domenica 25 ottobre 2015

A.MANZONI.Panni in arno 89.c.XXVII.


ALESSANDRO MANZONI,I PROMESSI SPOSI,CAPITOLO VENTISETTESIMO,LETTO E CAPITO? SPECIALMENTE QUESTO?



UTILE, PER VERIFICARNE LA COMPRENSIONE,RISPONDERE,PER OGNI BRANO DI SEGUITO PROPOSTO,A DUE DOMANDE:
1)SAPIC(SIAMO AL PUNTO IN CUI...),
2)LPVD(LE PAROLE VOGLIONO DIRE...).



CORAGGIO,COSTA POCO....E....SEMPRE TESTO DEL ROMANZO A PORTATA DI MANO....







A differenza dei precedenti post su I Promessi Sposi,il presente è solamente informativo.Riprenderemo sapic e lpvd con il post successivo.



Per comprendere i capitoli dal XXVII al XXXVI,è necessario dare un'informazione sommaria sull'organizzazione politico-istituzionale del ducato di Milano,nel Seicento.



Esso era una parte del regno di Spagna,allora sotto la dinastia degli Asburgo.A Milano il potere esecutivo e legislativo era nelle mani di un Governatore,scelto dal re. Nel 1628,governatore di Milano era don Gonzalo Fernandez di Cordova,e vice-governatore era Antonio Ferrer.



C'erano anche i seguenti organi istituzionali,composti per lo più da nobili locali:1)Il Consiglio Segreto;2)il Senato;3)il Consiglio dei Decurioni(una specie di governo);4)Tribunale della Sanità; 5)Vicariato di Provvisione;6)Tribunale di Giustizia;7)Capitano di Giustizia.



All'inizio del capitolo XXVII,( righe da 1 a 64),Manzoni descrive la situazione storica riguardante il ducato di Milano,(nel 1628) finito in un grosso intrigo  di politica internazionale.



Vale la pena di sentire cosa dice lo storico eccezionale,Alessandro Manzoni.



Cap.XXVII,rr.1-64.

                  Già più d'una volta c'è occorso di far menzione della guerra che allora bolliva, per la successione agli stati del duca Vincenzo Gonzaga,secondo di quel nome;ma c'è occorso sempre in momenti di gran fretta:sicché non abbiam mai potuto darne più che un cenno alla sfuggita.Ora però, all'intelligenza del nostro racconto, si richiede proprio d'averne qualche notizia più particolare.Son cose che chi conosce la storia le deve sapere;ma siccome,per un giusto sentimento di noi medesimi ,dobbiam supporre che questo'opera non possa esser letta se non da ignoranti,così non sarà male che ne diciamo qui quanto basti per infarinarne chi n'avesse bisogno.


Abbiam detto che,alla morte di quel duca,il primo chiamato in linea di successione,Carlo Gonzaga,capo d'un ramo cadetto trapiantato in Francia,dove possedeva i ducati di Nevers e di Rhetel,era entrato al possesso di Mantova;e ora aggiungiamo del Monferrato:che la fretta appunto ce l'aveva fatto lasciar nella penna.La corte di Madrid,che voleva a ogni patto(abbiam detto anche questo) escludere da que' due feudi il nuovo principe,e per escluderlo aveva bisogno d'una ragione(perché le guerre fatte senza una ragione sarebbero ingiuste),s'era dichiarata sostenitrice di quella che pretendevano avere,su Mantova ,un altro Gonzaga,Ferrante,principe di Guastalla;sul Monferrato ,Carlo Emanuele I,duca di Savoia,e Margherita Gonzaga,duchessa vedova di Lorena.


Don Gonzalo,ch'era della casa del gran capitano,e ne portava il nome,e che aveva già fatto la guerra in Fiandra,voglioso oltremodo di condurne una in Italia,era forse quello che faceva più fuoco,perché questa si dichiarasse;e intanto,interpretando l'intenzioni e precorrendo gli ordini della corte suddetta,aveva concluso col duca di Savoia un trattato d'invasione e di divisione del Monferrato; e n'aveva poi ottenuta facilmente la ratificazione dal conte duca,facendogli creder molto agevole l'acquisto di Casale,ch'era il punto più difeso della parte pattuita al re di Spagna.


Protestava però, in nome di questo,di non volere occupar paese,se non a titolo di deposito,fino alla sentenza dell'imperatore; il quale,in parte per gli ufizi altrui,in parte per i suoi propri motivi,aveva intanto negata l'investitura al nuovo duca,e intimatogli che rilasciasse a lui in sequestro gli stati controversi: lui poi,sentite le parti, li rimetterebbe a chi fosse di dovere.Cosa alla quale il Nevers non s'era voluto piegare.


   Aveva anche lui amici d'importanza: il cardinale di Richelieu,i signori veneziani,e il papa,ch'era,come abbiam detto,Urbano VIII.Ma il primo,impegnato allora nell'assedio della Roccella e in una guerra con l'Inghilterra,attraversato dal partito della regina madre,Maria de'Medici,contraria,per certi suoi motivi,alla casa di Nevers,non poteva dare che delle speranze.



I Veneziani non volevan moversi,e nemmeno dichiararsi,se prima un esercito francese non fosse calato in Italia;e,aiutando il duca sotto mano,come potevano,con la corte di Madrid e col governatore di Milano stavano sulle proteste,sulle proposte,sull'esortazioni,placide o minacciose,secondo i momenti.
Il papa raccomandava il Nevers agli amici,intercedeva in suo favore presso gli avversari,faceva progetti d'accomodamento; di metter gente in campo non ne voleva saper nulla.



Così i due alleati alle offese poterono,tanto più sicuramente,cominciar  l'impresa concertata.
Il duca di Savoia era entrato,dalla sua parte,nel Monferrato;don Gonzalo,aveva messo,con gran voglia,l'assedio a Casale; ma  non ci trovava tutta quella soddisfazione che s'era immaginato: che non credeste che nella guerra sia tutto rose.La corte non l'aiutava a seconda de' suoi desideri,anzi gli lasciava mancare i mezzi più necessari;l'alleato l'aiutava troppo: voglio dire che,dopo aver presa la sua porzione,andava spilluzzicando quella assegnata al re di Spagna.Don Gonzalo se ne rodeva quanto mai si possa dire;ma temendo,se faceva appena un po' di rumore,che quel Carlo Emanuele,così attivo ne' maneggi e mobile ne' trattati,come prode nell'armi, si voltasse alla Francia,doveva chiudere un occhio,mandarla giù e stare zitto. 



L'assedio poi andava male,in lungo,ogni tanto all'indietro,e per il contegno saldo,vigilante,risoluto degli assediati,e per aver lui poca gente,e,al dire di qualche storico,per i molti spropositi che faceva.Su questo noi lasciamo la verità a suo luogo,disposti anche,quando la cosa fosse realmente così, a trovarla bellissima,se fu cagione che in quell'impresa sia restato morto,smozzicato,storpiato qualche uomo di meno,e,ceteris paribus,anche soltanto un po' meno danneggiati i tegoli[METONIMIA] di Casale.
In questi frangenti ricevette la nuova della sedizione di Milano,e ci accorse di persona.



Albero genealogico dei duchi di Mantova.


                  Vincenzo I Gonzaga,morto nel 1612:aveva avuto i seguenti figli:

1)Francesco IV(±1612); 

2)Ferdinando II(duca dal 1612 al 1626);

3)VincenzoII(duca dal 26 al 27).


Francesco IV aveva avuto  ,come figlia,Maria che aveva sposato Carlo di Nevers,capo del ramo cadetto dei Gonzaga.


La moglie di Francesco IV e mamma di Maria era Margherita di Savoia,figlia di Carlo Emanuele I,che aveva portato
il Monferrato in dote ai Gonzaga,dopo averlo pacificato.


Nota alla riga 20 del cap.XXVII:la citata Margherita,è detta erroneamente da Manzoni Gonzaga vedova di Lorena,ma si tratta di Margherita di Savoia. Ciao Ambra.



CONTINUA CON BRANI TRATTI DAL CAPITOLO XXVII.



5 commenti:

  1. Che storico Manzoni. Utili per altri capitoli la costituzione del ducato di Milano e la piccola genealogia dei Gonzaga. Alla prossima per sapic e lpvd del cap. XXVII.

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    1. Sì,sì,ma mi sa che dal XXVII in poi,dovendo veder narrati avvenimemti storici come guerra di successione,carestia e peste ,il romanzo diventi più un libro di storia che una marrazione di vicende dei suoi petsonaggi. Un po' un mattone rispetto ai capitoli precedenti.

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    2. Sì, esatto. Però la lingua di Manzoni rimane sempre un capolavoro,che nessun libro di storia potrebbe lontanamente imitare. Godiamoci la sapienza di scrittura,da parte di un signore della stessa,come Foscolo e Leopardi.Ciao,salutami i due Godot.

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  2. Appunti di fisica che spiegano l'anomalia del movimento dello spin rispetto al movimento angolare dell'elettrone.
    Vai,Vaio!

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  3. Fronte coronavirus di oggi 5 aprile 2021,lunedì di Pasqua...ieri sera ho mangiato un pezzo di colomba al pistacchio...
    Conseguenze,non ho dormito....Vade retro.

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