giovedì 21 maggio 2015

121 La rovina.Platonis Resp.,l.X,c.VII,605c-607a

"Eppure non abbiamo ancora lanciato contro la poesia l'accusa più grave: infatti la cosa più terribile è il suo potere di rovinare anche gli uomini dabbene, con pochissime eccezioni."


"E come no,se questi sono i suoi effetti?"


"Ascolta attentamente: i migliori fra noi, udendo Omero o un poeta tragico imitare un eroe nel lutto mentre declama gemendo una lunga tirata, oppure canta, o si percuote il petto, provano piacere( tu lo sai benissimo!) e si abbandonano alla compassione e ammirano davvero il poeta capace di trasmetterci nel modo più vivo tali impressioni."


"Sì, lo so bene."


"Ma quando ci capita un dolore personale, tu sai che ci vantiamo del contrario, ossia di riuscire a sopportarlo con equilibrio e consideriamo virile questo comportamento, ed  effeminato quello che apprezzavamo allora."


"Sì, me ne rendo conto"rispose.


"Ma è ragionevole elogiare chi rappresenta un uomo quale noi personalmente non vorremmo essere e di cui anzi proveremmo vergogna? È giusto provarne piacere e ammirazione anziché disgusto?"


"No,per Zeus,non sembra ragionevole."rispose.


"No certo, soprattutto se ci pensi in questo modo."


"Spiegati."


"Ossia devi riflettere che i poeti saziano e soddisfano quella forza che nelle disgrazie personali veniva tenuta a freno e aveva sete di lacrime e di gemiti e voleva saziarsi di lamenti, perché questa appunto è la sua natura. E la parte naturalmente migliore migliore di noi, senza un'educazione razionale adeguata e senza la forza dell'abitudine, allenta la sorveglianza di quella parte lamentosa, perché contempla le sofferenze altrui, e considera che non c'è nulla di male ad approvare e a compiangere un altro uomo che proclami la propria onestà pur lamentandosi inopportunamente ;anzi essa crede di ricavarne un piacere, e rifiuterebbe di esserne privata per disprezzo dell'arte poetica nel complesso. Infatti a pochi è dato,io penso, di capire che inevitabilmente i sentimenti altrui diventano i propri: perché non è facile dominare la compassione nelle sventure personali dopo averla rinvigorita a proposito delle vicende altrui."


"E' verissimo"affermo'.


"E lo stesso discorso non vale anche per la poesia comica? Se in una rappresentazione comica, oppure in privato, tu godi vivamente di una buffonata che ti vergogneresti di fare tu stesso, e non la disprezzi  considerandola disonesta, non ottieni lo stesso effetto che a proposito della compassione? Ciò che con la ragione reprimevi in te stesso malgrado il desiderio di far ridere, perché temevi la taccia di persona volgare, allora tu lo lasci libero e lo rendi vigoroso, e poi nelle conversazioni private ti lasci trascinare senza rendertene conto a fare il buffone."


"Sì, è vero"disse.


"E non è sempre il medesimo l'effetto dell'imitazione poetica riguardo all'amore, alla collera e a tutte le impressioni di dolore e di piacere che riteniamo inseparabili da qualsiasi nostra azione? La poesia infatti li irriga  e li alimenta, sebbene debba renderli sterili, e li pone sopra di noi, mentre dovrebbero obbedire per non farci diventare peggiori e più infelici da migliori e più felici che eravamo."


"Invero non posso darti torto!"esclamò.


"Perciò, Glaucone, quando ti imbatti in qualche ammiratore di Omero e lo senti dire che questo poeta ha educato la Grecia e che per il governo e l'educazione dell'umanità vale la pena di riprenderlo in mano e di studiarlo e di vivere organizzando tutta la propria esistenza secondo i suoi insegnamenti,  costoro tu devi salutarli e baciarli come le persone migliori del mondo, e riconoscere che Omero è il poeta sommo e il padre della tragedia; ma devi anche sapere che in città occorre accettare della poesia solo gli inni agli dèi e gli encomi alle persone dabbene. Se invece accetterai la musa corrotta della poesia lirica o epica, nella tua città regneranno il piacere e il dolore anziché la legge e quel principio che la comunità riconosce sempre come il migliore."


"E' verissimo!"disse.







5 commenti:

  1. Platone riconosce la grandezza della poesia epica,tragica e comica,ma avverte di tenerla fuori dalla città ideale,dove la poesia non deve sollecitare i sentimenti,ma solo inneggiare alla divinità e al valore dei guardiani.

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  2. Utopia,472d-473c.
    Attacchi ai filosofi,607b.
    Tous logous,528a.
    Ta'peri' tous logous,498a.
    Protagora di Abdera e Prodico di Ceo,600c.
    Trasimaco di Calcedonia,p.XV ed Mondadori.
    Ciao,a domani,two.

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  3. Chiari gli appunti sui livelli e sublivelli atomici,bella la vista del giardino,prima della sua drastica potatura....

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  4. Tredicesimo capoverso:la poesia comica,secondo Platone,invoglia,se letta o sentita,a esser buffone anche chi non lo vorrebbe...Per esempio con espressioni o esibizioni da clown nelle conversazioni in pubblico...

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  5. Fronte coronavirus di oggi 13 ottobre 2020,nuove restrizioni parziali per i cittadini italiani,con Dpcm:niente feste neppure in casa....
    Ora devo scollegare le gomme da irrifazione,tagliare qualche ramo di rosa e svuotare di caligine la canna fumaria.

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