lunedì 2 febbraio 2015

Osservazioni conclusive sul mito di Er e della caverna 3

Fondamento di Repubblica è il Sommo Bene che tutto illumina e soprattutto la giustizia e chi la pratica,dopo aver salito tutti i gradi della conoscenza.Degna conclusione di Repubblica è dunque il mito di Er.


Al bene e alla giustizia bisogna soprattutto educare,ma per riuscire,almeno inizialmente,sarà necessario un mito,una favola che,proprio in quanto abbia la forza della poesia,effettivamente convinca che è bene essere giusti,e che solo il GIUSTO E' FELICE,e solo il giusto può scegliere la sua vita,la vita migliore,mentre infelice e' l'ingiusto ed infelice in eterno("l'ingiustizia non sarebbe piu' una cosa tanto spaventosa se fosse causa di morte per colui che in se' la riceve,che'  appunto lo liberebbe dal male,Rep.610 d),e subira'la pena anche nell'aldila';da questo ultimo punto di vista senza importanza di come quell'aldila' venga inteso.

 Coscientemente Platone conclude la Repubblica con un mito,e coscientemente fa si' che il mito si possa doppiamente intendere: secondo lo spirito(per gli eletti),secondo la lettera in senso pedagogico. Non a caso anche il Gorgia,ove si tratta della giustizia finisce con un mito sull'aldilà' e così il Fedone,che discute appunto dell'immortalità dell'anima.

La realtà' tutta,dunque,si scandisce entro la ritmica legge della suprema ragion d'essere.Tale legge pero' non è un dato,un fatto,è un valore,ed in quanto tale non c'è, umanamente,finché non sia vissuta dal di dentro,e posta sempre come dovere da realizzare.


Le pagine sul mito di Er  si intendono quando si riallacciano alle altre sull'immortalità dell'anima,sul Sommo bene, e sulla Giustizia,intesa come ordine e misura interiore.
Chi attua in sé giustizia coglie quella che è la suprema giustizia.Non v'è ordine esterno se non v'è prima ordine interno:chi resta sul piano dell'esteriorità, è dannato per sempre. Anzi Er  ha narrato che colui che neppur lontanamente è rientrato in se stesso,il malvagio perfetto,mai vedrà la luce e la legge eterna simboleggiata dal fuso:egli come Ardieo non avrà mai la possibilità di uscire dal Tartaro e con le altre anime venire a contemplare il divino.Ciascuno in quanto nasce ha la sua sorte.Io potrò nascere contadino,un altro potrà nascere re. Ma altro è questo,altro,nella singola situazione di ciascuno,attuare o no giustizia,porre in sé quella socratica misura,che,platonicamente,è un cogliere al tempo stesso oltre alla ragion d'essere in sé, la ragion d'essere del Tutto.Virtù non è oltrepassare i propri limiti,ma assumerne coscienza e dentro quelli essere volta a volta se stessi. Male è da un lato la pigrizia,anche la pigrizia come abitudine di esser buoni( Rep 619),e male è ,d'altro lato,l'hybris,come ignoranza dei propri limiti e delle proprie possibilità. Questo il senso dell'affermazione platonica che la virtù non ha padroni,ma che ciascuno nella propria situazione è lui a scegliersi la propria sorte,il proprio destino,per cui la divinità non ha colpa del nostro stesso destino morale.


Così nelle Leggi ,dopo aver affermato che altro l'uomo  non è  dell'universo se non una particella in funzione dell'Unità tutta- tu sei inquieto perché non sai in che modo ciò che per te è ottimo si articoli al tutto ed a te,secondo la legge dell'esistenza universale-(ibid 904 b-c),Platone aggiunge:Dio "ha intelligentemente trovato quale sede e quali luoghi ciascun essere,date le sue qualità, dovesse prendere e occupare. Ma relativamente alla formazione delle qualità individuali,egli ne ha lasciate le cause alla volontà di ciascuno di noi:ognuno infatti è quasi sempre tale,per quelle che sono le qualità dell'anima,quale a lui piace di essere".

Per le osservazioni sul mito di Er e sul mito della caverna,son stati riportati,nei post di Lemarancio,brani del commento alle opere di Platone,pubblicate da UTET e rinvenute nella biblioteca "Nelson Mandela" di Villanova....peccato che per tali opere platoniche manchi il testo greco a fronte.

L'invito è di leggere tutti i post di Lemarancio procurandosi,per consultazione diretta,il testo greco(sia in caso di commenti,sia in caso di traduzioni Delle opere platoniche.).


Si conclude qui il mio discorso a puntate sui miti di Er  e della Caverna,ma se tale discorso non sarà mai discusso con qualcuno non avrà' mai alcun valore,perché non sarà mai divenuto il discorso dell'anima degli interlocutori,ma sarà rimasto solo un discorso scritto,praticamente lettera morta,come aveva capito il re egizio del Fedro,che aveva rifiutato il dono della scrittura.  

Ambizione.......

Bees....... 

Il cerchio  è chiuso. 

Continuerò con altri brani di Repubblica,proposti tradotti,ma presupposti accompagnati nella loro lettura dal testo greco sott'occhio!

3 commenti:

  1. Nel processo di conoscenza,ottenuta mediante il metodo dialettico,l'esito di una definizione ottenuta è sempre l'indicazione,a proposito dell'oggetto da definire,della sua possibilità di essere in relazione con determinati altri oggetti e della sua impossibilità di esserlo con altri.
    Le alternative presentate ad ogni passo della dicotomia hanno proprio lo scopo di indicare due ambiti di possibilità di relazione: la scelta di un ambito esclude l'altro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In conclusione: LA DIALETTICA come metodo di divisione,riesce a definire un oggetto soltanto attraverso la determinazione delle sue possibilità di relazione con altri oggetti.
      In questo quadro è perfettamente comprensibile l'assegnazione alla dialettica del compito di esaminare le possibilità di comunione o non comunione tra i generi: I GENERI non sono altro che oggetti forniti della massima generalità,ma la procedura impiegata per analizzarli può esser impiegata anche su oggetti forniti di minor generalità.A domani two,con altri brani di Repubblica.

      Elimina
  2. Fronte coronavirus di oggi,lunedì 1 giugno 2020:celebro,assieme alla mia famiglia,il mio settantaduesimo compleanno.

    RispondiElimina