venerdì 14 agosto 2015

Ipse scripsit 10 ARISTOTELE ,An.Post,l.II,cap.19

                                                    Continuazione ,dal post precedente ,di traduzione e testo di An.Post.l.II,cap 19.



                                                                                       Dalla riga 100a,3,fino  100b,17.(fine).



  ......Dalla percezione si produce dunque la MEMORIA, come siamo soliti chiamarla, e dalla memoria della stessa cosa (che spesso si produce,), l'ESPERIENZA.


 Infatti le memorie, molte di numero, costituiscono una sola esperienza. Dall'ESPERIENZA o dall'UNIVERSALE che riposa ( Platone nel Fedro,96 b,lo definisce" eremesantos")  tutto nell'anima, dall'uno oltre i molti, (ciò che di uno e identico è presente in tutti quelli,) si produce il principio dell'abilità tecnica e della conoscenza scientifica, e, precisamente 1) dell'abilità tecnica quando ESSO abbia a che fare con la produzione, 2)della conoscenza scientifica invece quando ESSO abbia a che fare con quel che è. 



Dunque gli stati non ineriscono in noi in una forma determinata, ne'si producono da altri stati più conoscitivi, ma si producono dalla percezione, così come in una battaglia, verificatasi una rotta, se solo un soldato si ferma,un altro si ferma pure e un altro ancora, finché non si arrivi alla prima fila. L'anima è tale da avere la capacità di subire questo.




Cio' che si è appena detto non è stato detto chiaramente e dobbiamo dirlo di nuovo. Se uno degli indifferenziati si ferma c'è per  la prima volta  un universale nell'anima(e' percepito infatti il singolare, ma la percezione è dell'Universale; per esempio essa è dell'uomo e non di Callia che è un uomo).




Ancora, qualcosa si ferma tra questi finché si fermano le cose senza parti e gli universali, come per esempio si ferma tale animale finché si ferma animale, e allo stesso modo per animale. È chiaro allora che per noi è necessario conoscere le cose prime con l'induzione; infatti è proprio così che la percezione introduce in noi l'universale.



Siccome degli stati intellettuali con i quali siamo nel vero, alcuni sono sempre veri, e altri ammettono il falso, come per esempio l'opinione e il calcolo, mentre la conoscenza scientifica e l'intellezione sono sempre veri, e siccome nessun altro genere all'infuori dell' intellezione  e'più preciso della conoscenza scientifica e, d'altra parte, i principi sono più noti delle dimostrazioni e ogni conoscenza scientifica è accompagnata dal ragionamento, non può esserci conoscenza scientifica dei principi, e poiche'non ci può essere nulla di più vero della conoscenza scientifica se non l'intellezione,l'intellezione deve avere per oggetto i principi.



 Ciò risulta da queste indagini ed anche perché principio della dimostrazione  non e'la dimostrazione; e quindi la conoscenza scientifica non è principio della conoscenza scientifica. Se allora non abbiamo alcun  altro genere vero oltre alla conoscenza scientifica, l'intellezione deve essere principio della conoscenza scientifica. E l'una può essere considerata il principio del principio mentre l'altra nel suo complesso sarà nella stessa relazione col suo oggetto nel suo complesso.





Nota al testo.Il capitolo 19 tradotto in questo e nel post precedente,dovrebbe aiutare più dei commenti,la comprensione dei capp.1 e 2 del primo libro di Analitici Secondi.Speriamo. 


A seguire verranno proposti commenti generali  sulla totalità di Analitici Secondi.


TESTO GRECO:




13 commenti:

  1. In r. 100a,3-9 Aristotele chiarisce con maggior dovizia di dettagli il senso di " CONCETTUALIZZAZIONE"( GIGNETAI LOGON)enunciata nelle righe precedenti.
    Dalla percezione si genera la memoria e dal ricordo di percezioni di oggetti simili,grazie all'iterazione, quella che egli chiama esperienza( EMPEIRIA).
    In Methap.A 1,981a 7 e segg.,il fatto di conoscere che a Callia malato fa bene una certa medicina e che tale medicina fa bene a Socrate affetto dalla stessa malattia è considerato parte dell'esperienza,mentre il sapere che tutti gli individui di un certo tipo di complessione traggono vantaggio dalla somministrazione di una medicina,spetta all'arte medica.
    Questo esempio mostra chiaramente che l'esperienza,così come Aristotele la concepisce,non riguarda solo la formazione di concetti,ma anche proposizioni singolari.
    Comunque sia,l'esperienza è il punto di partenza per la scienza e per la tecnica,nel senso che essa sta alla base delle generalizzazioni dell'una e dell'altra.

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    1. L'esperienza viene qualificata da Aristotele,come "un universale che riposa tutto nell'anima".
      Sembra dunque che l'esperienza costituisca il livello elementare della concettualizzazione,nel senso chiarito sopra.
      L'universale,a sua volta,è qualificato come un"UNO OLTRE I MOLTI"( tou enos para'ta' polla').
      Si noti che questa espressione,Aristotele,la usa anche per caratterizzare le "forme"platoniche.
      Qui evidentemente vuol semmplicemente rimarcare la differenza che c'è fra ciò che è singolare e ciò che è universale.
      Pietro.Paolo,Giovanni rispetto all'uomo,oppure,in termini proposizionali singolari rispetto alle corrispondenti universali.
      Aristotele conclude ribadendo la tesi iniziale.
      La conoscenza dei principii né è innata,né dipende da conoscenze prerequisite più elevate,ma ha il suo punto di partenza nella percezione.
      Il famoso esempio dei soldati in fuga;esempio in cui l'arrestarsi di uno provoca a poco a poco la ricompattazione del fronte,mira a sottolineare l'importanza dell'iterazione nel processo di CONCETTUALIZZAZIONE Ciao a domani,two..

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  2. R. 100a 15- 100-b5
    La maggior parte degli interpreti pensa che il riferimento sia a quel che è stato detto nelle righe immediatamente precedenti.
    Non è facile capire perché Aristotele si dichiari scontento di quello che egli ha appena affermato.
    Forse la ragione è che egli ha sottolineato la differenza tra ciò che è universale e ciò che è particolare.
    Se è il particolare che è convogliato dalla PERCEZIONE,come può la percezione stessa essere il veicolo dell'universale e ciò che è prerequisito alla sua conoscenza?
    Quello che Aristotele vuol probabilmente dire è che già la percezione" introduce nell'anima" l'universale( to'katholou empoiei,100b5), nel senso che allorché si percepisce un indifferenziato,ossia un individuo,questo individuo è percepito come un individuo di un certo tipo,talché l'universale è in un certo senso già parte del contenuto della percezione,anche se,per avere consapevolezza dell'universale a cui l'individuo in questione appartiene e che è indotto percettivamente,è necessaria la memoria e la ripetizione della percezione.

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    1. Nel prosieguo del passo Aristotele insiste sulla continuità del processo di universalizzazione,nel senso che così come si passa dagli individui all'universale,si va da ciò che è meno universale a ciò che è più universale.
      In effetti ci si ferma ai molti individui finché non si giunge al primo universale,una specie infima,così come ci si ferma alle molte specie infime finché non si raggiunga un universale superiore,e ciò fino a perveniire agli AMERE'(100b2),presumibilmente i generi sommi che non possono essere risolti in generi superiori,e agli universali più generali. A domani,two.

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  3. La conclusione del passo, da riga 100a15 a riga 100b 5,è ancora ambigua,perché non è chiaro se I PRIMI ( TA' PROTA), di cui si dice che sono conosciuti per induzione( ossia per una sorta di ascesa dal meno generale al più generale), siano i primi principii,gli assiomi delle scienze,oppure i generi sommi.
    Ma ciò fa parte della voluta ambiguità del discorso di Aristotele in cui non è mai chiaramente distinta la questione della formazione dei concetti,da quella della formazione delle proposizioni singolari,particolari e universali.
    Per le possibili interpretazioni del famoso paragone dell'esercito in rotta v. Barnes.

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  4. Righe da 100b5 a 100b17.
    Il passo è famoso per il riferimento al NOUS che contiene.
    Il termine è talvolta reso con "INTUIZIONE" e con questa traduzione si vuol sottolineare che la conoscenza dei PRINCIPII dipende da una specie di visione intellettuale immediata di essi.
    In realtà, più che cercare di qualificare in positivo la conoscenza dei principii,Aristotele cerca di caratterizzarla in negativo,dicendo che è una conoscenza che non si acquisisce per dimostrazione,ancorche' sia più sicura e affidabile di quella ottenuta per dimostrazione. Per questo Mignucci,nella sua traduzione preferisce adottare il termine,forse più neutro ,INTELLEZIONE,che lascia il problema della natura della conoscenza dei principii relativamente impregiudicato.

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  5. Aristotele produce due argomenti in favore della tesi per cui la conoscenza dei principii va qualificata come un'INTELLEZIONE.
    Nel primo(righe 100b 5-12) egli comincia con il distinguere i tipi di conoscenze che possiamo qualificare come vere opponendo l'opinione e il calcolo(o ragionamento), che possono essere veri o falsi,alla conoscenza scientifica e all'intellezione che non possono essere falsi.
    In altri termini,mentre nel caso della conoscenza scientifica e dell'intellezione l'inferenza da "A HA CONOSCENZA SCIENTIFICA(INTELLEZIONE) CHE P" a "P" è legittima,non possiamo accettarla se la premessa è "A OPINA CHE P".
    Ciò esclude automaticamente che il tipo di conoscenza che concerne i principii possa essere qualificata come opinione o come calcolo,perché la conoscenza dei principii deve essere superiore a quella ottenuta per dimostrazione e quella ottenuta per dimostrazione non ammette il falso.

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  6. D'altra parte,da un lato la conoscenza dei principii non può essere quella scientifica,perché questa dipende dalle dimostrazioni e i principii non sono dimostrabili.
    D'altro lato la conoscenza dei principii deve essere superiore a quella scientifica e solo l'intellezione è superiore alla conoscenza scientifica.
    Dunque la conoscenza dei principii è un'intellezione.
    Bel sillogismo,vero?

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  7. Sì.
    Il secondo argomento(100b 12-17),è basato su un'analogia:così come la dimostrazione non è principio della dimostrazione,la conoscenza scientifica non è principio della conoscenza scientifica.
    Per una dimostrazione D1 essere principio di un'altra dimostrazione D2 potrebbe significare che una delle premesse di D2 è la conclusione di D1.
    Se è così è chiaro che la dimostrazione in generale non può essere principio della dimostrazione,perché ciò comporterebbe che,data una qualunque dimostrazione,le sue ptemesse sono sempre dimostrabili,contro quanto Aristotele sostiene in Analitica Posteriora,libro I,cap 3.

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    1. Siccome poi,la conoscenza scientifica è quella che deriva da una dimostrazione,è facile intendere perché la conoscenza scientifica non può essere principio della conoscenza: in quel caso tutto sarebbe dimostrabile.
      Dunque il principio della conoscenza scientifica deve essere diverso e non può essere che l'intellezione,dato che solo questo tipo di conoscenza,oltre a quella scientifica,esclude il falso.

      Ne riparleremo del NOUS ,ma secondo me per tradurlo in italiano,oltre intellezione,va bene anche intuizione. Ciao a domani,two.

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  8. Appunti di fisica preziosissimi ,per capire le particelle virtuali che fluttuano nel vuoto quantistico,protette dalla costante di Plank. Leggere bene gli appunti!

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  9. Fronte coronavirus di oggi 27 dicembre 2020,domenica,bel post sostanzioso...bisognerebbe aver molto tempo per meditarlo bene.Resto routine,bene.

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