martedì 11 agosto 2015

Ipse scripsit 6 ARISTOTELE Analitici sec.,l.I,cap.2.

Analitici Secondi,libro I,cap.2,71b,17-35;72a 1-14.


TESTO ITALIANO.

      Ebbene, se vi sia pure un altro modo (OLTRE LA DIMOSTRAZIONE)di conoscere, diremo in seguito, ma asseriamo anche che è un sapere mediante dimostrazione. 


Chiamo dimostrazione un sillogismo scientifico; e chiamo scientifico quello secondo il quale, per il fatto di possederlo abbiamo conoscenza.


 Se pertanto il conoscere è quale abbiamo posto, è necessario anche che la conoscenza apodittica proceda da cose vere,prime,immediate,più note,anteriori e cause della conclusione: perché in questo modo i principi saranno propri di ciò che si dimostra. 


Infatti, un sillogismo potrà esserci anche senza queste cose, ma una dimostrazione non potrà esserci, perché non si farà scienza. 


Dunque devono essere vere, poiché non è possibile conoscere ciò che non è: per esempio, che la diagonale del quadrato  e' commensurabile.



Il sillogismo deve procedere da cose prime anapodittiche, poiché altrimenti non le si conoscerà non avendone una dimostrazione, infatti il conoscere in modo non accidentale ciò di cui vi è dimostrazione, consiste nell'avere dimostrazione.



 E devono essere cause e più note e anteriori: cause perché e' quando abbiamo saputo la causa che conosciamo; anteriori, se è vero che sono cause precedentemente conosciute, non soltanto per il fatto di comprenderle nell'altro modo, ma anche per il fatto di conoscere che esistono.



 Sono anteriori e più note in due sensi: perché non è identica una cosa anteriore per la natura ed una cosa anteriore rispetto a noi, ne' lo è una cosa più nota ed una più nota per noi.



Chiamo anteriori e più note rispetto a noi le cose che sono più vicine alla sensazione, anteriori e più note in senso assoluto quelle che ne sono più distanti; e distanti al massimo grado sono le cose massimamente universali,e vicine al massimo grado le cose individuali; e queste si oppongono tra loro. 



Procede da cose prime ciò che procede da principi propri: infatti dico che sono la stessa cosa ' primo ' e ' principio'.




Principio è una proposizione immediata della dimostrazione, ed è immediata quella della quale non vi è un'altra proposizione anteriore.




Proposizione è l' una delle due parti dell' enunciazione, che predica una sola cosa di una sola cosa; proposizione dialettica quella che assume in pari modo una qualsiasi delle due parti; proposizione apodittica quella che assume determinatamente una delle due parti, poiché è vera. 


Enunciazione una qualsiasi delle due parti della contraddizione; contraddizione è un' antitesi della quale per se stessa non è possibile un intermedio; parte della contraddizione è, da un lato, l'affermazione circa qualcosa di qualcosa, dall'altro la negazione circa qualcosa da qualcosa.


TESTO GRECO.




12 commenti:

  1. Offriamo una serie di spiegazioni,fornite da Mignucci,op.cit.,ed. Laterza

    Le sei caratteristiche delle premesse,o meglio,delle premesse in senso stretto( di quelle cioè che non possono fungere anche da conclusioni) delle dimostrazioni sono tradizionalmente divise in due gruppi: le prime tre riguardano le premesse considerate in se stesse( vere, prime,immediate); le seconde le premesse in relazione alle rispettive conclusioni( più note,anteriori e ragioni della conclusione).
    A queste ultime va aggiunta la condizione di essere principi appropriati della conclusione,che sembra però derivare dalle precedenti.

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    1. Va osservato. che una proposizione è immediata,non quando non sia deducibile da altre,ma quando è INDIMOSTRABILE. Mi sembra che sia ancora opportuno vedere youtube,TFranci il sillogismo.

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    2. Sì, più precisamente youtube" introduzione ad Aristotele per le scuole,il sillogismo t franci".

      Per quanto riguarda la tua osservazione sulla proposizione immediata,diciamo che ,da un punto di vista moderno, PRIMITIVITÀ E INDIMOSTRABILITA' ,sono due idee ben distinte,dato che non tutto ciò che è indimostrabile,in una teoria,è primitivo.
      La matematica per esempio conosce proposizioni indecidibili che non per questo sono primitive.
      In effetti una proposizione primitiva di una teoria non solo è indimostrabile in essa,ma ha anche uno statuto epistemico speciale,per il quale possiamo qualificarla come un principio o un assioma della teoria.

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    3. La menzione dell'appropriatezza dei principi,in riga 23,probabilmente allude al fatto che i primcipi devono avere un collegamento con le rispettive conclusioni,nell'ambito della scienza in cui le dimostrazioni sono istituite.Come Aristotele dirà poi,i principi della geometria non sono di per sé applicabili alle dimostrazioni aritmetiche e in questo senso non sono APPROPRIATI a questa disciplina.

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  2. Da 71 b29,Aristotele considera le caratteristiche delle premesse dimostrative relative alle conclusioni. Che le premesse debbano esprimere la ragione della conclusione è facile da capire,se si pensa che le premesse sono quelle che producono la conoscenza scientifica della conclusione e la conoscenza scientifica richiede che sia manifesta la ragione dello stato di cose cercato.
    Più difficile è comprendere che cosa significa che le premesse debbano essere ANTERIORI E PIÙ NOTE della conclusione.

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    1. Nel rilevare che le premesse devono essere anteriori e più note della conclusione,Aristote ricorda che queste condizioni possono essere intese in due sensi: per natura o per noi.

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    2. Una possibile interpretazione della distinzione è la seguente: P è più noto PER NATURA di Q se la conoscenza di Q che ne offra la spiegazione scientifica presuppone la conoscenza di P.
      Invece P è più noto di Q PER NOI se la conoscenza induttiva di Q( ossia la conoscenza che procede da ciò che è meno universale a ciò che è più universale) presuppone quella di P.
      Questo modo di intendere le cose spiega perché Aristotele dica che ciò che è più noto per natura sia più universale e ciò che è più noto rispetto a noi sia più vicino all'ambito della percezione.

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  3. Un altro problema è se vi sia una distinzione tra la condizione di ESSERE
    ANTERIORE e quella di ESSERE PIÙ NOTO.
    Per una proposizione,la caratteristica di esser PIÙ nota di un'altra(almeno nel caso del più noto per natura)sembra essere una caratteristica oggettiva,che dipende dalla natura delle proposizioni in questione,essendo legata al loro grado di universalità e particolarità,come al loro grado di attendibilità concettuale(su questo punto Aristotele tornerà nella parte finale del capitolo.).
    In questa prospettiva la condizione di esser più nota per natura e quella di esser anteriore,sono strettamente apparentate.

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  4. Alle righe 72a 5-7, i principii appropriati di cui si parla sono quelli che forniscono una giustificazione adeguata del principiato e le premesse dimostrative sono tali perché forniscono la ragione delle conclusioni e insieme sono primitive.
    Nelle righe 72a 7-14, abbiamo una serie di definizioni di alcuni termini che poco hanno a che vedere con quanto precede e contengono qualche stranezza. Per esempio: protasis,intesa come premessa o proposizione;apofansis,come una o l'altra parte dell'enunciazione; antifrasis,intesa come contraddizione;premesse dialettiche intese come punti di partenza del procedimento dialettico,che dipendono da quel che l'avversario ha concesso a seguito delle domande del suo interlocutore. A domani two.

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  5. Un applauso per queste considerazioni su Analitici Secondi.
    Un applauso anche per gli appunti di fisica,ccon tempi e misure ed elementi dell'universo primordiale....

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  6. Fronte coronavirus di oggi 23 dicembre 2020,mercoledì:Giacomo è venuto a salutarci prima di Natale.
    Appuntamento rinnovato a quando verrà Ambra ,in queste prossime vacanze.

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