lunedì 12 ottobre 2015

A.MANZONI.Panni in arno 66.c.XIX.

ALESSANDRO MANZONI,I PROMESSI SPOSI,CAPITOLO DICIANNOVESIMO,LETTO E CAPITO?



UTILE,PER VERIFICARNE LA COMPRENSIONE,RISPONDERE,PER OGNI BRANO DI SEGUITO PROPOSTO,A DUE DOMANDE:
1)SAPIC(SIAMO AL PUNTO IN CUI...),
2)LPVD(LE PAROLE VOGLIONO DIRE...).




CORAGGIO ,BASTA POCO! E...SEMPRE TESTO DEL ROMANZO A PORTATA DI CONSULTAZIONE.







Per ogni brano del capitolo XIX de I Promessi Sposi,provare a rispondere come esemplificato in lemarancio panni in Arno 3.



Cap.XIX,r.275.

                         Fra Cristoforo andò alla sua cella,prese la sporta,vi ripose il breviario,il suo quaresimale,e il pane del perdono,s'allacciò la tonaca con la sua cintura di pelle,si licenziò da' suoi confratelli che si trovavano in convento....



Cap.XIX,r.282.

                       Di costui non possiamo dare né il nome,né il cognome,né un titolo,e nemmeno una congettura sopra nulla di tutto cio':cosa tanto più strana,che del personaggio troviamo memoria in più di un libro(libri stampati dico) di quel tempo.



Cap.XIX,r.287.

                      Francesco Rivola,nella vita del cardinal Federigo  Borromeo,dovendo parlar di quell'uomo,lo chiama "un signore altrettanto potente per ricchezze,quanto nobile per nascita",e fermi lì. Giuseppe Ripamonti,che,nel quinto libro della quinta decade della sua Storia Patria,ne fa più distesa menzione,lo nomina uno,costui,colui,quest'uomo,quel personaggio.



Cap.XIX,r.301.

                      Fare ciò ch'era vietato dalle leggi,o impedito da una forza qualunque;esser arbitro,padrone negli affari altrui,senz'altro interesse che il gusto di comandare;esser temuto da tutti,aver la mano da coloro ch'eran soliti averla dagli altri;tali erano state in ogni tempo le passioni principali di costui.



Cap.XIX,r.307.

                   Giovine,e vivendo in città, non tralasciava occasione,anzi n'andava in cerca,d'aver che dire co' più famosi di quella professione,d'attraversarli per provarsi con loro,e farli stare a dovere,o tirarli a cercare la sua amicizia.



Cap.XIX,r.322.

                   "Una volta che costui ebbe a sgomberare il paese,la segretezza che usò, il rispetto,la timidezza,furon tali:attraversò la città a cavallo,con un seguito di cani,a suon di tromba;e passando davanti al palazzo di corte,lasciò alla guardia un'imbasciata d'impertinenze per il governatore." [Perché le VIRGOLETTE?]



Cap.XIX,r.329.

                   "in lega occulta di consigli atroci,e di cose funeste".



Cap.XIX,r.335.

                    Finalmente(non si sa dopo quanto tempo),o fosse levato il bando,per qualche potente intercessione,o l'audacia di quell'uomo gli tenesse luogo d'immunità, si risolvette di tornare a casa,e vi tornò difatti;non però in Milano,ma in un castello confinante col territorio bergamasco,che allora era,come ognun sa,Stato veneto."Quella casa,"cito ancora il Ripamonti,"era come un'officina di mandati sanguinosi:servitori,la cui testa era messa a taglia,e che avevano per mestiere di troncar teste:né cuoco,né sguattero dispensati dall'omicidio:le mani de' ragazzi insanguinate."



Cap.XIX,r.346.

                     Tutti i tiranni,per un bel tratto di paese all'intorno,avevano dovuto,chi in un'occasione e chi in un'altra,scegliere tra l'amicizia e l'inimicizia di quel tiranno straordinario.



Cap.XIX,r.353.

                      Quando una parte,con un omaggio vassallesco,era andata a rimettere in lui un affare qualunque,l'altra parte si trovava a quella dura scelta,o di stare alla sua sentenza,o di dichiararsi suo nemico;il che equivaleva ad esser, come si diceva altre volte,tisico in terzo grado.



Cap.XIX,r.369.

                  Ma gli usi così diversi di quella forza producevan sempre l'effetto medesimo,d'imprimere negli animi una grand'idea di quanto egli potesse volere e eseguire in onta dell'equita' e dell'iniquità, quelle due cose che mettono tanti ostacoli alla volontà degli uomini,e li fanno spesso tornare indietro.



Cap.XIX,r.377.

                Ma la fama di questo nostro era già da gran tempo diffusa in ogni parte del milanese:per tutto,la sua vita era un soggetto di racconti popolari;e il suo nome significava qualcosa d'irresistibile, di strano,di favoloso.



Cap.XIX,r.391.

                    Dal castellaccio di costui al palazzotto di don Rodrigo,non c'era più di sette miglia:....



Cap.XIX,r.399.

                Don Rodrigo voleva bensì fare il tiranno,ma non il tiranno salvatico;la professione era per lui un mezzo,non uno scopo:voleva dimorare liberamente in città, godere i comodi,gli spassi,gli onori della vita civile; e perciò bisognava che usasse certi riguardi,tenesse di conto parenti,coltivasse l'amicizia di persone alte,avesse una mano sulle bilance della giustizia,...



Cap.XIX,r.407.

                    Ora,l'intrinsichezza,diciam meglio,una lega con un uomo di quella sorte,con un aperto nemico della forza pubblica,non gli avrebbe certamente fatto buon gioco a ciò, specialmente presso il conte zio.



Cap.XIX,r.412.

                        ...e così ricevere scusa dalla necessità: giacché chi ha l'assunto di provvedere,e non n'ha la volontà, o non ne trova il verso,alla lunga acconsente che altri provveda da sé, fino a un certo segno,a' casi suoi;e se non acconsente espressamente,chiude un occhio. [Questo brano è ai limiti del COMPRENSIBILE]



Cap.XIX,r.417.

                           Una mattina,don Rodrigo uscì a cavallo in treno da caccia,con una piccola scorta di bravi a piedi;il Griso alla staffa,e quattro altri in coda;e s'avviò al castello dell'Innominato.




FINE BRANI CAPITOLO XIX,PROSEGUE CON SCHEMA DELLO STESSO CAPITOLO,NEL PROSSIMO POST.





11 commenti:

  1. R.282,compare un personaggione,l'innominato.

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  2. R.417,uscire in treno da caccia,vuol dire che don Rodrigo va dall'innominato come se uscisse per una battuta di caccia,cioè accompagnato da un seguito di uomini armati. Trenos in greco vuol dire "successione","seguito","processione".

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  3. R. 275, il pane del perdono era un ricordo di Cristoforo,che il frate conservava,vita natural durante. Era un pezzo di pane che lui aveva voluto accettare quando andò a chiedere pubblicamente scusa al fratello dell'ucciso da lui stesso,durante un duello e quando non era ancora frate e si chiamava Ludovico.

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  4. R.287,fonti da cui Manzoni dice si possa capire chi era l'innominato.Poi cita anche il suo anonimo.

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  5. R. 301, bella descrizione di cosa sia il potere. Gli infiniti in serie sono i soggetti del periodo che ha il verbo principale alla fine.

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  6. Da r.307 a r.391,una bella biografia dell'innominato,fino al dicembre del 1628.

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  7. Da r.391 a r. 407 sono descritti i rapporti intercorrenti tra don Rodrigo e l'innominato,ma soprattutto risalta la differenza tra la potenza del secondo e la concezione del potere e l'attuazione limitata di esso cui era costretto don Rodrigo.

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  8. R.412,anch'io credo che Manzoni non si faccia capire molto.I commenti delle edizioni danno come vera la massima di Manzoni,ma non la spiegano. Speriamo in qualche suggerimento.

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  9. Oggi,appunti di fisica un pò complessi;si parla di simmetria nei calcoli del modello standard:ho capito che consiste nel poter modificare la funzione d'onda delle particelle senza che le equazioni mutino.
    Con questo assunto il MS spiega tutte le interazioni delle particelle;interazioni che avvengono grazie ai bosoni.
    Alla fine degli appunti si parla anche della funzione d'onda psi dell'equazione di Schrodinger.
    Vai Vio!

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  10. Fronte coronavirus di oggi 13 marzo 2021,sabato,prenotazione vaccinazione?

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