sabato 31 gennaio 2015

Osservazioni conclusive sul mito di Er e il mito della caverna II

I due mondi tratteggiati da Platone in Repubblica,(quello della disarmonia e quello dell'armonia ) sono due modi diversi di atteggiarsi dell'uomo verso la realta',che in quanto tale e' quella che e',intelleggibile in se'. 

Platone anzi,dopo aver posto il problema sul piano ontologico ed indicato qual e' l'ordine supremo che va conosciuto,(sia pur da pochi-"la massa non sara' mai filosofa"afferma in Rep.494a-) se davvero si vuole che sia giusto lo Stato(attraverso il governo dei filosofi veri),si preoccupa di mostrare come si attui questa conoscenza:lo spiega alla fine del libro VI (509-511) e con il Mito della caverna  all'inizio del settimo libro di Repubblica:l'educazione dei filosofi,attraverso l'aritmetica,la geometria,la stereometria,l'astronomia,la teoria dell'armonia,si completa con la funzione che deve assumere l'arte più importante e delicata per il filosofo:la dialettica. 

Dialettica che è ontologia(cioè articolarsi armonico di tutta la realtà nell'unità) e logica,con il trascorrere del pensiero da  qualcosa a qualcos'altro che in questo dividere ed unire coglie quell'unità medesima che è l'unità suprema. 

Tutto sta,dunque, in un sapere e in un non sapere:in un cogliere quell'unità che non si può cogliere con l'occhio fisico,o in un pigro accontentarsi di quello che ci dà l'occhio fisico,che è sempre una molteplicità, che nell'immediatezza crediamo,opiniamo reale in sé,e appunto è OPINIONE.


Conoscenza e opinione quindi,intelligibilita' e sensibilità, che sul piano morale si traducono in armonia e disarmonia,che possono governare in un modo o nell'altro,uno Stato.


 Continua con  una terza parte di considerazioni su Er  e il mito della Caverna.

venerdì 30 gennaio 2015

Osservazioni conclusive sul mito di Er e sul mito della Caverna.

Fin dal Carmide ,dal Protagora,dal Gorgia e soprattutto ne La Repubblica, Platone ha sentito il bisogno di dare un contenuto alla definizione di Bene, o meglio di Sommo Bene,inteso come misura e ordine del Tutto.


Dunque Sommo Bene  è armonia e ragion d'essere del Tutto,da cui il tutto prende luce e significato:indefinibile,dunque,logicamente(di qui il mito del Sole),il sommo Bene va vissuto come impegno e dovere,anzi assume realtà solo in quanto sia interiormente vissuto come aspirazione,dialettico ordine di valori posto all'infinito,ma che,a un tempo,è, logicamente,posto come "prima".


Opposto all'essere statico di Parmenide,è per mezzo del Sommo Bene che ciascun essere è là dove è bene che sia,per cui il bene non è definibile,perché se lo definissimo sarebbe idea accanto alle altre idee e non la dialettica unità delle idee stesse,semplice essere e non fonte stessa dell'essere. 

Ogni idea ha un suo essere per cui è intelleggibile e ciò sta nel suo esser collocata là dove deve essere.

 Ma il bene non è idea fra le altre idee:è in tutte le idee come principio che agisce entro tutte dando a ciascuna il suo essere e la sua intelleggibilita',e quindi al tempo stesso tutte le trascende(ne consegue l'analogia col sole che pur non essendo le cose dà vita -essere- alle cose e le rende visibili-intelleggibili).


In questo senso il bene non è, VALE;il Bene è ciò che dà valore alle altre idee,ma non e' esso stesso essere nel senso in cui sono essere le idee. 

Continua.

Platone,mito della Caverna 5


     PLATO,RESPUBLICA 519e-520a

Continua il testo tradotto del mito della caverna.

 "Ti sei dimenticato di nuovo,amico mio,"dissi"che la legge non mira all'assoluto benessere di una sola classe di cittadini,anzi fa in modo che nello stato questo si ottenga con la concordia fra tutte le classi,sia mediante la persuasione,sia mediante la costrizione,obbligando tutti a mettere in comune il contributo che ciascuna classe è in grado di fornire alla collettività';e se la legge rende tali i cittadini,il suo scopo non è quello di lasciarli liberi di fare ciò che vogliono,bensì di costringere ognuno a collaborare alla concordia dello Stato......"

Finisce qui la parte della Repubblica dedicata al mito della Caverna e inizia la parte dedicata alle IDEE.


Dopo  il mito di Er e  della Caverna come ci sono esposti da Platone,(e proposti nei post precedenti),in Lemaranciola prossima volta concludiamo l'argomento
con osservazioni e riflessioni che accomunino  i due passi de La Repubblica.



Platone,mito della Caverna 4


PLATO,RESPUBLICA,518b-519d

Continua il testo tradotto del cosiddetto "Mito della Caverna".


"Se questo è vero,"continuai"occorre dunque essere convinti che la cultura non è quale alcuni proclamano che sia.Essi dichiarano di instillare la scienza in un'anima che non la possiede,come si infondesse la vista in occhi che non vedono."
"Così dicono infatti".
"Ma il discorso attuale"ripresi"indica che nell'anima di ognuno c'è questa facoltà, insieme a un organo che rende possibile la conoscenza:come se l'occhio non fosse in grado di volgersi dalle tenebre alla luce se non insieme a tutto il corpo,così occorre passare ,insieme a tutta l'anima, dal divenire alla contemplazione dell'essere e della sua parte più luminosa.E' questo,secondo noi,il bene.Oppure no?"
"Sì è questo."
"Ci può dunque essere un'arte di far voltare nel modo più facile ed efficace quell'organo stesso della comprensione! Non si tratta di infondergli la potenza visiva:occorre piuttosto,presupponendola già presente,distoglierla dalla sua abitudine scorretta e volgerla verso dove deve guardare."
"Forse sì"approvò.
"E forse anche le altre facoltà cosiddette psichiche sono affini a quelle del corpo:se mancano si possono prima o poi creare con l'abitudine e l'esercizio;ma il pensiero,a quanto pare,riguarda un oggetto più divino,che non perde mai il suo potere ma,secondo alla direzione cui si rivolge,può diventare utile e vantaggioso oppure inutile e dannoso. Non hai ancora capito che,per esempio, le persone che vengono considerate disoneste e intelligenti hanno la vista molto chiara e osservano acutamente ciò a cui il loro spirito si rivolge,appunto perché il loro sguardo non è da poco ma è asservito a un fine malvagio,cosicché quanto maggiore è la sua acutezza,tanto più grave risulta il danno che esso produce?"
"Proprio cosi' "rispose.
"Eppure"ripresi"se una simile anima nella prima infanzia fosse sottoposta a un'operazione chirurgica che asportasse quei pesi di piombo del divenire da cui è gravata e che aderiscono ad essa grazie ai festini e a simili piaceri della gola e volgono l'anima verso il basso;se si liberasse di questi pesi e poi si volgesse verso la verità, questa stessa natura vedrebbe la realtà con la medesima acutezza  con cui ora vede ciò a cui è rivolta."
"Sembra di sì"disse.
"E in base alle nostre premesse non è mai nemmeno logico affidare lo stato agli incolti e a chi ignora la verità',ma neppure a colui al quale viene permesso di passare tutta la sua esistenza nello studio:a quelli,perché nella vita non hanno  un unico scopo a cui tendere in ogni loro azione privata e pubblica;a questi,perché non lo faranno volentieri,ritenendosi già in vita trasferiti nelle isole dei beati."
"E' vero"disse.
"Dunque noi fondatori dello Stato abbiamo il compito di costringere le nature migliori ad apprendere ciò che prima abbiamo definito la cosa più importante,ossia a contemplare il bene e a compiere quella ascesa;e quando siano saliti e abbiano visto abbastanza,non si deve permettere loro ciò che ora si permette."
"Che cosa?"
"Di rimanere lassù rifiutandosi di scendere di nuovo fra quei prigionieri e di partecipare alle loro fatiche e ai loro premi,frivoli o seri che siano."
"Ma allora eserciteremo su di loro una costrizione e li obbligheremo a vivere peggio di quanto potrebbero?"


       Continua e finisce il racconto del mito,nel post successivo.

giovedì 29 gennaio 2015

Platone il mito della Caverna 3


    PLATO,RESPUBLICA,517 b-518a.

Continua il testo tradotto del mito della caverna(leggendo,sarebbe meglio dire,con Platone,"ALLEGORIA").



"Occorre dunque,"dissi"caro Glaucone,riferire tutta questa allegoria a quanto abbiamo detto prima.


Paragona il mondo visibile alla dimora in prigione,e la fiamma che ci risplende al sole;e non deluderai la mia attesa considerando l'ascesa verso la contemplazione della realtà superiore come l'ascesa dell'anima verso il mondo intelleggibile.Questa è la mia interpretazione,dato che vuoi conoscerla.MA DIO SOLO SA SE SIA VERA;in ogni caso io la penso così: l'idea di bene rappresenta il limite estremo e appena discernibile del mondo intelleggibile.Quando si è compresa quella,occorre dedurre che essa è causa, per tutti ,di tutto ciò che è retto e bello:nel mondo visibile ha generato la luce e il signore della luce,mentre nel mondo intelleggibile offre essa stessa la verità e l'intelligenza,e chi voglia comportarsi saggiamente in privato e in pubblico deve contemplare questa idea."


"Sono d'accordo con te,nei limiti della mia capacità di comprensione"rispose.


"Suvvia dunque,"ripresi"continua a darmi ragione,e non stupirti che chi sia giunto a tal punto non voglia interessarsi delle vicende umane,ma tenda spiritualmente a rimanere sempre in alto. Così infatti è naturale che accada,se pure si deve prestare fede all'allegoria di prima."


"Sì certo,è naturale"rispose.


"Ti sembra dunque strano che chi passa dagli spettacoli divini alle umane miserie si comporti goffamente e appaia ridicolo,appunto perché ancora ottenebrato e costretto,prima di essersi ben abituato a questa oscurità, a difendersi nei tribunali e altrove dalle ombre della giustizia e dalle immagini che proiettano quelle ombre,o a rifiutare l'interpretazione  di tali immagini da parte di chi non ha mai contemplato l'essenza della giustizia?"


"No:non è affatto strano!"


"Ma una persona assennata ricorderebbe che i disturbi agli occhi sono di due tipi e hanno due cause:il passaggio dalla luce all'ombra e quello dall'ombra alla luce. Considerando che la stessa cosa vale per l'anima egli non riderebbe scioccamente quando ne vedesse una turbata e incapace di vedere qualcosa,anzi si chiederebbe se sia ottenebrata dalla mancanza di assuefazione perché proveniente da un'esistenza piu' luminosa,o se invece sia abbagliata da una luce più splendida perché proveniente da una condizione  di maggiore ignoranza. Allora si complimenterebbe con questa per la sua condizione attuale,e se proprio volesse ridere,il suo scherno sarebbe meno inopportuno che a proposito dell'anima che giungesse dall'alto e dalla luce."


"Hai proprio ragione!"esclamò.


CONTINUA....

Platone e il mito della caverna,2

  

PLATO,RESPUBLICA,515a-517a.

Prosegue la lettura,in traduzione,del testo platonico.



"E se egli fosse costretto a guardare proprio verso la luce,gli occhi non gli farebbero male,non cercherebbe di sottrarsi e di fuggire verso ciò' che può vedere, e non crederebbe che questo sia in realta' più vero di ciò che gli si vuole mostrare?"
"E' così"rispose.
"E se qualcuno lo strappasse a forza di lì e lo spingesse su per l'aspra e ripida salita,senza lasciarlo prima di averlo condotto alla luce del sole,il prigioniero non proverebbe dolore e rabbia di venire così trascinato?E una volta giunto alla luce,non è forse vero che con i suoi occhi accecati dai raggi del sole non riuscirebbe a contemplare neppure uno degli oggetti che noi ora consideriamo reali?"
"Sì,"rispose"per lo meno non subito."
"Per contemplare quelle realtà superiori dovrebbe abituarsi,io credo.E innanzitutto  vedrebbe con la massima facilità le ombre,poi le figure umane e tutte le altre riflesse nell'acqua,e da ultimo le potrebbe vedere come sono in realtà. Poi sarebbe capace di guardare le costellazioni e il cielo stesso di notte,alla luce delle stelle e della luna,anziché di giorno quando sfolgora il sole."
"Come no!"
"Infine io credo contemplerebbe il sole,non la sua immagine riflessa nell'acqua o in qualche altra superficie,ma nella sua realtà e così com'è, nella sua propria sede."
"Per forza!"esclamò.
"E poi si metterebbe a riflettere che è il sole a portare le stagioni e gli anni,a governare tutti i fenomeni del mondo visibile,e che insomma in qualche misura esso è la vera causa di ciò che i prigionieri vedevano."
"Ma e' evidente"disse"che a questa riflessione giungerebbe in un secondo tempo."
"E poi che farà? Memore della sua antica dimora e della sapienza di laggiù e dei suoi vecchi compagni di prigionia,non credi che si riterrebbe fortunato per il mutamento della sua sorte,e proverebbe pietà per loro?"
"Sì indubbiamente."
"Se quelli si attribuissero a vicenda onori,elogi e premi per chi vedesse meglio il passaggio delle ombre e si ricordasse con maggior esattezza quali passano per prime e quali per ultime e quali insieme,e in base a ciò indovinasse con suprema abilità quelle destinate a passare ogni momento:credi che egli proverebbe desiderio e invidia dei loro onori e dei loro poteri,oppure si troverebbe nella condizione dell'eroe omerico e vorrebbe ardentemente lavorare come salariato al servizio di un povero contadino e patire qualsiasi sofferenza,piuttosto che condividere le opinioni di costoro e vivere a modo loro?"
"Si',"rispose"credo che accetterebbe qualsiasi destino pur di non vivere a quel modo."
"E pensa ancora una cosa:"dissi"se quell'uomo  scendesse di nuovo a sedersi al suo posto,non sentirebbe male agli occhi per l'oscurità'venendo all'improvviso dal sole?"
"Certo"rispose.
"E se dovesse di nuovo valutare quelle ombre e gareggiare con quegli eterni prigionieri prima che i suoi occhi,ancora confusi,si fossero ripresi,e a riconquistare questa abitudine gli occorresse un certo tempo,non credi che sembrerebbe ridicolo,e si direbbe di lui che l'ascesa gli ha rovinato la vista e che non vale neppure la pena di affrontare la scalata?E non verrebbe ucciso chi tentasse di liberare e far salire gli altri,se solo potessero averlo tra le mani e ucciderlo?"
"Non c'è dubbio "rispose.



Continua in Lemarancio il mito della caverna 3


PS

Lemarancio presuppone,per brani scritti originariamente in latino o in greco,tassativamente di avere sott'occhio il testo in lingua originale.

Questa è la finalità del blog,proporre prevalentemente testi di autori,e,in minima misura,i commenti dei vari studiosi.


mercoledì 28 gennaio 2015

Platone , il mito della Caverna.1


PLATO,RESPUBLICA,514a-515d.

                                        Testo del mito della caverna.


I  "Ora," ripresi "riguardo alla cultura e alla sua mancanza,immaginati la nostra condizione nel modo seguente. Pensa ad uomini in una caverna sotterranea, dotata di un'apertura verso la luce che occupi tutta la parete lunga.


Essi ci stanno chiusi fin dall'infanzia carichi di catene al collo e alle gambe che li costringono a rimanere lì e a guardare solo in avanti,poiché la catena al collo impedisce loro di volgere intorno il capo. In alto,sopra di loro,brilla lontana una fiamma;tra questa e i prigionieri corre una strada in salita,lungo la quale è stato costruito un muretto, simile ai paraventi divisori al di sopra dei quali i prestigiatori mostrano al pubblico i loro prodigi."


"Sì li vedo"disse.


"Ecco dunque lungo quel muretto degli uomini che portano oggetti d'ogni sorta che sopravanzano il muretto,e immagini di uomini  e di animali,in pietra,in legno e in fogge di ogni tipo. Alcuni degli uomini che le portano,com'è naturale,parlano,altri stanno zitti."
"Che strana visione!E che strani prigionieri!"


"Eppure sono simili a noi"risposi."Pensi,in primo luogo,che di se stessi e dei compagni abbiano visto qualcos'altro se non le ombre proiettate dalla fiamma sulla parete della caverna di fronte a loro?"
"Impossibile,"rispose"se sono stati costretti a rimanere per tutta la vita senza muovere il capo!"
"E non si trovano nella stessa situazione riguardo agli oggetti che vengono fatti sfilare?"
"Certo."
"Se dunque potessero parlare fra loro ,non credi che considererebbero reali le immagini che vedono?"
"Inevitabilmente."


"E se la parete opposta della caverna rimandasse un'eco?Quando uno dei passanti si mettesse a parlare,non credi che essi attribuirebbero quelle parole alla sua ombra?"
"Sì per Zeus"rispose.
"Allora per tali uomini la realtà consisterebbe solo nelle ombre degli oggetti."
"E' assolutamente inevitabile"rispose.


"Pensa ora  quale potrebbe essere per loro l'eventuale liberazione dalle catene dell'ignoranza.

Un prigioniero che venisse liberato e costretto ad alzarsi,a volgere il collo,a camminare e a levare gli occhi verso la luce,soffrirebbe facendo tutto ciò ,rimarrebbe abbagliato e sarebbe incapace di mirare ciò di cui prima vedeva le ombre. E se gli si dicesse  che prima vedeva solo apparenze vane mentre ora può vedere meglio,perché il suo sguardo è più vicino all'essere e rivolto ad oggetti più reali;e se gli si mostrasse ognuno degli oggetti che sfilano e lo si costringesse con alcune domande a rispondere che cosa sia,tu come pensi che si comporterebbe? Non credi che rimarrebbe imbarazzato e riterrebbe le cose che vedeva allora più vere di quelle che gli vengono mostrate ora?

"Sì, molto più vere"rispose.          


   Continuiamo ,con il cap II del VII libro de La Rep.,la narrazione del mito,nel post seguente(Lemarancio,Platone,il mito della caverna 2).

La conoscenza in Platone 2.

Spieghiamo la gnoseologia platonica,semplificando molto,con un esempio,dopo aver proposto nel post precedente lo schema,con le stesse parole usate da Platone.

La distinzione tra doxa ed episteme è puramente schematica,perché, in effetti,dal cosiddetto mondo sensibile al mondo intelleggibile non ci è un salto,un passaggio netto,ma un graduale innalzarsi,in un graduale approfondimento,da ciò che dapprima nell'immediatezza sensibile appare molteplice(come ad esempio,le parole di un libro ,l'una accanto all'altra,indifferentemente,per chi non abbia ancora inteso),alla consistenza reale di cose accanto a cose(ogni parola del libro prende significato in sé), all'accorgersi che ogni cosa si articola all'altra-ed ecco il passaggio da ciò che è dato dai sensi,a ciò che è contenuto solo dell'intelletto- per cui l'una dall'altra , ciascuna cosa prende il suo significato(l'articolarsi delle varie parole in frasi che hanno una loro coerenza),fino a cogliere la ragion d'essere del  tutto che il tutto ordina in unità, per cui tutto è là  dove è bene che sia(intendere il significato del libro nella sua unità, il perché del libro,che non è nessuna delle parole,nessuna delle pagine,che è  in tutte e in nessuna,che noi cogliamo dopo aver letto e riletto tutto il libro,ma che del libro era la condizione stessa).
Tanto meglio di questo ci rendiamo conto nella plastica raffigurazione platonica del mito della caverna, all'inizio del settimo libro de La Repubblica.

martedì 27 gennaio 2015

La conoscenza in Platone 1.

Per tutti gli argomenti del blog,digita:lemarancio blog argomenti e supporti(del 26/5/2015).

Il contenuto del libro sesto de La Repubblica di Platone è noto soprattutto per la trattazione delle Idee;esso si articola nelle seguenti parti:i filosofi-re,una possibile controindicazione:essi sarebbero inetti a reggere le sorti dello Stato.Questa l'opinione corrente. Risposta all'obiezione:lo stato della filosofia:demagogia imperante e anime elette costrette a vivere isolate.Quando si saprà chi sono i veri filosofi e quando lo stato veramente educato li alleverà, allora si avranno i filosofi-re.Come sono possibili i filosofi-re?Solo conoscendo il Bene ,il suo significato e il suo valore:soltanto il filosofo,che dal mondo sensibile si eleva al mondo delle idee,all'ordine in sé (Bene) può attuare ordine e armonia nello stato,e nello stato egli avrà la funzione che nel mondo delle Idee ha il Bene,che nel singolo ha l'anima razionale.Questi i gradi ascensivi del conoscere:congettura,credenza,pensiero discorsivo,intuizione.

E allora il libro VII inizia con il mito della Caverna:si spiegano misticamente i quattro gradi ascensivi del conoscere.Si parla di mondo sensibile e di mondo intelleggibile,del dovere del filosofo di non rimanere sul monte a contemplare la conquistata verità, ma di tornare fra gli uomini.Dovere del Giusto è attuare giustizia in un mondo dove giustizia non c'è. Soltanto così sarà vivo quel mondo ideale che altrimenti sarebbe lettera morta. Non si dà armonia se tutti non ci concorrono per ciò che a ciascuno compete.I giovani vanno educati per tappe:con aritmetica,geometria,stereometria,astronomia,teoria della musica;prima però devono esser stati esercitati nella ginnastica e nella danza.Con questa istruzione i nuovi uomini potranno accedere all'ultimo grado della conoscenza attraverso la dialettica,quale specifica educazione del filosofo a che sia ottimo re. Quale età della sua vita sarà adatta al regno?Con la risposta,Platone conclude la formazione dello stato perfetto.
Prima di procedere alla trascrizione del mito,ancora qualche considerazione esplicativa sulla conoscenza,secondo Platone.            Vi  è dunque un conoscere sensibile(opinione,doxa),che si riferisce al mondo quale ci è offerto dai sensi,molteplice e mutevole,e si distingue in una pura impressione o immagine(eikasia),e in una netta  percezione che ingenera una fede(pistis),e ci è un conoscere intelleggibile(episteme),che è dapprima un razionale discorrere e articolare aiutandosi con ipotesi e simboli come nella matematica(dianoia),per assurgere infine a cogliere ,attraverso quell'articolare stesso,l'unità del Tutto nella sua totalità, in piena intuizione(noesis).

Schematizzando:               doxa.                                       episteme
                                                                           
                                eicasia.       pistis.                 dianoia.                     noesis.

Vedremo la prossima volta di spiegare con un esempio concreto la gnoseologia platonica.
Ancora in una prossima volta saremo pronti per il mito della caverna.

Come ragioniamo VI ARISTOTELE ORGANON.


                                                     A R I S T O T E L E      O R G A N O N





AVVERTENZA:SE SIETE ARRIVATI A LEGGERE FINO A QUESTO POST SU ARISTOTELE,LEMARANCIO CONSIGLIA I SEGUENTI POST COME PROSECUZIONE LOGICA:

1)LEMARANCIO TESTO ANALITICI PRIMI CAP IV(3 PARTI IN TUTTO).

2)LEMARANCIO ANALITICI I,L.I,CAP.IV,LA PAROLA AI COMMENTATORI(3PARTI).

3)LEMARANCIO IL SILLOGISMO IN GENERALE,IL COMMENTATORE DI ARISTOTELE(5PARTI).

4)LEMARANCIO IPSE SCRIPSIT I E SEGUENTI(testo greco,italiano e commento dei capitoli 1 e 2 di Analitici secondi)-IMPORTANTISSIMO!




                                          

                                                    A N A L I T I C I    S E C O N D I(si conclude la rassegna dei titoli di capitoli di An.Pr. e An.Post,iniziata col post Lemarancio come ragioniamo I ).




                                                   Analitici II,libro II,struttura,dal capitolo 6.

6 L'impossibilità di dimostrare l'essenza con un sillogismo ipotetico.
7 L'indimostrabilita' dell'essenza tramite la definizione.
8 Il rapporto tra la definizione e la dimostrazione.
9 L'indimostrabilita' dei principi.
10 I differenti tipi di definizione.
11 Le cause come  termini medi.
12 La simultaneità' della causa e dell'effetto.
13 La definizione dell'essenza per composizione e l'uso della divisione.
14 La determinazione del genere.
15 La polivalenza del termine medio.
16 Le relazioni tra la causa e l'effetto
17 La pluralità e l'unicità delle cause di un causato.
18 Le cause prossime.
19 L'apprensione dei principi.


 
Sommari(che facilitano la lettura diretta dei capitoli interi) dei singoli capitoli ,in  "Aristotele, Organon", UTET,1996,vol II pag 387 e segg.






Con l'Organon  la critica contemporanea ha riconosciuto la pluralità' dei modelli di ragione.Così, accanto al metodo apodittico (definito dell'analitica aristotelica e proprio di tutte le scienze a partire dal IV sec. a.C.), anche quello dialettico (inventato da Platone e prevalentemente discorsivo tra due o più persone,con le sue tipiche procedure del confutare e del distinguere,del render conto e del giustificare),si è proposto  come metodo peculiare della filosofia.

 E scienza e filosofia procedono ormai  abbracciate: con il termine che definisce questo intreccio: epistemologia.




A corollario dell'opera Organon  della UTET che comprende il testo italiano di tutti e sei i libri aristotelici che la compongono( Categorie, De interpretatione, Analitici I,AnaliticiII,Topici,Confutazioni Sofistiche,) ci sono i seguenti utilissimi strumenti-indici:


Nomi di persone citate
Nomi di popoli e paesi
Passi degli autori antichi citati
Opere citate da Aristotele
Indice in italiano di termini specifici
Indice di termini greci citati e tradotti in italiano.

Sunto dei vari capitoli.








lunedì 26 gennaio 2015

Come ragioniamo V ARISTOTELE ORGANON.

                                             A R I S T O T E L E      O R G A N O N

                                                A N A L I T I C I   S E C O N D I



Analitici Secondi,libro II(inizia,e non finisce in questo post,l'elenco dei titoli dati ad ogni capitolo,nella edizione UTET, più volte citata).


1 I differenti tipi di indagine.
2 La ricerca del termine medio.
3 La definizione e la dimostrazione.
4 L'indimostrabilita' dell'essenza.
5 La divisione è inadatta a dare la definizione e non costituisce dimostrazione.



A questo punto per dimostrare l'utilità' dei sommari forniti dalla edizione UTETper aiutare capire la lettura diretta ,in italiano,dei singoli capitoli,
forniamo come esempio il sunto di An.II,l.II,cap. 4 e 5.




PREMESSA:nonostante i sommari che seguono,l'argomento di essi rimane estremamente ostico. Ma magari a qualcuno potrà servire... Chissà...



Capitolo IV,sommario.

Il capitolo prova l'impossibilita' di dimostrare la definizione esaminando innanzitutto il caso in cui il sillogismo di tale presunta dimostrazione si valga di prosillogismi,e mostra che,dovendo i termini di tutti i sillogismi necessariamente convertirsi(giacché la definizione esprime l'essenza,e perciò ci deve essere assoluta identità tra il definiendum e il definiens),la definizione è già presente nelle premesse,ed esattamente nelle minori, senza bisogno che si attenda la conclusione. Pertanto il sillogismo pone,nelle premesse,ciò che vuole provare.Se invece il sillogismo della presunta dimostrazione si costruisce in base a premesse immediate,o si configura come una petizione di principio,oppure,se per evitare la convertibilità dei termini si pone che essi si rapportano come genere e specie,non si ha definizione.





Cap. V.   Sommario.

Proseguendo l'indagine sulla indimostrabilita' della definizione,iniziata prima,ora Aristotele prova che,se anche si sostenesse,ma in modo incongruente,che essa si raggiunge con la divisione,neppure in questa ipotesi sarebbe dimostrabile e che,per converso,se anche si credesse ,ma in modo ancor più incongruente,che la divisione surroga la dimostrazione,neppure in questo caso essa darebbe la  definizione. L'analisi si scandisce in tre momenti. Premesso che il sillogismo(e dunque anche la dimostrazione) è tale che qualcosa necessariamente segue ,per il fatto di esser stato posto qualcos'altro ,e che perciò la conclusione non si dà perché si concede,né può esprimersi con una domanda,si mostra che,come non è dimostrazione l'induzione,così non lo è quel presunto modo di definire che è la divisione:in quanto essa non deduce,lungo i suoi gradi,l'appartenenza delle determinazioni(ossia degli elementi della definizione) al definiendum,ma l'assume ;come non mostra ma assume che la cosa è necessariamente l'insieme di quelle determinazioni. Ma la divisione non garantisce la definizione,giacché non garantisce né che nell'insieme di quelle determinazioni non ne venga  assunta qualcuna non essenziale,né che ne sia omessa qualcuna essenziale.

 La divisione dà la definizione solo se si assumono tutte le determinazioni immanenti all'essenza e,avuto l'assenso,(non la dimostrazione,)circa la prima,si divide in modo continuo,senza cioè saltarne nessuna.In tal caso essa fa conoscere la cosa nella sua essenza ,ma non per questo un tale far conoscere costituisce un sillogismo,ma si tratta di un modo diverso di render noto. 

Fine sommario.




Ricordiamo per inciso quel che Aristotele aveva affermato prima di affrontare i sillogismi: "Diremo come ,quando e con quali mezzi si produca ogni sillogismo. Più tardi tratteremo della dimostrazione. Si deve trattare prima del sillogismo,perche' il sillogismo ha un carattere universale. La dimostrazione infatti è una forma di sillogismo,ma ogni sillogismo non è una dimostrazione(An.I,1,4). 




Continua con la struttura di An II l.II,da cap 6 .....






domenica 25 gennaio 2015

Come ragioniamo IV ARISTOTELE ORGANON.

                                   A R I S T O T E L E        O R G A N O N


                                    A  N A L I T I C I         S E C O N D I

Analitici Secondi,libro primo:elenco dei capitoli(per il loro testo completo in italiano: "Aristotele, Organon,a cura di M. Zanatta,UTET,vol II".)



I sommari (che ne possono facilitare la comprensione)di tutti i capitoli ,che verranno elencati  nei due post successivi,si trovano da pag.387, per il libro I,da pag 415 per il libro II.,dell'edizione della UTET citata due righe prima.



              An.Post.(Analitica Posteriora,per distinguere da Analitica Priora),libro primo:

1La necessità della conoscenza previa.
2La scienza e la dimostrazione.
3Errate opinioni della scienza.
4La definizione di "ogni","per sé","universale".
5Errori relativi alla universalità della dimostrazione.
6Il carattere necessario delle proposizioni della dimostrazione.
7La mutua esclusione dei generi.
8La validità perenne della dimostrazione.
9I principi della dimostrazione sono propri e indimostrabili.
10 Le differenze dei principii.
11 Gli assiomi.
12  La domanda scientifica.
13 La conoscenza del "che" e del " perché".
14 La superiorità della prima figura.
15 Le proposizioni negative immediate.
16Gli errori derivanti da proposizioni immediate.
17 Gli errori derivanti dalle premesse immediate.
18 La sensazione come requisito fondamentale della scienza.
19 Il numero dei principi della dimostrazione.
20 Il numero finito dei termini medi.
21 Il numero finito dei medi nelle dimostrazioni negative.
22 Il numero finito dei termini delle dimostrazioni affermative.
23 Corollari.
24 La superiorità della dimostrazione universale.
25 La superiorità della dimostrazione affermativa.
26 La superiorità della dimostrazione diretta rispetto a quella per la riduzione all'assurdo.
27 Le condizioni di superiorità di una scienza.
28 L'unità e la diversità delle scienze.
29 La pluralità delle dimostrazioni.
30 Ciò che è dovuto alla sorte non è oggetto di scienza né di dimostrazione.
31L'impossibilità di conoscere scientificamente  mediante la sensazione.
32La diversità dei principi.
33 La scienza e l'opinione.
34 La prontezza mentale.

Fine.



Continua con la struttura  di Analitici secondi,libro secondo.





Come ragioniamo III ARISTOTELE ORGANON.

                                           A R I S T O T E L E         O R G A N O N

                

                                                    A N A L I T I C I     P R I M I :  STRUTTURA.


NEI DUE POST PRECEDENTI È RIPORTATA LA STRUTTURA DI ANALITICI PRIMI,LIBRO PRIMO.

                                                   ANALITICI PRIMI LIBRO SECONDO(27 CAPITOLI).



1 La molteplicità' delle conclusioni.
2 Le premesse vere e la conclusione falsa e viceversa,nella prima figura.
3 La conclusione vera e le premesse false nella seconda figura.
4 La conclusione vera e le premesse false nella terza figura.
5 La dimostrazione circolare nella prima figura.
6 La dimostrazione circolare nella seconda figura.
7 La dimostrazione circolare nella terza figura.
8 La conversione dei sillogismi di prima figura.
9 La conversione dei sillogismi di seconda figura.
10 La conversione dei sillogismi di terza figura.
11 La riduzione all'impossibile nella prima figura.
12 La riduzione all'impossibile nella seconda figura.
13 La riduzione all'impossibile nella terza figura.
14 La riduzione all'impossibile e la dimostrazione diretta.
15 Le conclusioni delle premesse opposte.
16 La petizione di principio.
17 Le obiezioni alla riduzione all'impossibile.
18 La conseguenza falsa e le sue cause.
19 Il catasillogismo.
20 La confutazione.
21L'errore.
22 La conversione e il confronto tra cose da desiderare e da evitare.
23 L'induzione.
24 L'esempio.
25 L'abduzione.
26 L'obiezione.
27 L'entimema.


FINE STRUTTURA ANALITICI PRIMI,LIBRO PRIMO E SECONDO(LEMARANCIO,COME RAGIONIAMO,I,II,III).




Continua ,nel post successivo,con la struttura di Analitici Secondi,libro primo.





sabato 24 gennaio 2015

Come ragioniamo II ARISTOTELE ORGANON.

                                          A R I S T O T E L E        O R G A N O N 


                                                   A N A L I T I C I    P R I M I




Siete riusciti a disegnare quanto esposto a parole nell'ultima  parte del post "Come ragioniamo I"?




Continuiamo l'elenco delle parti strutturali di Analitici primi,libro primo,da 25,trascrivendo i titoli loro dati,nell'edizione della UTET.


25 Il numero dei termini,delle premesse,delle conclusioni.
26 Le proposizioni che vanno assunte e rigettate in ogni figura sillogistica.
27 Regole generali per la costruzione di sillogismi categorici.
28 Regole per la ricerca del medio nei sillogismi categorici.
29 Regole per la ricerca del medio nei sillogismi per riduzione ad assurdo,ipotetici e modali.
30 La ricerca del termine medio nelle varie discipline.
31 La divisione.
32 La scelta delle premesse,dei termini,del medio,delle figure.
33La quantità' delle premesse.
34 Termini astratti e concreti.
35 Termini composti.
36Le flessioni dei termini.
37 Le differenti specie di predicazione.
38 La duplicazione dei termini.
39 La sostituzione delle espressioni equivalenti.
40 La funzione dell'articolo.
41 L'interpretazione di certe espressioni.
42 Le regole del sillogismo composto.
43 La riduzione delle definizioni.
44 L'irrisolvibilita' dei sillogismi ipotetici e di quelli per riduzione all'impossibile.
45La riduzione dei sillogismi da una figura all'altra.
46 La negazione del verbo e del predicato nominale.


             Fine elenco capitoli del primo libro di  Analitici primi,con i titoli che si trovano nella edizione sopra citata.

La lettura diretta dei capitoli interi, in italiano o meglio in greco,dovrebbe essere sempre accompagnata da un loro sommario,che faciliti la comprensione.

Tale utile sommario si trova nella seguente opera in lingua italiana  "Organon",a cura di M. Zanatta,UTET,vol primo.

Il sommario di ogni capitolo di Analitici primi libro primo,da pag 465; il sommario di ogni capitolo di Analitici primi,libro secondo ,da pag. 475 di op. cit. 



Continueremo con la struttura di Analitici secondi,libri primo e secondo......




Come ragioniamo I ARISTOTELE ORGANON.

                                         A R I S T O T E L E             O R G A N O N


                                               A N A L I T I CI          P R I M I 




Per tutti gli argomenti del blog,digita lemarancio blog argomenti e supporti (del 26/5/2015).



Teofrasto e Andronico di Rodi hanno ordinato secondo lo schema che noi usiamo,gli scritti di Logica di Aristotele(in origine,forse,solo appunti per le lezioni del Maestro).

Sotto il nome di Organon  ci sono giunti i seguenti titoli di opere,divise a loro volta in libri,

                                Categorie
                                 De interpretatione
                                  Analitici Primi
                                    Analitici Secondi
                                      Topici
                                        Confutazioni sofistiche.



Elencherò i titoli dei vari capitoli di Analitici primi e secondi,perche' dalla loro redazione,l'umanità' ragiona secondo quanto e' scritto in queste due opere.


Trascrivo  ogni titolo di ogni capitolo di Analitici primi(libro primo e secondo)e di Analitici secondi(libro primo e secondo),per chi voglia poi approfondire con ogni mezzo e secondo le proprie esigenze i contenuti dei c.d. Analitici.



Analitici Primi,libro primo:


cap 4:Sillogismo categorico in prima figura.
        5:Sillogismo categorico in seconda figura.
        6:Sillogismo categorico in terza figura
        7Modi indiretti delle tre figure.
        8 I sillogismi modali e i sillogismi con due premesse necessarie.
        9 Sillogismi modali di prima figura.
        10 Sillogismi modali di seconda figura.
        11Sillogismi modali di terza figura.
        12Raffronto tra sillogismi categorici e sillogismi modali.
        13I sillogismi modali sul contingente.
        14 I sillogismi modali di prima figura con entrambe le premesse contingenti.
        15 I sillogismi modali di prima figura con una premessa contingente e l'altra categorica.
        16 I sillogismi modali di prima figura con una premessa contingente e l'altra necessaria.
        17 I sillogismi modali in seconda figura con entrambe le premesse contingenti.
        18 I sillogismi modali in seconda figura con premessa contingente e l'altra accessoria.
        19 I sillogismi modali in seconda figura con premessa necessaria e l'altra contingente.
        20 I sillogismi modali in terza figura con entrambe le premesse contingenti.
        21 I sillogismi modali in terza figura  con una premessa contingente e l'altra assertiva.
        22 I sillogismi modali in terza figura con premessa necessaria e l'altra contingente.
        23 Generalizzazione delle tre figure e loro riduzione alla prima.
        24 La quantità' e la qualità' delle premesse.




Per dare solo un minimo esempio del contenuto di Analitici Primi,cito  le seguenti parole di A. ,cercando di darne spiegazione.   

   "Nel caso non si sia assunto che,essendo stati sottratti angoli uguali da angoli uguali,si lasciano angoli uguali...."(Aristotele,An.Priora)


Cioè: I lati del triangolo isoscele inscritto in un  semicerchio,sono raggi del cerchio e i loro prolungamenti sono diametri.Gli angoli indicati come AC e BD risultano rispettivamente dalla somma degli angoli E e C, Z e D.Essi sono uguali in quanto angoli di semicerchio. Gli angoli C e D sono uguali in quanto angoli di un segmento.Di conseguenza anche gli angoli E e Z  risultanti dalla sottrazione di angoli uguali da angoli uguali,sono uguali.


 Chi si diverte a disegnare la figura relativa?    



   Continua...





giovedì 22 gennaio 2015

Aristotele: genesi del ragionamento;Platone:genesi della conoscenza

Per tutti gli argomenti del blog,digita:lemarancio blog argomenti e supporti(del 26/5/2015).

In successione ,nei prossimi post,saranno trattati due argomenti fondamentali della struttura del pensiero dell'uomo occidentale e non:da Platone in poi e da Aristotele in poi,fino ai giorni nostri e presumibilmente per sempre,l'homo sapiens-sapiens ha cominciato a capire come conosce e come ragiona in ogni campo  intellettuale.


Per questo postero'  ,sull'argomento,considerazioni su ,ma SOPRTTUTO brani diPlatone e Aristotele,per fornire conoscenza diretta, al lettore,del loro pensiero.


I brani del primo saranno tratti da Repubblica,Timeo,Crizia;i brani del secondo da Analitici Primi e Secondi.




martedì 20 gennaio 2015

Er parte 17(Plato,Resp.620d-621d)

Quando tutte le anime ebbero scelto ognuna la propria vita,si presentarono a Lachesi  secondo il turno del loro sorteggio. 

Essa invio' a custodire e sancire la vita prescelta quel demone che ognuna aveva preso per se'. Per prima cosa egli guidava l'anima da Cloto,la poneva sotto la mano di lei e sotto il fuso in movimento,perfezionando il destino scelto al momento del sorteggio.Dopo averla esortata a toccare il fuso,la guidava da Atropo ,che rendeva immutabile la trama ormai filata. Da li' l'anima senza potersi voltare indietro,giungeva ai piedi del trono di Ananke  e passava dall'altra parte.

 Poi,una volta passate di li' anche le altre,si avviavano tutte alla pianura del Lete in un caldo soffocante e terribile:essa era infatti spoglia di alberi e di tutto quanto spunta dalla terra. 

A sera,le anime si accamparono presso il fiume Amelete,la cui acqua nessun vaso può' trattenere. Ognuna fu costretta a berne una certa quantità',ma quelle che non erano protette dalla prudenza ne bevevano più del necessario:chi beveva quell'acqua si dimenticava tutto. Una volta addormentate,nel cuor della notte,scoppio' un terremoto illuminato da lampi,e all'improvviso esse si levarono,correndo chi qua chi la',in alto verso la nascita,filando via come stelle.

 Ma Er 
aveva ricevuto l'ordine di non bere quell'acqua;non sapeva come e per quale strada fosse ritornato nel corpo,ma all'improvviso alzo' gli occhi e all'alba si vide disteso sul rogo.



E cosi' il suo racconto si è conservato e non è andato perduto e potrà' essere salutare anche per noi;se gli crederemo e attraverseremo indenni il fiume Lete non contamineremo le nostre anime. Ma se darete retta a me,se sarete convinti che l'anima è immortale e capace di sopportare ogni male e ogni bene,percorreremo sempre la via alta e praticheremo in tutti i modi la giustizia e insieme la prudenza. Cosi' saremo cari a noi stessi e agli dei,mentre rimarremo quaggiù' e anche quando otterremo le ricompense della giustizia,simili a quelle che gli atleti vittoriosi vanno in giro a raccogliere. 

E così saremo felici sia su questa terra sia nel cammino di mille anni che abbiamo descritto.  


 Fine del mito di Er e della Repubblica platonica. Sulla " Repubblica" torneremo con la proposta di altri brani. Per ora diciamo solo che essa,nel testo greco,si conclude con l'espressione " EU  prattomen" che significa " avremo fatto bene,ci saremo comportati bene"( secondo giustizia). Il dialogo era iniziato con l'espressione " kateben" che significa io ero sceso.

lunedì 19 gennaio 2015

Er parte 16(Plato,Resp.620ad)

E vide l'anima di Tamira scegliere l'usignolo;e vide pure un cigno e altri animali canori scegliere di mutarsi in uomini.

L'anima sorteggiata al ventesimo turno,scelse l'esistenza di un leone: era quella di Aiace Telamonio,che non voleva diventare uomo,ricordandosi del giudizio delle armi. Quella successiva era di Agamennone:anch'essa odiava il genere umano a causa di quello che aveva patito,e scelse di mutarsi in aquila. 

Nei turni intermedi era stata sorteggiata l'anima di Atalanta che,considerando la grandezza degli onori riservati agli atleti,non ebbe il coraggio di passare oltre e scelse quelli. 

Poi vide l'anima di Epeo di Panopeo entrare nella persona di una donna laboriosa.

 Lontana, fra le ultime ,vide l'anima del buffonesco Tersite entrare in una scimmia.

 L'anima di Odisseo si trovo' a dover scegliere proprio per ultima,e ormai guarita dall'ambizione, grazie al ricordo dei travagli passati,girando intorno a lungo,cerco' la vita di un ozioso qualsiasi,e ne trovo' a stento una da qualche parte trascurata da tutti gli altri. Al vederla,disse che l'avrebbe scelta se fosse giunta al sorteggio per prima,e ben contenta se la prese. 

Allo stesso modo gli animali si mutavano in esseri umani,oppure gli uni negli altri:quelli ingiusti in animali selvaggi,quelli giusti in animali domestici;ed avvenivano mescolanze d'ogni sorta.


Continua.

Er parte 15.(Plato,Resp.619b-620a).

Il messaggero delle cose di laggiù raccontò che in quel momento l'araldo aggiunse:"Anche l'ultimo arrivato,se compirà la sua scelta giudiziosamente e vivrà con serietà, ha davanti a sé un'esistenza accettabile,per nulla indecorosa.Il primo a scegliere non sia distratto e l'ultimo non si perda d'animo".


Dopo questa parole,Er  narro' che il primo al sorteggio andò' a scegliere la più assoluta tirannide senza tener conto di tutto, per la sua stoltezza e golosità; non si accorse dunque che così era  destinato a divorare i suoi propri figli e ad affrontare molte altre disgrazie. Ma quando considerò a mente fredda la sua sorte,si batté il petto e deploro' la scelta che aveva compiuto senza curarsi degli avvertimenti dell'araldo. Infatti non accusava se stesso dei propri mali,bensì il fato e i demoni e tutto quanto,fuorché se stesso. Egli era uno di quelli provenienti dal cielo,e nella vita precedente aveva vissuto in una condizione prevalentemente equilibrata,ma la sua pratica della virtù era stata guidata dall'abitudine,senza l'aiuto della filosofia.


Insomma,fra coloro che si lasciavano sorprendere per ignoranza delle sofferenze,quelli che scendevano dal cielo non erano i meno numerosi. Al contrario,la maggior parte di quelli che salivano dalla terra,avendo sofferto essi stessi e avendo visto altri soffrire,sceglievano senza precipitazione.

Perciò' fra la maggior parte delle anime avveniva uno scambio  di mali e di beni,anche a causa della fortuna del sorteggio:se infatti chiunque venisse a questo mondo si applicasse sanamente alla filosofia e se il suo turno nel sorteggio non lo chiamasse fra gli ultimi,forse,a quanto si narra delle cose di laggiù, potrebbe essere felice non solo in questa vita,ma anche il suo viaggio da qui a laggiù e il suo ritorno qui non avverrebbero sotto terra e nella sofferenza,ma nel cielo e senza difficoltà.


Er  diceva che lo spettacolo di ciascun'anima intenta a scegliere la propria esistenza era veramente incredibile:uno spettacolo compassionevole,ridicolo e assurdo. Perché, in genere, le anime sceglievano in base alle abitudini acquisite nella vita anteriore. Disse di aver visto,per esempio,l'anima che era stata di Orfeo sceglier la vita di un cigno per odio verso le donne,dato che egli era morto per mano loro e percio' non voleva nascere da una donna.


  Continua in 16.

Er,parte 14(Plato Resp.617b-619d).

"Appena giunti,Er  ei suoi compagni dovettero presentarsi subito a Lachesi .Per prima cosa un araldo li mise in fila,poi prese dalle ginocchia di Lachesi  le sorti e i modelli di vita,sali' su un alto palco e cosi' parlo':

"Proclama della vergine Lachesi ,figlia di Ananke ! Anime effimere,ecco l'inizio di un nuovo ciclo di nascite apportatrici di morte. Non un demone sceglierà voi,ma voi sceglierete il vostro demone! Chi sia stato sorteggiato per primo,per primo scelga la vita che sara' necessariamente legata a lui. La virtù' non ha padroni:ognuno la possiederà' di più o di meno a seconda che l'abbia onorata o trascurata. La responsabilità è di chi fa la scelta;la divinità è innocente".


Concluse queste parole ,getto' a tutti le sorti,e ognuno scelse quella che gli era caduta vicino,tranne Er ,a cui ciò' non fu permesso;poi la scelta fu chiarita ad ognuno.E di nuovo furono posti per terra davanti a loro i modelli di vita,molto più numerosi delle anime lì presenti. Ce ne erano di ogni genere:quelli di tutti gli animali e degli uomini;c'erano fra essi le tirannidi,alcune perfette,altre tronche a mezzo,e concluse nella povertà nell'esilio e nella miseria.C'erano anche le vite di uomini illustri,sia per la bellezza della figura e del volto e per il vigore e la resistenza fisica,sia per la nobiltà e la virtù degli antenati;ma c'erano anche le vite di uomini oscuri,perche'privi di tutti quei pregi,e delle donne allo stesso modo.Fra le anime non c'era gerarchia,perché inevitabilmente mutavano posto in relazione alla scelta. 

Gli altri elementi erano mescolati tra di loro e con la ricchezza e la povertà, con la malattia e la salute:c'era anche la possibilità di scelte intermedie fra questi estremi. Lì, a quanto pare è il massimo cimento di un uomo ;e soprattutto per questo ognuno di noi deve lasciar perdere le altre cognizioni e sforzarsi di cercare e di acquisire questa sola,nella speranza di riuscire a riconoscere e a trovare chi la renda capace ed esperto di distinguere la vita buona da quella cattiva,di scegliere sempre e dovunque la migliore possibile,tenendo conto dell'effetto complessivo e particolare di tutto quanto abbiamo esposto or ora.

 Occorre insomma sapere quale bellezza sia unita alla povertà o alla ricchezza,quale disposizione d'animo abbia un effetto cattivo oppure buono;che cosa siano la nobiltà e l'oscurità di natali,la condizione privata e quella pubblica,la forza e la bellezza,la cultura e l'ignoranza,e quali effetti producano insieme tutte queste caratteristiche spirituali,naturali e acquisite. Allora si potrà scegliere naturalmente,in base a tutti quegli elementi e tenendo conto della natura dell'anima,la vita peggiore e quella migliore,considerando peggiore quella che condurrà l'anima a diventare più ingiusta,e migliore quella che la condurrà a diventare più giusta,e lasciando perdere tutte le altre possibilità':infatti abbiamo constatato che la scelta migliore per i vivi e per i morti,è proprio questa.

E con questa convinzione incrollabile occorre scendere nell'Ade per non lasciarsi catturare anche laggiù dalla ricchezza e da simili disgrazie,per non cadere nella tirannia,e in altri comportamenti analoghi,che inducono a compiere molte insopportabili scelleratezze,e poi soffrire individualmente ancora di più; per saper scegliere la vita intermedia ed evitare l'eccesso in entrambe le direzioni,sia in questa vita,per quanto possibile,sia in tutte le esistenze successive. Questo è infatti il modo con cui l'uomo  può acquisire la massima felicità. 

Continua in 15...

domenica 18 gennaio 2015

Er parte 13 (Plato Resp.617bd).

In alto,su ciascuno dei cerchi del fuso siede una Sirena la quale ruota sul suo cerchio e nello stesso moto;Sirena la quale una voce sola in un sol tono continuamente emette,e da tutte le otto voci insieme risulta un'armonia sola.

Tre altre donne ancora ci sono,in circolo sedute ad uguali intervalli,ciascuna su di un trono,le figlie della Necessità,le Parche,di bianco vestite,il capo coronato di bende,Lachesi ,Cloto e Atropo,e sull'armonia cantano,Lachesi il passato,Cloto il presente,Atropo l'avvenire.

Cloto con la mano destra sul fuso,ad intervalli,aiuta a girare il cerchio esterno:Atropo,con la mano sinistra,i cerchi interni,Lachesi a volta a volta l'uno e gli altri,con l'una e l'altra mano.


Continua in parte 14.

sabato 17 gennaio 2015

Er parte 11.Note al testo.

 Interrompiamo di nuovo la narrazione platonica.

Due movimenti si distinguono nel fuso:

1) il movimento generale del fuso(da oriente a occidente));

2,il movimento dei singoli fusaioli,ciascuno dei quali,variando di velocità fra loro,ruotano in senso contrario a quello del fuso(da occidente ad oriente),tranne il primo,le stelle fisse,che segue il moto da Oriente a occidente,che è poi il moto  della totalità della volta celeste.

Di questo duplice movimento,che risale ad una concezione pitagorica,si vedano anche passi del Timeo e di Leggi.

Da Aristotele(De anima)risulta che la teoria del movimento regolare concentrico del sole e degli altri astri,distinti dal cielo delle stelle fisse,era già accettata da Alcmeone,e non è quindi una novità che Platone esporrebbe.

 E' vero che in Leggi sembrerebbe questa una scoperta recente,tanto è vero che Platone afferma di averla conosciuta" né da giovane,né da molto tempo", e che sarebbe "molto diversa dalla concezione corrente" ,ad ogni modo è certo che Platone conosceva Alcmeone,come risulta dal Fedone,in cui espone la teoria di Alcmeone sul cervello,sede del pensiero. 

Dopo aver sottolineato questi motivi,il Mondolfo ne conclude che Platone,durante il suo viaggio italico,poteva aver appreso da Archita(studioso e seguace delle teorie di Alcmeone )anche la più rigorosa determinazione delle leggi matematiche delle rotazioni dei pianeti. 

Per quanto riguarda la posizione del fuso sulle ginocchia di Ananke,basti ricordare l'espressione omerica che il destino degli uomini giace sulle ginocchia degli dei.


Continuiamo ancora con qualche nota in post 12.


Er parte 12 note al testo.

Ancora sulla numerologia presente nella trattazione cosmologica svolta da Pagine nel mito di Er ( numerologia derivata da Pitagora e da pitagorici illustri come Alcmeone e Archos di Taranto).

   Per la grandezza dell'orlo dei cieli'rappresentati dagli otto fusaioli (immaginati come visti dall'alto),Platone propone questi numeri di cieli , decrescenti in ordine di spessore: 1,8,7,3,6,2,5,4;sevsinconsiderqno tali numeri, a coppie  ,si può sempre trovare una coppia la cui somma dia 9.


Abbiamo ricordato nel post precedente, come il numero 9 abbia importanza rilevante nella dottrina pitagorica.



Dall'esterno all'interno i cerchi (o cieli) sono: stelle fisse,saturno, Giove,Marte,mercurio,venere,sole,luna.


Enumerandoli , poi, secondo l'ordine con cui Platone  indica il loro colore, nella narrazione del mito di Er, (per primo il primo, per secondo il settimo, per terzo l'ottavo, per quarto il  secondo, per quinto il quinto, per sesto il terzo, per settimo il quarto,  per ottavo il sesto) si ha la seguente sequenza di numeri, che, sommati due a due , alternativamente, danno questa successione numerica:1,7,8 ,2,5,3,4,6; si sommi primo e terzo,secondo e quarto,quinto e settimo,sesto e ottavo;somma sempre nove.


Insomma Platone, nelmmito di Er, descrive i cieli sottintendendo la numerazione decrescente dal primo all'ottavo; li designa  invece secondo il loro spessore cm un ordine, secondo il loro colore, con un altro ordine, secondo il loro movimento con un altro ordine ancora, e asserisce la loro concentricità attorno al fuso di Ananke.



 Alla prossima,in parte tredici,con la ripresa della narrazione platonica interrotta col post "Er parte 10".

Er parte 10(Plato Resp.616e-617b)

"Variegato è il cerchio del più grande,(cerchio delle stelle fisse);splendidissimo quello del settimo(Sole);quello dell'ottavo (Luna)prende colore dal settimo che lo illumina;il secondo ed il quinto(Saturno e Mercurio)hanno un colore quasi simile,più giallo dei precedenti;il più bianco di tutti è il terzo(Giove);rossastro il quarto(Marte);secondo per bianchezza il sesto(Venere).[ Caratteristiche cromatiche,secondo la cosmologia platonica, dei cieli 1 7  8  2  5  3  4  6] .

 Il fuso tutto intero ruota su se stesso con moto uniforme,ma durante il movimento circolare i sette cerchi interni lentamente girano in senso contrario a quello che è il movimento del tutto;fra tutti più rapido è l'ottavo,vengono poi il settimo,il sesto,il quinto,che vanno tutti e tre alla stessa velocità: a quelle anime poi sembrava che terzo in velocità venisse il quarto,in questo inverso movimento rotatorio,quindi il terzo ed infine il secondo: e il fuso gira sulle ginocchia della Necessità.(In questo capoverso Platone spiega,dopo il colore,la VELOCITÀ DIVERSA DI ROTAZIONE DEI CIELI E IL LORO VERSO DI ROTAZIONE)


 Continua con 11che ,insieme a 12 , sarà spiegazione del testo platonico.

Il testo del mito di Er riprenderà col post 13.


Er parte 9 (Plato,Resp.616ce)


DOPO I POST NUMERATI CON LA SIGLA ER 6,ER7,ER8, RIPRENDE CON QUESTO POST,ER9,LA TRADUZIONE DEL TESTO PLATONICO DEL MITO DI ER.


CHI CERCASSE IL TESTO GRECO DI OGNI POST SU ER,PROPOSTO IN LEMARANCIO,CONSULTI I POST SUL PROFILO FB DI....



Il fuso della necessità dà il via ai giri delle sfere :il fusto e l'uncinetto sono di diamante mentre il fusaiolo è misto di questa e altra materia.

ER diceva che la natura del fusaiolo è la seguente:la forma era di quelli che adoperiamo noi,e da quanto narrava bisogna pensare che sia,presso a poco,come un grande fusaiolo cavo,completamente forato,entro il quale è esattamente incassato un altro simile,ma più piccolo,come quelle scatole che sono l'una dentro l'altra ,e così, analogamente,ve ne è un terzo,un quarto ed altri quattro ancora,ché otto sono tutti insieme i fusaioli,inseriti gli uni dentro gli altri:in alto,in forma circolare,mostrano i propri orli,mentre intorno al fusto formano come un dorso continuato di un unico fusaiolo,ed il fusto passa da parte a parte per il centro dell'ottavo. 

Il primo fusaiolo,quello esterno,ha l'orlo del cerchio più largo di tutti,mentre secondo è l'orlo del sesto,terzo quello del quarto, quarto quello dell'ottavo,quinto del settimo,sesto del quinto,settimo del terzo,ottavo del secondo.


Continua nel post 10.

venerdì 16 gennaio 2015

Er,parte 8,note al testo.

Per intendere quale immaginePlatone evochi ,citando il fuso della Necessità, va ricordato che il fuso greco differisce, per conformazione e struttura, da quello che noi possiamo avere in mente,ricordando,magari ,qualche scena della nostra infanzia(almeno di chi è nato prima degli anni duemila)o per averlo visto in qualche foto di libri di arte o di storia.

Mentre il nostro ha forma di spola(dalle estremità al centro va gradatamente ingrossando),il fuso greco era formato da un bastoncino,o fusto del fuso, che terminava in un gancio o uncinetto.Nella parte inferiore del fusto veniva infilato un fusaiolo che doveva servire da contrappeso per mantenere il fuso a piombo e rendere possibile un regolare movimento rotatorio. Il fusaiolo aveva la forma di una coppa.

 Per Platone entro il  fusaiolo del fuso della Necessità( che passa al centro del cielo della Luna) ve ne sono,concentrici,altri sette,l'uno dentro l'altro e tutti facenti perno sull'asta del fuso.


Contati dall'esterno,il primo cerchio è il più largo,mentre l'ottavo,quello aderente al bastoncino è il  cielo della Luna.


Visto da fuori ,ma non dall'alto,il fusaiolo,citato nel mito di Er e scorto dalle anime che devono reincarnarsi, appare come uno solo,in quanto non si vede che la superficie esterna del fusaiolo estremo. 

Visto dal di sopra(come spiega Platone,seguendo il modello della sua cosmologia) si vedono concentrici gli orli superiori di tutti e otto i fusaioli.

 I fusaioli rappresentano cosmologicamente,contando dal di fuori verso l'interno:1). il Cielo delle Stelle fisse,poi , 2) Saturno,3). Giove,4). Marte,5). Mercurio,6). Venere,7). Sole,8). Luna.

Senza dubbio Platone accoglie qui,come nel Timeo,concezioni proprie alla cosmologia e astronomia pitagoriche. Pitagoricamente ne scaturisce il  diagramma di seguito indicato,secondo l'ordine dello spessore di ciascun fusaiolo,in cui abbiamo coppie di numeri la cui somma dà pitagoricamente sempre nove.

 II cielo con maggior spessore ,dice Platone,nel racconto del mito di Er,è il primo,seguito,sempre per spessore più ampio dal sesto(Venere),dal terzo(Giove),dall'ottavo(Luna),dal settimo(Sole),dal quarto(Marte),dal quinto (Mercurio),dal secondo(Saturno). 

Insomma per il cielo delle stelle fisse( il numero1) abbiamo il più ampio spessore tra i vari fusaioli,e quindi lo indichiamo come numero di spessore con il numero 1°; il cielo numero due( Saturno) lo indichiamo come numero di spessore con 8°; il cielo numero 3 (Giove) lo indichiamo come numero di spessore con 7°; il cielo numero 4(Marte) lo indichiamo come numero di spessore con3°; il cielo 5(Mercurio) lo indichiamo come numero di spessore con 6°; il cielo 6(Venere) lo indichiamo come numero di spessore con 2°; il cielo numero 7(Sole) lo indichiamo come numero di spessore con 5°; il cielo numero 8(Luna) lo indichiamo come numero di spessore con 4°.

 La successione dall'esterno all'interno dei cieli dell'universo,per SPESSORE è: 1°;8°;7°;3°;6°;2°;5°;4°.

 Pitagoricamente si possono osservare coppie di cieli la cui somma di spessore dà NOVE. Sono il primo e il secondo; il terzo e il sesto; il quarto e il quinto; il settimo e l'ottavo.

La posizione delle tre Moire che siedono su tre lati del fusaiolo, è rappresentata geometricamente come un triangolo equilatero circoscritto al  cerchio maggiore( quello delle stelle fisse) con Lachesi  al vertice alto,Cloto alla sua sinistra, ad uno dei vertici di base del triangolo ,e la terza moira ,Atropo , in faccia a Cloto ,alla destra di Lachesi.


Con queste note preventive,forse è più facile leggere le restanti pagine del testo platonico sul mito di Er.

Devo dire che ho temporaneamente fatto,al contrario della impostazione di Lemarancio,il COMMENTATORE, perché non ho rinvenuto commenti che chiarissero pienamente il testo...(forse non ho letto tutti i commenti...ed ho fatto bene!).


Riprenderà col post nove la lettura diretta.



Er ,parte 7,note al testo

Avviciniamo le cose dette in precedenza a quelle del VII libro de La Rep., ove è discusso il valore dell'astronomia e dell'armonia. 

Platone rimproverando astronomi e musici di credere che la legge e il ritmo entro cui si ordina l'universo siano in quegli stessi corpi fisici che essi studiano,affermava che dalla contemplazione e meditazione sui movimenti celesti,sulla loro uniformità e articolazione visibile all'occhio fisico(v. anche Timeo 90d),si doveva risalire a comprendere l'esistenza della legge,eterna e immobile(retta come una colonna),per cui questo cosmo fisico,che vediamo,ci appare veramente somigliante all'altro cosmo,il cosmo logico che tutto di sé fascia,e che corrisponde a quella che è la stessa dialettica del pensiero.

Questo nel VII libro della Rep.

 Nel X,col mito di Er  si dà misticamente la visione della legge,che è appunto la luce dell'universo,quella che nel Timeo diverrà l'anima dell'universo.In altri termini,la legge non è l'universo,e in questo senso trascende l'universo,ma in quanto è la ragion d'essere di esso è, ad un tempo,trascendente e immanente all'universo. 

Nel Timeo il cosmo fisico si scandisce sul cosmo logico e il termine medio ne è misticamente il Demiurgo.

Continua nel post 8.

Er parte 6 Note al testo.

NEI PROSSIMI TRE POST(dal 6  all'8)VERRANNO FORNITE INFORMAZIONI PER COMPRENDERE IL TESTO PLATONICO, NEI PUNTI IN CUI,NEL RACCONTO DEL MITO DI ER,L'AUTORE DESCRIVE LA "STRUTTURA DEL MONDO"(da 616b fino a 619b).

OVVIO CHE LA LETTURA DIRETTA DEL TESTO TRADOTTO DEL MITO,INTERROTTA ALLA FINE DEL POST 5, RIPRENDERÀ COL POST 9.





Interrompiamo dunque la lettura del mito di Er,per spiegare la cosmologia platonica.


Per comprendere il passo successivo del mito di Er ,(che sarà riportato nel post 9),molto discusso e difficile; e per comprendere anche la parte finale del post precedente(fascio di  luce,fuso ,trireme)vanno tenuti presenti due  altri passi: uno della stessa Repubblica e uno del Timeo. 


Alla fine del sesto libro di Repubblica(508 e seg.),con una immagine che presuppone l'uso dei sensi,Platone ha detto che il Sommo Bene,cioè la ragion d'essere del tutto,(per cui tutto è là dove è bene che sia),  È , nel mondo intellegibile ,quello che nel mondo sensibile è il Sole.


E il sole è luce che rende appunto visibili le cose ed alle cose dà vita:tale è il Sommo Bene che da' luce ed essere al tutto. 

Se alle pagine sul Sommo Bene avviciniamo quelle sul mito di Er (quando, nell'al di là ,le anime, che stanno per reincarnarsi, vedono la struttura dell'Universo),la cosa si chiarifica.

Con l'occhio fisico è impossibile all'uomo  cogliere la legge che regola l'universo.Ma chi interiormente abbia colto intuitivamente l'Uno tutto,ossia la Legge del Sommo Bene,essa legge può tradursi  in termini di immagine.

Per chi idealmente,misticamente ,oltre i sensi e il tutto- come Er  e le altre anime- si ponga al di fuori dell'Universo,l'Universo appare come immerso in una purissima luce,che su tutto si diffonde,più pura di quella dell'arcobaleno per forza di luminosità, dritta come una colonna(come una colonna non deflette),luce che il tutto fascia in unità, come le fasciature delle triremi greche (che erano gomene e legnami che circondando le strutture dello scafo lo tenevano unito),ed entro la quale la circonferenza dell'Universo si scandisce secondo un ritmo necessario,che viene ad essere dettato dunque dal perno(o fuso della Necessità) dell'Universo stesso.

Continua in parte 7.

Er parte 5(Plato Resp.616bc)

ESSER GIUSTI E' LIBERA SCELTA(Post da Er5 a Er 17).



 E quando ciascuna anima era rimasta sette giorni sul prato,levate le tende,l'ottavo giorno dovevano mettersi in cammino per giungere quattro giorni dopo in un luogo da cui si scopriva una luce,che si diffondeva attraverso il cielo tutto e la terra,dritta come una colonna,simile molto ad un arcobaleno,ma più luminosa e pura:ed a questa giungevano dopo una giornata di cammino;e là ,in mezzo alla luce,vedevano fissate al cielo le estremità dei suoi legami:tale luce è la fasciatura che tiene unito l'universo,sì come le fasciature che tengono unite le triremi:proprio in quello stesso modo quella fasciatura  abbracciava in sé tutta la circonferenza del mondo.

Fra queste estremità del cielo è sospeso il fuso della Necessità che dà il via a tutto il movimento dell'universo....


Continua parte 6.

Er,parte 4.(Plato,Resp.615e-616b).

(L'anima uscita dalla voragine sotterranea,interrogata da Er ,continuo')  "Noi fummo testimoni,infatti,anche di quest'altra terribile visione:come fummo vicini alla bocca della voragine,e sul punto di uscir fuori,dopo aver subito tutti gli altri tormenti,improvvisamente vedemmo Ardieo insieme ad altri( in maggioranza tutti tiranni;alcuni erano anche cittadini privati,che avevano commesso gravissimi delitti),i quali,proprio nel momento in cui credevano d'esser ormai giunti all'uscita,venivano respinti dalla bocca,la quale ogni volta che qualcuno di questi insanabili malvagi,o uno di coloro che non avevano ancora sufficientemente pagato la pena,tentavano di uscirne,mugghiava.


 E v'eran  qui vicini,uomini selvaggi,tutti fiamma a vedersi,i quali,appena udito il muggito,afferravano e trascinavano via alcuni di costoro,mentre Ardieo ed altri,incatenati mani piedi e testa,dopo averli gettati per terra e scuoiati,li trascinavano lungo il bordo della strada dilaniandoli sugli arbusti spinosi,ed a tutti coloro che via via passavano spiegavano quelle che erano le loro colpe,e che essi li trascinavano per precipitarli giù nel Tartaro".


 E di tanti e si' diversi spaventi,disse,che avevano passato,questo li sopravanzava tutti:ossia la paura che ciascuna anima aveva provato di dover risentire quel muggito mentre era lì lì per risalire.

invece era invasa di gioia,se,tutto essendo silenzio,poteva uscire. 

Tali[continuava Er] erano i giudizi e le condanne,così come le corrispondenti ricompense.    


(Nota di Lemarancio:la traduzione proposta per gli ultimi tre capoversi,meriterebbe un miglioramento..da farsi seguendo attentamente il testo greco).


Continua.