lunedì 10 agosto 2015

Ipse scripsit 4 ARISTOTELE.Sommario Analitici Sec.l.I cap.1

Aiutiamoci a capire il primo capitolo di Analitici Secondi,libro primo,con il sommario fornito dal commentetatore della UTET(edizione rinvenuta nella biblioteca Nelson Mandela di Villanova d'Albenga).



     Si afferma la necessità che ogni insegnamento proceda da una conoscenza previa, richiamando il caso delle matematiche ,dei ragionamenti dialettici e degli argomenti retorici. 

Indi si precisa che la conoscenza che si deve presupporre è quella o dell'esistenza della cosa, o del significato del termine, o le due assieme.


Si chiarisce quindi che certe conoscenze, come per l'appunto quelle degli individui sussunti sotto gli universali, derivano sia da conoscenze precedenti che da quella acquisita nel momento di apprendere la cosa individuata( per cui non è tramite il termine medio che, in questi casi, si conosce l'estremo minore, vale a dire il soggetto): nel senso che quella conoscenza anteriore, dell'universale, non si possiede in maniera piena e appropriata in ordine all' individuo che ne è , nel caso, il soggetto, se non nel momento di riferirla ad esso.



In tal modo vale che, per un certo aspetto, se ne ha già previamente conoscenza, ma, per un altro, non se ne ha ancora.



 Su questa base si risolve la difficoltà presentata nel Menone di Platone ed utilizzata dai sofisti( non si può cercare ne'ciò che già si sa ,perché già lo si sa,  ne'ciò che non si sa,perché, non sapendolo,anche se lo si incontrasse non lo si saprebbe riconoscere): la distinzione precedentemente sviluppata tra il senso generico ed ampio della precognizione ed il senso proprio e peculiare del conoscere determinatamente la cosa, rende pienamente plausibile che quel che si apprende per un verso(quanto cioè alla precognizione generica)già si conosca,ma per un altro(quanto cioè al sapere in senso proprio ed assoluto)non sia previamente conosciuto:eliminando cosi',con la distinzione del riferimento,la pretesa contraddizione.



Speriamo sia un po' più chiaro,ma ho le mie cautele...Bisogna discuterne insieme e cercare altri commenti,per esempio quello di Mignuzzi per Laterza. Il fatto è che il testo di Aristotele è difficile....In Italia esistono solo due o tre traduzioni. 



Alla prossima con un passo decisivo per capire la logica aristotelica,passo pero',manco a dirlo, tradotto in maniera poco illuminante e non spiegato (nel suo punto chiave)da nessun commentatore di Aristotele.



Fine testo italiano e greco,con commento,di ANALITICI SECONDI,LIBRO PRIMO ,CAPITOLO I.


CONTINUANO ,CON TESTO GRECO E ITALIANO, I POST  SU ANALITICI SECONDI LIBRO PRIMO,CHE RIGUARDERANNO IL CAPITOLO II.






12 commenti:

  1. Intanto facciamo chiarezza su un nome citato nel post: esso è MIGNUCCI E NON MIGNUZZI,naturalmente ce ne scusiamo. Per commentare il primo capitolo del libro primo di Analitici secondi,ricorreremo al commento che ne fa Mario Mignucci in Aristotele,Analitici secondi,Organon IV,ed. Laterza. Per tutto il commento del capitolo rimandiamo a questa edizione da pag. 147 a pag.151. Qui ci limiteremo a trascrivere il commento di Mignucci,su due passi controversi e non sufficientemente spiegati dal sommario della UTET,trascritto nel post.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Facciamo la trascrizione del commento al capitolo primo 71a,righe 17-24; e del commento a 71a,righe 24-34,71b righe 1-8.

      Elimina
    2. Prima della trascrizione del commento sarà opportuno trascrivere anche il testo aristotelico. A domani,ciao two.

      Elimina
  2. Cap.primo di Analitici Secondi,71a,righe 17-24: testo aristotelico( cui farà seguito il commento di Mignucci per integrare la spiegazione fornita da UTET,presente nel post):

    E' POSSIBILE ACQUISIRE CONOSCENZA SE SI È PRIMA ACQUISITA CONOSCENZA DI ALCUNE COSE,MENTRE DI ALTRE SI PRENDE CONOSCENZA ANCHE NELLO STESSO MOMENTO,COME PER ESEMPIO AVVIENE PER QUELLE COSE CHE STANNO SOTTO L'UNIVERSALE DI CUI SI HA CONOSCENZA.
    INFATTI CHE OGNI TRIANGOLO ABBIA GLI ANGOLI UGUALI A DUE RETTI,LO SI SAPEVA PRIMA;CHE INVECE QUESTA FIGURA INSCRITTA NELLA SEMICIRCONFERENZA SIA UN TRIANGOLO,LO SI ACQUISISCE INSIEME CON L'ESSERE CONDOTTI ALLA CONCLUSIONE. INFATTI L'APPRENDIMENTO DI ALCUNE COSE AVVIENE IN QUESTO MODO E L'ULTIMO TERMINE NON È ACQUISITO ATTRAVERSO IL MEDIO,E CIÒ AVVIENE PER QUELLE COSE CHE SONO SINGOLARI E NON DICONO DI UN SOGGETTO.

    Coraggio prendi l'edizione di Mignucci e comincia a trascrivere la spiegazione che dà di questo passo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come mostra l'esempio,Aristotele ha in mente un'inferenza del tipo:

      Ogni triangolo ha la proprietà 2R

      Questa figura inscritta in una semicirconferenza è un triangolo

      Questa figura inscritta in una semicirconferenza ha la proprietà 2R.

      La sua tesi è che mentre la proposizione universale(la prima)è conosciuta prima della terza(nel senso che almeno è indipendente da questa),la conoscenza della seconda è contemporanea a quella della terza,supposto che questa avvenga alla luce della prima.Insomma se conosco la prima e l'ho presente,non appena acquisisco la seconda sono immediatente condotto ad accettare la tetza.Ma uno potrebbe sostenere anche che la seconda è preconosciuta alla terza e che la terza diviene nota insieme alla prima,qualora quest'ultima proposizione sia considerata insieme con la seconda.In effetti l'indipendenza logica e temporale dalla terza non è solo della prima,ma anche della seconda(premessa maggiore e premessa minore in un sillogissmo). Continua e finisci tu.Ciao.

      Elimina
    2. Meno chiara è la seconda parte del passo aristotelico di Analitici secondi libro primo 71a,nelle righe da 21 a 24.
      Una sua possibile interpretazione è che con" apprendimento di alcune cose" Aristotele si riferisca alle proposizioni la cui conoscenza è ottenuta nel modo in cui è ottenuta quella numero tre dell'esempio sopra riportato,ossia nel contesto di un'inferenza con la prima, e che con " l'ultimo termine" egli alluda all'estremo minore del sillogismo in questione( come del resto è normale in Aristotele).Allora quel che egli direbbe è che una proposizione come la terza è conosciuta solo allorché sia assunta la premessa seconda nella sua subordinazione alla prima,dato che il suo soggetto,"questa figura inscritta in una semicirconferenza", non è conosciuta essere un triangolo"attraverso il medio", nel senso che la proposizione seconda non è deducibile dalla prima,talché la conoscenza della prima non comporta né presuppone quella della seconda.
      In altri termini,Aristotele,allo scopo di mostrare che l'acquisizione della terza richiede l'assunzione sia della prima che della seconda,sottolinea qui che la conoscenza della seconda è indipendente da quella della prima,dato che la seconda non deriva dalla prima. L'insistenza sul fatto che il soggetto delle proposizioni seconda e terza sia un termine singolare serve probabilmente a rinforzare l'idea che la conoscenza della prima,il cui soggetto è universale,non include( in atto) quella della seconda.
      Fine del commento di Mignucci ad An.Post.I,cap.I,71a 17-24. Ciao. Domani completiamo il commento di Mignucci al capitolo primo,prendendo in esame le righe 25-34 e 71b le righe 1-8. Ciao two.

      Elimina
  3. Ecco il testo aristotelico,poi commentato con le parole di Mignucci,nell'edizione Laterza di Analitici Secondi.

    71a,25-34,71b,1-8.
    PRIMA DI ESSERE CONDOTTI ALLA CONCLUSIONE,OVVERO PRIMA DI ASSUMERE UN SILLOGISMO,BISOGNA FORSE DIRE CHE IN UN CERTO SENSO SI SA GIÀ,MENTRE IN UN ALTRO SENSO NON SI SA ANCORA.INFATTI DI CIÒ DI CUI NON SI SA PROPRIAMENTE SE È,COME SI FA A SAPERE PROPRIAMENTE CHE HA GLI ANGOLI UGUALI A DUE RETTI?
    MA È CHIARO CHE SI SA IN QUESTO SENSO,PERCHÉ SI SA UNIVERSALMENTE.MENTRE NON SI SA PROPRIAMENTE. SE NON FOSSE COSÌ,SI VERIFICHEREBBE L'APORIA DEL MENONE:O NON SI APPRENDE NULLA O SOLO QUEL CHE SI SA.
    DI CERTO NON SI DEVE DIRE QUEL CHE DICONO ALCUNI NEL TENTATIVO DI RISOLVERE LA DIFFICOLTÀ.SAI O NO SE OGNI COPPIA È PARI?A CHI ABBIA DATO UNA RISPOSTA AFFERMATIVA PRESENTANO UNA COPPIA CHE NON CREDEVA ESSER TALE E QUINDI NEMMENO PARI.
    INFATTI ESSI RISOLVONO L'APORIA SOSTENENDO DI SAPERE NON DI OGNI COPPIA CHE È PARI,MA SOLO DI OGNI COPPIA CHE SANNO ESSERE UNA COPPIA.TUTTAVIA SANNO CIÒ DI CUI HANNO UNA DIMOSTRAZIONE E RISPETTO AL QUALE HANNO FATTO LE ASSUNZIONI,ED HANNO FATTO LE ASSUNZIONI NON RISPETTO A TUTTO CIÒ DI CUI SANNO CHE È UN TRIANGOLO O UN NUMERO,MA RISPETTO A OGNI NUMERO E DI OGNI TRIANGOLO INCONDIZIONATAMENTE.
    INFATTI NON SI ASSUME NESSUNA PREMESSA SIFFATTA,QUEL CHE TU SAI ESSERE UN NUMERO O QUEL CHE TU SAI ESSERE UNA FIGURA RETTILINEA,MA CIÒ CHE VALE DI OGNI.
    MA NULLA IMPEDISCE,IO CREDO,CHE CIÒ CHE SI APPRENDE,IN UN SENSO SI SAPPIA E IN UN SENSO SIA IGNOTO.
    INFATTI È ASSURDO NON CHE SI SAPPIA IN UN CERTO SENSO CIÒ CHE SI APPRENDE,MA CHE LO SI SAPPIA IN QUESTO MODO,OSSIA COME LO SI APPRENDE E NELLO STESSO SENSO IN CUI LO SI APPRENDE.
    Adesso ti tocca il commento di Mignucci.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La conclusione di un sillogismo in un certo senso è conosciuta prima dell'effettuazione della deduzione E IN UN CERTO SENSO NO!
      Aristotele prova prima questa seconda tesi.
      Non è possibile conoscere che la figura inscritta nella semicirconferenza ha la proprietà di un triangolo(180 gradi la somma degli angoli) se non si sa che tale figura è un triangolo.
      Quindi non è possibile preconoscere tale conclusione,dato che,come ci è stato già detto,non appena veniamo a sapere che la figura inscritta nella semicirconferenza è un triangolo,abbiamo la conclusione,supposto che la premessa maggiore della deduzione(ogni triangolo ha somma degli angoli 180), sia presente alla nostra mente.
      D'altra parte,la premessa preconosciuta alla conclusione,(quella dei 180),in qualche modo deve contenere la conclusione,altrimenti sarebbe irrilevante per quest'ultima.
      DUNQUE UNA QUALCHE PRECONOSCENZA DELLA CONCLUSIONE È RICHIESTA DAL FATTO DI CONOSCERE CHE LA SOMMA DEGLI ANGOLI DI UN TRIANGOLO È 180.
      ARISTOTELE dice che il modo in cui la conclusione è preconosciuta nella premessa maggiore non è quello che si può qualificare come una conoscenza propria(APLOS).

      Elimina
    2. Premessa: il sillogismo cui ci si riferisce è:
      A Ogni triangolo ha 180 come somma degli angoli.
      B La figura inscritta nella semicirconferenza è un triangolo.
      C La figura inscritta nella semicirconferenza ha 180 come somma degli angoli .
      Continuazione commento di Mignucci a 71a24-71b8.
      Si avrebbe una conoscenza propria di C rispetto ad A,se la conoscenza di C fosse presupposta alla conoscenza di A.
      Se questa implicazione fosse vera,rileva Aristotele a prova della sua tesi,si cadrebbe nell'aporia del Menone platonico.
      Il riferimento è a Menone 80D5-E5,dove si dice che non è possibile cercare né ciò che si sa già, perché non si cerca ciò che già si sa, né ciò che non si sa ancora perché,non sapendolo,non si sa nemmeno cercare.
      In effetti se la conoscenza propria di C fosse prerequisito a quella di A,per poter conoscere che ogni triangolo ha 180 di somma degli angoli,dovrei già sapere,di ogni triangolo particolare,che ha tale proprietà.
      Quindi prima di sapere A bisognerebbe già conoscere A e dunque si cercherebbe solo quel che si conosce già.
      Pertanto è solo in universale che la conoscenza di C è prefigurata in A,nel senso che né dalla conoscenza di C segue quella di A; né da quella di A quella di C.
      Un rinvio all'aporia del Menone troviamo anche in Apr 2,21.

      Elimina
    3. A questo punto Aristotele introduce una specie di parentesi per criticare il tentativo di risoluzione dell'aporia del Menone proposta da alcuni non meglio identificato filosofi.
      Nella loro prospettiva,la conoscenza di A non implica quella di C,se si intende che CONOSCERE A significhi sapere che tutte le cose che si conoscono essere triangoli hanno la proprietà di aver somma degli angoli 180.
      È chiaro allora che,in questa lettura,la conoscenza di A non implica quella di C,dato che nulla vieta che "la figura inscritta nella semicirconferenza"sia una di quelle delle quali non si sa che sono triangoli.
      Aristotele rigetta questa soluzione osservando che le proposizioni universali di tipo A,che sono quelle usate nella scienza,non contengono nessuna restrizione del dominio su cui varia il quantificatore universale a ciò che noi conosciamo esser di un certo tipo.
      Non diciamo che tutto quello che noi conosciamo esser un triangolo ha la proprietà di sommare negli angoli 180,ma solo che tutto ciò che è un triangolo ha la proprietà di sommare 180 gradi.
      Siccome le premesse sono assunte senza restrizioni,la conoscenza che esse producono è pure senza restrizioni,e dunque le conclusioni devono essere assunte senza limitazioni.
      Di qui la conclusione che ribadisce la tesi iniziale: C(e in generale le conclusioni delle deduzioni) sono contenute solo in POTENZA nelle loro premesse,e in particolare in A.

      Elimina
  4. FISICA : LO SPECCHIO DI SAKAROV!!!!!!!!!!

    RispondiElimina
  5. Fronte coronavirus di oggi 21 dicembre 2020,lunedì:visita al paradiso.

    RispondiElimina