119 Imitazione.Platonis Resp.l.X,c.V,603b-e

"L'imitazione dunque ,scadente compagna di ciò che è scadente, produce effetti scadenti."

"Forse sì."

"Questo vale solo per quella imitazione che si rivolge alla vista, o anche quella che si rivolge all'udito e che noi chiamiamo poesia?"

"Ma naturalmente" rispose" anche per questa!"

"Perciò non accontentiamoci"ripresi" dell'analogia con la pittura, ma arriviamo proprio fino a quella parte dell'anima a cui l'imitazione poetica si rivolge, e vediamo se sia una cosa da poco o una cosa importante."

"Sì, occorre procedere così."

"Tanto per cominciare, diremo che l'imitazione rappresenta uomini che agiscono  per necessita'oppure spontaneamente, credendo di trarre dalle loro azioni un vantaggio o uno svantaggio, mentre fanno tutto ciò provano sentimenti di piacere o di dolore. O forse l'imitazione è qualcosa di più di questo?"

"No."

"Ma in tutto ciò l' uomo è in accordo con se stesso? Oppure anche nelle azioni, così come alla vista dei medesimi oggetti,è in discordia e in battaglia con se stesso? Ma ora ricordo che su questo punto non dobbiamo più  metterci d'accordo: nei discorsi precedenti abbiamo già riconosciuto a sufficienza che l'uomo è colmo di infinite contraddizioni di questo genere."

"Giusto!"

"Sì, giusto!"ripresi io."Ma ora mi sembra necessario parlare di ciò che prima abbiamo trascurato."

"Ossia?"

"Un uomo equilibrato"dissi" a cui tocchi la sventura di perdere un figlio o qualche altro bene a lui estremamente caro, si diceva, prima, che sopportera' tale disgrazia meglio di chiunque altro."

"Proprio così."