guardiani saranno di ferro o di bronzo. Conosci dunque un espediente per convincerli della verità di questo mito?"
"Assolutamente no"rispose"per quanto riguarda loro stessi;ma forse sarà più facile persuadere i loro figli."
"Ma anche questo mito "obiettai"potrebbe contribuire ad aumentare la loro sollecitudine per lo Stato e il rispetto reciproco: credo infatti di indovinare il tuo pensiero."

martedì 17 marzo 2015

23 Il sorvegliante,Platonis Resp.,l.III,cap.XVIII

"Io credo di poter affermare che un dio ha concesso all'umanità due arti,la musica e la ginnastica,per due scopi diversi,l'ardore e la filosofia,e solo secondariamente per l'animo e per il corpo,proprio perché quelle due qualità si fondessero insieme armonicamente raggiungendo il giusto grado di tensione e distensione."
"Pare di sì"rispose.


"Chi dunque fonde nel modo migliore musica e ginnastica e le applica all'animo con ottimo equilibrio,si potrebbe definire un perfetto musicista e un esperto di armonia assai più abile di chi sa accordare uno strumento."


"E' logico,Socrate!"disse.


"E dunque,Glaucone,anche nel nostro stato che stiamo fondando,non avremo bisogno,per salvaguardare la Costituzione,di un sovrintendente con quella dote?"


"Sicuro,e dovrà essere quanto mai abile nell'insegnamento!"

22 La temperanza.Platonis Resp.,l.III,cap XVII,410b-411a.

"Ma è chiaro che i giovani cercheranno di non aver bisogno dei giudici,e useranno quella musica semplice che dicevamo capace di produrre la temperanza."
"Certo!"disse.
"Per analogia,dunque,il musicista che pratichi anche la ginnastica,potrà fare a meno della medicina,se vorrà, salvo in casi estremi?"
"Credo di sì."
"Compirà anche i faticosi esercizi fisici mirando allo sviluppo dell'energia morale anziché della forza fisica,e non si comporterà come gli altri atleti che mangiano e faticano solo per diventare più robusti."
"Giustissimo!"concluse.


"Ma tu,Glaucone,"continuai"credi che ci si dedichi all'educazione musicale e fisica appunto per quello che si pensa sia il loro fine,ossia per l'educazione rispettivamente dell'animo e del corpo?"
"E per che altro,se no?"chiese.
"Eppure entrambe si rivolgono forse appunto soprattutto all'animo."
"Perché?"
"Non ti rendi conto"dissi"del carattere di chi ,nella vita, pratica la ginnastica senza occuparsi della musica,e viceversa?"
"Che cosa vuoi dire?"
"Non vedi che gli uni sono rozzi e duri,gli altri fiacchi e miti?"
"Certo"rispose"."Chi si dedica solo alla ginnastica diventa troppo rozzo,mentre chi si dedica solo alla musica diventa troppo fiacco."


"Tuttavia"dissi"la rozzezza può dipendere da un'indole ardente,che sotto un'abile guida potrebbe tramutarsi in coraggio,ma se viene troppo tesa può ovviamente trasformarsi in durezza intrattabile."
"Credo di sì"rispose.
"E la mitezza non è propria di un'indole filosofica,che può essere troppo molle se è troppo rilassata,ma può diventare appunto mite e equilibrata sotto un'abile guida?"
"E' così."


"Dunque diciamo che i guardiani debbono possedere entrambe le nature."
"Certo."
"Ben armonizzate l'una con l'altra?"
"Come no!"
"Allora ne risulterà un animo temperante e coraggioso?"
"Proprio così."
"Mentre la disarmonia rende l'animo vile e rozzo?"
"Senza dubbio!"



lunedì 16 marzo 2015

21 La malattia.Platonis Resp.,l.III,cap.XV 406d-407c.

"Un falegname,quando si ammala,chiede al medico di dargli una pozione che gli permetta di vomitare o di evacuare la malattia,oppure lo prega di guarirlo cauterizzando o incidendo.

Se però gli viene prescritta una lunga cura,se deve avvolgersi il capo con berretti di lana e cose del genere,dice subito che non ha tempo di essere ammalato;e che vivere ascoltando la sua malattia e trascurando il lavoro che lo attenda ,non gli serve nemmeno. 

Poi egli congeda un medico simile,ritorna al regime consueto,recupera la salute e vive del suo mestiere;se invece non sarà abbastanza forte per sopravvivere si libererà dei suoi malanni con la morte."


"Per un uomo così "disse" pare proprio che la medicina indispensabile sia questa!"


"Ma ciò non accade appunto perché egli deve vivere del suo lavoro?"


"Certo"rispose.


"Di un uomo ricco diciamo invece che il suo lavoro non gli è indispensabile per vivere."


"Sì, così si dice."


"Ma non sai"ripresi"che secondo Focilide quando si ha di che vivere occorre praticare la virtù?"


"Occorre farlo anche prima,io penso!"


"Lasciamo perdere questo punto.Chiediamoci piuttosto se il ricco debba praticare la virtù e senza di essa non debba vivere,oppure se le malattie immaginarie, che impediscono a un falegname e a un altro artigiano qualsiasi di applicarsi al loro lavoro  ,impediscano al ricco di seguire il consiglio di Focilide."


"Si',per Zeus!"rispose."Questa inutile cura del corpo,che si spinge al di là delle regole della ginnastica,è l'ostacolo supremo:infatti risulta inconciliabile con l'amministrazione del patrimonio,con le magistrature militari e con le occupazioni importanti all'interno della città."


"E il peggio e' che così essa ostacola qualsiasi studio,riflessione e meditazione interiore,perché il ricco- finto malato ha sempre paura del mal di testa e delle vertigini,e di queste manifestazioni ritiene responsabile la filosofia.

 Perciò questa cura eccessiva ostacola comunque l'esercizio e la manifestazione della virtù, perché induce a credere di stare sempre male e a lamentarsi della propria salute."




20Avvocati e medici,Platonis Resp.,l.III,cap XV,405 a-d

"Ma potresti addurre prova maggiore nella citta' di un'educazione cattiva e indecorosa del fatto che occorrano esperti in giurisprudenza e in medicina non solo ai cittadini da poco e agli artigiani,bensì anche a coloro che si danno l'aria d'aver ricevuto un'educazione liberale? Non ti sembra una vergognosa prova d'incultura ricorrere a una giustizia fatta da altri,in qualità di giudici,in mancanza della propria?"


"E' la massima vergogna questa!"rispose.


"E non ti pare ancor più indecente non solo passare nei tribunali la maggior parte dell'esistenza ad intentare e a sostenere processi,ma spingere il cattivo gusto fino a vantarsi anche di poter essere disonesto e cavarsela in mille modi e trovare mille vie di scampo destreggiandosi così da non essere punito,e ignorare quanto sia meglio e più vantaggioso disciplinare da sé la propria vita, senza dover ricorrere a un giudice mezzo addormentato?"


"Sì, questa mi sembra un'indecenza ancora maggiore!"


"E ricorrere al medico non per curare ferite o malattie stagionali ma perché, in conseguenza di quel regime ozioso di cui abbiamo parlato,ci si riempie come uno stagno di umori e vapori,e costringere gli ingegnosi figli di Asclepio a chiamare gonfiori e catarri le malattie:tutto cio' non ti pare una vergogna?"


"Sì, certo,"rispose"questi sono nomi davvero insoliti e strani per le malattie!"


domenica 15 marzo 2015

19 Fitness Platonis Resp.,l.III,cap.XIII,403d-404c

"Dopo l'educazione musicale i giovani debbono praticare la ginnastica?"


"Certamente!"


"Dunque anche in questa occorre prepararli molto bene fin dall'infanzia,e per tutta la vita.Il metodo potrebbe essere più o meno questo;ma pensaci anche tu.

 A me non sembra che il corpo,per quanto vigoroso,per effetto proprio renda buona l'anima;al contrario,credo che un animo buono di per sé solo sia in grado di mettere il corpo nelle migliori condizioni possibili.Tu però che ne dici?"


"Anch'io la penso così."


"Perciò faremmo bene,dopo aver dedicato allo spirito le cure necessarie,ad affidare a lui l'esame di ciò che riguarda il corpo e a limitarci ad indicare alcuni criteri generali per evitare lunghi discorsi?"


"Senza dubbio."


"Dicevamo che i guardiani debbono evitare l'ebbrezza,perché un guardiano meno di chiunque altro può ubriacarsi correndo il rischio di non sapere nemmeno dove si trova."
"Sì, sarebbe ridicolo"disse"che un guardiano avesse bisogno del soccorso di un altro guardiano!"


"E che dire del modo di nutrirsi?Quelli che hanno il compito più duro sono atleti oppure no?"
"Sì".
"Può dunque essere adatto a loro il regime degli atleti attuali?"
"Forse."
"Eppure esso è sonnacchioso e nocivo alla salute:non vedi che passano la vita a dormire e si ammalano gravemente appena escono un po' fuori della solita dieta?"
"Lo vedo!"


"Per gli atleti della guerra occorre"dissi" un regime più accurato,perché debbono vegliare come i cani,avere la vista e l'udito il più possibile acuti,e in guerra cambiare spesso acqua e cibi,e sopportare il caldo torrido e il freddo invernale conservando una salute inalterabile."
"Credo che tu abbia ragione."
"Dunque la migliore ginnastica non è forse sorella della musica nel senso in cui l'abbiamo appena definita?"
"Che vuoi dire?"
"Intendo una ginnastica semplice e misurata,che sia soprattutto una preparazione alla guerra."
"Ossia?"


"Questo si può imparare anche da Omero.Tu sai che nei banchetti di guerra gli eroi omerici non mangiano pesce,pur trovandosi vicini all'Ellesponto,e neppure consumano carne bollita,ma solo arrostita,perché è quella che i soldati possono preparare più facilmente:infatti dovunque ci si trovi è più comodo usare il fuoco che portarsi dietro gli utensili."


"Come la semplicità' genera nella musica la temperanza spirituale,cosi' nella ginnastica e nel vitto, la salute fisica."


18 La perfezione,Platonis Resp.,l.III,capXI,400e-401a.

"Dunque la perfezione delle parole e dell'armonia,la grazia e l'euritmia sono conseguenze della schiettezza spirituale,non di quella che è stupidità ,a cui diamo il nome falsamente lusinghiero di semplicità, ma della vera schiettezza del carattere in cui sono congiunte la bellezza e la bontà."


"Non c'è dubbio"disse.


"E non è questo che i giovani(futuri guardiani),se vogliono essere pari ai loro compiti,debbono appunto cercare di ottenere?"


"Sì, debbono farlo."


"Le medesime caratteristiche improntano anche la pittura e tutte le arti simili:la tessitura,il ricamo,l'architettura e tutto quanto riguarda l'arredamento,la natura dei corpi e delle piante di ogni tipo. In tutto ciò può esservi eleganza o ineleganza. E la bruttezza,l'assenza di ritmo e di armonia sono affini alla volgarità del linguaggio e del carattere,così come invece i pregi contrari sono prova e specchio dell'uomo saggio e onesto."


"Proprio così!"disse.

sabato 14 marzo 2015

17 La metrica.Platonis Resp.,l.III,cap.XI,399e-400c.

"Ebbene"ripresi"completiamo la nostra opera purificatrice.

Alle armonie seguono i ritmi:non bisogna cercare i ritmi vari e neppure i metri complessi,occorre invece considerare quali siano i ritmi di una vita ben ordinata e coraggiosa.Una volta appurato ciò, occorre costringere il metro e la melodia al modo di esprimersi di un uomo tale,anziché far adattare, il modo di esprimersi,al metro e alla melodia.Quali poi siano questi ritmi,è compito tuo spiegarlo,come nel caso delle melodie."

"Per Zeus,"obiettò"ne sono incapace!Potrei dire,perché l'ho studiato,che i generi da cui si formano i metri sono tre,come nei suoni quattro sono le armonie da cui derivano tutte le altre. Ma non saprei spiegare la corrispondenza fra i ritmi e i modi di vivere."


"Questo ce lo faremo spiegare da Damone: quali metri corrispondano alla meschinita' e all'insolenza, o alla follia e alle altre manifestazioni della malvagità; e quali ritmi si addicano invece ai pregi contrari. 

Mi sembra infatti di averlo sentito parlare vagamente di un ritmo composto-lo chiamava enoplio- di dattilo e di esametro.Egli lo regolava,non so come,uguagliando i tempi forti ai tempi deboli e facendolo terminare con una sillaba breve e una lunga.

E poi,mi sembra,parlava di giambo e trocheo,e ci adattava le brevi e le lunghe.A proposito di alcuni di questi metri criticava oppure lodava i movimenti del piede e i ritmi stessi o qualche particolare comune ad entrambi. Questo tuttavia,ripeto,lasciamolo a Damone,perché discuterne richiederebbe troppo tempo.Ho ragione o no?"


"Senza dubbio,per Zeus!"


venerdì 13 marzo 2015

16 La musica.Platonis,Resp.l.III,cap X,398c-399c.

"Dunque ci restano da esaminare le caratteristiche del canto e delle melodie?"
"Certo."
"Ma ormai non è facilissimo per chiunque comprendere ciò che dobbiamo dire e quali debbono essere(il canto e le melodie),in armonia con le nostre premesse?"


E Glaucone sorridendo disse:"Forse,Socrate,io sono tagliato fuori da questo chiunque,perché non comprendo ancora bene che cosa dobbiamo dire,sebbene io possa congetturarlo".
"Ma sei almeno in grado"risposi"di parlare su questo primo punto,ossia di dire che una melodia si compone di tre elementi:della parola,dell'armonia,del ritmo."
"Certo,"rispose"questo sì".


"Ma fra il canto e la semplice recitazione non c'è nessuna differenza,quanto al fatto che debbano entrambi essere espressi nelle forme e nei modi che abbiamo appena precisato."
"E' vero"disse.
"E l'armonia e il ritmo debbono seguire la parola."
"Come no!"


"Ma dicevamo che lamenti e gemiti non debbono aver posto nei discorsi educativi fatti per i nostri giovani."
"Indubbiamente."
"Quali sono dunque le armonie lamentose?Dimmelo tu che sei un musicista!"
"La misolidia ,la sintonolidia e altre simili."


"Allora"dissi"bisogna escluderle dall'insegnamento musicale per i nostri futuri guardiani?"
"Verissimo!"
"E per i guardiani l'ebbrezza, la mollezza e la pigrizia sono vizi quanto mai disdicevoli."
"Non c'è dubbio."


"Quali sono dunque le armonie molli e conviviali?"
"La ionica e la lidia,che vengono chiamate appunto kalarai [ricerca significato greco]."
"Allora,amico, a che servono queste ai guerrieri?"
"A nulla;e ormai rimangono forse solo l'armonia dorica e quella frigia."


"Non conosco le armonie,"risposi"ma conserva per l'insegnamento quella che sappia imitare adeguatamente i toni e gli accenti di un uomo coraggioso impegnato in un'azione di guerra o in un altro compito gravoso,e che,pur non avendo avuto successo e andando incontro alle ferite o alla morte o a qualche altra disgrazia,in tutte queste circostanze lotti contro la sorte con coraggio e fermezza. E conserva pure anche l'altra,capace di imitare un uomo
impegnato in un'opera di pace non per costrizione ma per libera scelta: come chi,per esempio,cerchi di convincere un dio con la preghiera o dia a un altro uomo utili consigli,o invece si mostri sensibile egli stesso alle preghiere,agli ammonimenti,alle dissuasioni altrui,e in conseguenza di ciò abbia avuto un risultato conforme alle sue intenzioni senza inorgoglirsene,ma accetti sempre ciò che gli accade con temperanza ed equilibrio e di buon grado. 

Queste due armonie-l'una energica e l'altra benevola-capaci di imitare in sommo grado chi ha sfortuna e chi ha successo,chi è temperante e chi e coraggioso,occorre che tu le conservi."



giovedì 12 marzo 2015

15 I guardiani. Platonis Resp.,l.III,cap.VIII,395c-396a

"Ma ciò che è meschino (i guardiani)non debbono farlo e neppure essere capaci di imitarlo,e così pure nulla che sia indecoroso,affinché dall'imitazione non traggano un danno reale. 

Perché non ti sei mai reso conto che le imitazioni,se dall'infanzia si prolungano alle altre eta',diventano un'abitudine naturale nel corpo,nella voce e nel pensiero?"


"Senza dubbio"rispose.


"Dunque"ripresi"impediremo alle persone affidate alle nostre cure per essere avviate all'onesta',di imitare, essendo uomini,una donna  giovane o vecchia nell'atto di insultare il marito,di rivaleggiare con gli dei e di vantarsi della sua prosperità, o al contrario disgraziata,afflitta e piangente,e tanto meno malata o innamorata o partoriente."


"Certo"approvo'.


"E neppure debbono imitare gli schiavi o le schiave nelle loro occupazioni."


"Sì neppure questo debbono fare."


"E nemmeno i malvagi e i vili,io credo, che si comportano all'opposto di quanto raccomandavamo or ora,che si ingiuriano e si sbeffeggiano,e si insultano l'un l'altro sia ubriachi che sobri,e commettono ogni sorta di male contro se stessi e gli altri con le parole e con le azioni.E credo che i guardiani non debbano abituarsi nemmeno ad imitare i discorsi e il comportamento dei pazzi:i folli e i malvagi,uomini e donne,occorre riconoscerli ma non imitarli in alcun modo."



mercoledì 11 marzo 2015

14 Omero corretto.Platonis Resp.,l.III,cap.VI,392c-394b.

"Sul contenuto basti ciò che si è detto sinora.Ma ora credo che occorra prendere in considerazione lo stile,perché solo così avremo considerato ciò che va detto e come va detto."


E Adimanto obiettò:"Non ti capisco".


"Eppure devi capirmi!"risposi."Ma forse capirai meglio in questo modo.Tutti i racconti dei mitologi o dei poeti non sono narrazioni di fatti passati o presenti o futuri?"


"E con ciò?"


"Ma la loro narrazione non si svolge in forma diretta,o imitativa o in entrambe le forme?"


"Anche questo punto vorrei comprenderlo più chiaramente."


"A quanto pare,"dissi"sono un maestro ridicolo e oscuro.Perciò ,come chi non sa esprimersi,tentero' di chiarire il mio pensiero non nell'insieme,ma solo punto per punto.

 Dimmi un po':ricordi l'episodio dell'Iliade,in cui il poeta afferma che Crise pregò Agamennone di liberare sua figlia,ma quello si irritò e allora il vecchio,inascoltato,invocò la maledizione divina sugli Achei?"


"Certo!"


"Sai dunque  che fino ai versi:
                                   ....e pregava gli Achei
                 ma soprattutto i due Atridi,conduttori di popoli,


il poeta parla a suo nome,senza neppure tentare di fuorviarci come se fosse un altro a parlare. Ma poi finge che sia Crise a parlare e si sforza di farci credere che non sia Omero,bensì il vecchio sacerdote a parlare,E così viene condotto,per il resto,quasi tutto il racconto dei fatti di Ilio e di Itaca e di tutta l'Odissea."


"E' vero"rispose.


"E non ricorre alla narrazione anche ogni volta che riferisce i discorsi dei suoi eroi e gli avvenimenti inseriti fra un discorso e l'altro?"


"Certo."


"Ma quando parla a nome di un altro,non potremo dire che egli adatta il più possibile il suo modo di esprimersi a ciascuno dei suoi personaggi?"


"Sì, questo si può dire:e con ciò?"


"E con ciò ,conformarsi alla voce o ai gesti di un altro non significa imitare la persona alla quale ci si conforma?"


"Sì, ebbene?"


"In tal caso Omero e gli altri poeti,a quanto sembra,sviluppano il racconto mediante l'imitazione."


"Senza dubbio!"


"Ma se il poeta non si nascondesse mai,tutta la sua poesia e il suo racconto non avrebbero nulla a che vedere con l'imitazione.Non ripetermi,per favore,che non capisci:ti dirò io come questo potrebbe avvenire.Se Omero,dopo aver raccontato che Crise giunse portando il riscatto per la figlia e supplicando gli Achei ma soprattutto i re,avesse continuato a parlare non a nome di Crise ma in prima persona,tu comprendi che non ci sarebbe stata imitazione

bensì un puro e semplice racconto. 

E sarebbe più o meno così, anche se io mi esprimero' in prosa dato che non sono poeta:"Il sacerdote,al suo arrivo,pregò gli dei di concedere agli Achei di conquistare Troia senza perire,purché questi liberassero sua figlia accettando il riscatto per rispetto verso il dio.A queste parole tutti gli altri lo onoravano e lo approvavano,ma Agamennone,adirato,gli ingiunse di andarsene e di non tornare mai più, altrimenti non sarebbero valsi a proteggerlo lo scettro e le bende del dio.E soggiungeva che sua figlia,anziché venire liberata,sarebbe invecchiata ad Argo con lui.Gli intimava dunque di andarsene e di non irritarlo,se voleva tornarsene a casa sano e salvo.All'udire queste parole,il vecchio ebbe paura e partì in silenzio.Ma una volta lontano dall'accampamento,pregò con calore Apollo,enumerando gli epiteti del dio e ricordandogli e scongiurandolo di ricambiarlo se mai gli avesse fatto qualche offerta gradita nella costruzione di templi o nelle cerimonie sacrificali. In cambio di ciò egli lo pregava di far pagare agli Achei con le sue frecce le lacrime da lui versate".


"Così"dissi"amico mio,si fa un racconto puro e semplice senza ricorrere all'imitazione."


"Ora comprendo"rispose.



martedì 10 marzo 2015

13 La menzogna Platonis Resp.,l.II,cap.XXI,382e-383c

"Dunque la divinità non ha nessun motivo di mentire."
"No,nessuno."
"Dunque ciò che è demonico e divino non ha nulla a che fare con la menzogna."
"Proprio no!"disse Glaucone.
"Insomma la divinità è semplice e veritiera nei fatti e nelle parole,non è mutevole e non inganna,né con apparizioni né con discorsi né con l'invio di segni  durante la veglia o il sonno."
"Le tue parole mi sembrano convincenti."
"Ammetti perciò che il principio che ci deve guidare,parlando di dei,in poesia o in prosa,è che essi non ci incantano mutando sembianze e non ci ingannano né con le parole,né con i fatti?"
"Sì lo ammetto."
"Perciò, pur lodando molte cose in Omero, non lo approveremo per l'episodio del sogno mandato da Zeus ad Agamennone.E non approveremo neppure Eschilo,là dove Teti dice che Apollo,cantando alle sue nozze:

             mi prediceva fecondità e figli
             ignari di malattia e longevi,
             e dopo aver detto che il mio destino
             era caro agli dei,intonò il peana facendomi coraggio.
             E io credevo sincera la bocca divina di Febo,
             colma di sapienza divinatoria.
             Ma egli,pur cantando così lui stesso al banchetto delle mie nozze,
             Dopo simili parole,proprio lui divenne l'uccisore
             di mio figlio!

Noi ci sdegneremo con il poeta che parli così degli dei e gli negheremo il coro;e non permetteremo di esprimersi così neppure ai maestri incaricati di istruire i giovani,se i nostri guardiani dovranno diventare pii e simili agli dei per quanto è possibile all'uomo."
"Approvo assolutamente, o Socrate,questi principi,"disse"anzi attribuirei ad essi forza di legge."

lunedì 9 marzo 2015

12 Gli dei.Platonis Resp.,l II,cap XIX,380 a-c

"Ma chi  osi  dire che Pandaro violo' i patti giurati per istigazione di Atena e di Zeus,non avra' la nostra approvazione,e neppure se attribuira' la discordia e il giudizio delle dee a Temis e a Zeus.Nemmeno si deve permettere che i giovani sentano,come dice Eschilo,che
                    la divinità provoca la colpa per gli uomini
                    quando vuole rovinare completamente una casa.


A chi canta le sventure di Niobe,di cui questi versi giambici fanno parte,o dei Pelopidi,o la guerra di Troia o altri fatti del genere,bisogna impedire di affermare che essi sono opera della divinità; altrimenti occorre darne conto quasi come facciamo noi ora,e aggiungere che la divinità agi' in modo giusto e buono,e che per quei personaggi la punizione fu un guadagno.

Ma non bisogna consentire al poeta di affermare che gli uomini puniti furono resi infelici dalla divinità. 

Se invece dicessero che i malvagi,appunto perché infelici,dovettero essere puniti e scontando le loro colpe furono beneficati dalla divinità, allora sì bisognerebbe lasciarli dire! 

Ma occorre impedire ad ogni costo che si dica che un dio,pur essendo buono,è causa del male di qualcuno:questo non deve assolutamente avvenire in uno Stato che voglia essere ben governato,e non deve ascoltarlo nessuno,né giovane né vecchio,né in poesia né in prosa,perché simili parole sarebbero un'empietà inutile per noi e contraddittoria in sé."


"Su questa legge sono entusiasticamente d'accordo!"disse Glaucone."Mi va proprio bene!"...




domenica 8 marzo 2015

11Educare i giovani, Platonis Respublica l.II,cap XVII,378 b-e

"E non vanno diffusi certi insegnamenti nella nostra Citta',Adimanto, e neppure bisogna dire davanti a un giovane che commettere i delitti più efferati e punire a qualunque costo un padre colpevole non è nulla di strano,anzi agendo così, si imitano le più antiche e supreme divinità."


"No,per Zeus,anche a me simili racconti sembrano inopportuni da far conoscere ai giovani."


"E non bisogna neppure affermare che gli dei si combattono,si ingannano e lottano tra di loro,perché del resto ciò non è neanche vero, almeno se occorre che i futuri guardiani detestino l'odio reciproco. 

Bisogna guardarsi dal narrare e dal raffigurare davanti a loro le gigantomachie,e le tante altre contese simili degli dei e degli eroi contro i loro familiari e amici.

Se invece intendiamo convincerli in qualche modo che nessuno ha mai odiato un concittadino,perché sarebbe un'empietà, occorre che gli anziani,uomini e donne,comincino subito a parlare di ciò ai  bambini; e quando questi saranno cresciuti,occorre obbligare i poeti a narrare episodi conformi a tale principio.


Ma Era incatenata dal figlio e Efesto scagliato lontano dal padre, perché stava per difendere sua madre dalle percosse,e le teomachie inventate da Omero,anche se avessero un valore allegorico,non si debbono accogliere nella Città. 

Infatti un giovane non sa distinguere ciò che è allegorico da ciò che non lo è, ma le impressioni giovanili restano incancellabili e immutabili.


Per questo forse occorre assolutamente far sì che i giovani ascoltino innanzi tutto i racconti meglio inventati per guidarli alla virtù."



10 La guerra,PlatonisRespublica l. I I,cap XIV,373e-374d.

"Tralasciamo per ora il problema delle conseguenze positive o negative della guerra:limitiamoci a constatare di aver scoperto l'origine della guerra,che quando scoppia produce agli Stati e agli individui le più grandi sciagure."


"Perfetto!"


"Ma,amico mio,occorre espandere ancora la citta'(lo Stato),e non di poco,bensì di un intero esercito,che si schierera'in campo per difendere tutti i nostri possessi e i beni di cui abbiamo appena parlato,combattendo gli invasori."


"Ma come!"obiettò."Non saranno capaci di combattere i cittadini stessi?"


"No,se almeno"risposi"noi tutti rispettiamo l'accordo preso al momento di immaginare la fondazione del nostro stato:se te ne rammenti,abbiamo riconosciuto che una persona sola non può assolvere bene a molte attività."


"Hai ragione!"disse.


"E il cimento della guerra non ti sembra un mestiere?"


"Certo!"rispose.


"Occorre dunque maggior cura per fare il calzolaio piuttosto che il guerriero?"


"Niente affatto!"


"Eppure abbiamo vietato a un calzolaio di tentare il mestiere del contadino o del sarto o del muratore,ingiungendogli di fare solo il calzolaio appunto per ottenere buoni risultati dal suo lavoro.E analogamente a ognuno abbiamo assegnato un mestiere a lui proprio,e corrispondente alle sue inclinazioni,che dovra'esercitare con impegno per tutta la vita ad esclusione di ogni altro,senza trascurare i momenti propizi per lavorare bene. 

Ma
non è importantissimo far bene il mestiere della guerra?Oppure è così facile per un contadino e un calzolaio e qualunque altro lavoratore essere anche un soldato,mentre nessuno potrebbe giocare bene a dadi o a dama se non ci si dedicasse fin da ragazzo interamente,bensì solo nel tempo libero?

 Il giorno stesso della guerra,imbracciando lo scudo o un'altra arma o arnese guerresco,(qualunque cittadino)diventerà un soldato valoroso nella fanteria o in qualche altro reparto dell'esercito,mentre nessun altro strumento renderà mai artigiano o atleta chi lo prenda,anzi risulterà inutile a chi sia sprovvisto della conoscenza di ciascun mestiere e dell'esercizio sufficiente?"


"Strumenti così costerebbero ben cari!"rispose.


"Dunque"ripresi"quanto più importante è il compito dei guardiani,tanto più degli altri esso richiede assiduità, arte ed esercizio."



sabato 7 marzo 2015

9 Individuo-Stato,Platonis Respublica,l.II,capX 368c-369b

Allora Glaucone e gli altri mi pregarono di difenderla ad ogni costo e di non lasciar cadere la discussione sulla giustizia,anzi di esaminarne la natura e le prerogative.
A questo punto io manifestai il mio proposito:
"Secondo me,
la ricerca a cui ci accingiamo non è di poco conto,ma degna di un uomo dalla vista acuta. Poiché dunque a mio parere,non siamo in grado"dissi"di condurre una simile indagine,facciamo così. Se si dessero da leggere da lontano parole scritte in caratteri minuti a chi non avesse una vista perfetta,e poi qualcuno si ricordasse che le medesime parole si trovano scritte da qualche altra parte in caratteri più grossi e su una tavola più grande,sarebbe un vantaggio,io credo,leggere prima queste e poi decifrare allo stesso modo le altre per controllare se sono identiche".

"Benissimo!"esclamò Adimanto."Ma che analogia scorgi in questo,Socrate,con l'indagine sulla giustizia?"

"Te lo spieghero' . Noi affermiamo l'esistenza di una giustizia per l'individuo e di una giustizia per l'intera città?"

"Senza dubbio"rispose.

"E la citta' non è più grande di un solo individuo?"

"Senz'altro!"

"Forse dunque nel quadro maggiore ci può essere una giustizia più consistente e più facilmente comprensibile.
Se volete,perciò, esaminiamo la sua natura innanzi tutto nelle città, poi studiamola anche in ciascuna persona,esaminando ciò che è più piccolo per analogia con ciò che è più grande."

"Mi sembra che tu abbia ragione"disse.

"Dunque"risposi"se considerassimo teoricamente la nascita di uno stato,potremmo assistere alla nascita sia della giustizia che dell'ingiustizia?"

"Forse si'."

"E con ciò possiamo sperare di trovare più rapidamente quello che cerchiamo?"

"Senza dubbio."