venerdì 30 gennaio 2015

Platone,mito della Caverna 4


PLATO,RESPUBLICA,518b-519d

Continua il testo tradotto del cosiddetto "Mito della Caverna".


"Se questo è vero,"continuai"occorre dunque essere convinti che la cultura non è quale alcuni proclamano che sia.Essi dichiarano di instillare la scienza in un'anima che non la possiede,come si infondesse la vista in occhi che non vedono."
"Così dicono infatti".
"Ma il discorso attuale"ripresi"indica che nell'anima di ognuno c'è questa facoltà, insieme a un organo che rende possibile la conoscenza:come se l'occhio non fosse in grado di volgersi dalle tenebre alla luce se non insieme a tutto il corpo,così occorre passare ,insieme a tutta l'anima, dal divenire alla contemplazione dell'essere e della sua parte più luminosa.E' questo,secondo noi,il bene.Oppure no?"
"Sì è questo."
"Ci può dunque essere un'arte di far voltare nel modo più facile ed efficace quell'organo stesso della comprensione! Non si tratta di infondergli la potenza visiva:occorre piuttosto,presupponendola già presente,distoglierla dalla sua abitudine scorretta e volgerla verso dove deve guardare."
"Forse sì"approvò.
"E forse anche le altre facoltà cosiddette psichiche sono affini a quelle del corpo:se mancano si possono prima o poi creare con l'abitudine e l'esercizio;ma il pensiero,a quanto pare,riguarda un oggetto più divino,che non perde mai il suo potere ma,secondo alla direzione cui si rivolge,può diventare utile e vantaggioso oppure inutile e dannoso. Non hai ancora capito che,per esempio, le persone che vengono considerate disoneste e intelligenti hanno la vista molto chiara e osservano acutamente ciò a cui il loro spirito si rivolge,appunto perché il loro sguardo non è da poco ma è asservito a un fine malvagio,cosicché quanto maggiore è la sua acutezza,tanto più grave risulta il danno che esso produce?"
"Proprio cosi' "rispose.
"Eppure"ripresi"se una simile anima nella prima infanzia fosse sottoposta a un'operazione chirurgica che asportasse quei pesi di piombo del divenire da cui è gravata e che aderiscono ad essa grazie ai festini e a simili piaceri della gola e volgono l'anima verso il basso;se si liberasse di questi pesi e poi si volgesse verso la verità, questa stessa natura vedrebbe la realtà con la medesima acutezza  con cui ora vede ciò a cui è rivolta."
"Sembra di sì"disse.
"E in base alle nostre premesse non è mai nemmeno logico affidare lo stato agli incolti e a chi ignora la verità',ma neppure a colui al quale viene permesso di passare tutta la sua esistenza nello studio:a quelli,perché nella vita non hanno  un unico scopo a cui tendere in ogni loro azione privata e pubblica;a questi,perché non lo faranno volentieri,ritenendosi già in vita trasferiti nelle isole dei beati."
"E' vero"disse.
"Dunque noi fondatori dello Stato abbiamo il compito di costringere le nature migliori ad apprendere ciò che prima abbiamo definito la cosa più importante,ossia a contemplare il bene e a compiere quella ascesa;e quando siano saliti e abbiano visto abbastanza,non si deve permettere loro ciò che ora si permette."
"Che cosa?"
"Di rimanere lassù rifiutandosi di scendere di nuovo fra quei prigionieri e di partecipare alle loro fatiche e ai loro premi,frivoli o seri che siano."
"Ma allora eserciteremo su di loro una costrizione e li obbligheremo a vivere peggio di quanto potrebbero?"


       Continua e finisce il racconto del mito,nel post successivo.

8 commenti:

  1. Il primo compito della dialettica non è che la formulazione della definizione di un oggetto nella sua totalità, conformemente alle indicazioni date nel Menone .
    Il secondo compito presenta maggiori novità.
    Esemplificazioni di esso si possono trovare nel Fedro,nel Sofista e nel Politico. Per comprenderne struttura e funzionamento prendiamo un esempio da un dialogo,il Sofista,quando si definisce il pescatore con la lenza.

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    1. L'inizio è ancora una volta un problema:che cos'è la PESCA CON LA LENZA.
      A tale scopo Platone pone l'alternativa se la pesca con la lenza sia o no una Tecnica.L'interlocutore riconosce che è una tecnica.Si suddivide allora la tecnica in due specie:tecnica di produzione e tecnica di acquisizione.
      Tra le due specie si colloca a destra quella che si presuppone possegga una connessione con l'oggetto da definire.
      Si procede poi a ulteriori suddivisioni della specie collocata a destra,scegliendo sempre il corno destro dell'alternativa,finché si giunge alla specificazione coincidente con l'oggetto.Infine si raccolgono tutte le qualificazioni incontrate nel lato destro della dicotomia e si ottiene così la definizione del pescatore con la lenza.(Platone,Il Sofista,219 a-221c).
      A domani two.

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  2. Le"facolta' psichiche "citate nel testo del post, se si guarda il testo greco, alla lettera dovrebbero esser tradotte con "VIRTÙ DELL' ANIMA".
    QUESTE VIRTÙ NON INNATE POSSONO ESSER ESERCITATE E FORTIFICATE, COME QUELLE DEL CORPO, CON OPPORTUNI INSEGNAMENTI.
    così il testo mi sembra più comprensibile...

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  3. Di far voltare.. .Meglio "di far funzionare"...in greco c' è un sostantivo periaghoghe ,conduzione. .

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  4. Il pensiero per Platone è innato e con esso solo si può contemplare l'idea del Bene. Altro sono le virtù dell'anima che non innate, vanno insegnate e fatte crescere con l'esercizio.

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  5. Secondo Platone, le varie virtù psichiche possono esser fatte nascere e allenate con buoni insegnamenti.
    Ma la capacità di pensare(arete' tou fronesai) è innata, è qualcosa di divino, non può esser inculcata, perché non perde mai il suo potere(dunamis):può però con un buon o cattivo allenamento(periagoghe')diventare buona o cattiva, mantenendo sempre la propria intelligenza.

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  6. Fronte coronavirus di oggi 28 maggio 2020:la spesa è stata fatta velocemente,ora aspettiamo i giardinieri...tutto sembra nella norma,come i ravioli da asporto che ieri abbiamo preso da Marcella.

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